Regia di Isao Takahata. Un film Da vedere 1988 con Tsutomu Tatsumi, Ayano Shiraishi, Yoshiko Shinohara, Akemi Yamaguchi, Corrado Conforti. Cast completo Titolo originale: Hotaru no haka. Genere Animazione, - Giappone, 1988, durata 90 minuti.
Kobe, 1945. Seita e la piccola Setsuko vivono con la madre, mentre il Giappone sta perdendo la guerra e gli americani bombardano sempre più frequentemente l'isola. Durante un raid aereo il napalm devasta il loro quartiere e la madre dei ragazzi soccombe. I due trovano rifugio presso la zia paterna, ma ben presto le risorse limitate hanno la meglio sullo spirito di misericordia di quest'ultima. Seita sceglie di andarsene e porta con sé Setsuko in un rifugio abbandonato, che trasforma in una rudimentale nuova dimora. Ma nonostante la guerra stia per finire, la s carsità di cibo a disposizione si fa sempre più grave.
Alla fine degli anni Ottanta lo Studio Ghibli, all'apice creativo, vede i suoi due autori principali cimentarsi con opere destinate a rimanere impresse in maniera indelebile nella memoria del pubblico.
                                        Proprio quando Miyazaki Hayao sta lavorando alla più gioiosa e genuinamente infantile tra le storie Ghibli, Il mio vicino Totoro, Takahata Isao realizza l'opera più tragica dell'epopea dello Studio, se non del cinema di animazione nel suo complesso. 
Adattando
 il romanzo semi-autobiografico di Nosaka Akiyuki, autore distrutto dal 
senso di colpa per aver perso la sorella minore nel Giappone del 1945, 
Takahata, con enorme coraggio, rigore e sobrietà, trasforma quella 
vicenda in un film di animazione. Il conflitto che si genera tra la 
naïveté con cui sono ritratti i personaggi - occhi smisuratamente grandi
 e bocche dall'estensione impossibile, come è tipico negli anime 
giapponesi - e il crudo realismo della narrazione è solo uno degli 
elementi che rendono unico La tomba delle lucciole.
 La 
grazia propria dello Studio Ghibli nel ritrarre i gesti infantili e i 
giochi di due fratelli, immortalati nella loro preziosa innocenza, 
contrasta violentemente con la tragedia che li circonda. Che è tale, 
ancor più che per la guerra e la sua devastazione, per l'impatto di 
questa sull'animo umano: la società che affronta i bombardamenti 
americani e la lenta ricostruzione successiva ha smarrito ogni residuo 
di pietà e di altruismo, in una squallida logica di cane-mangia-cane che
 non si ferma nemmeno di fronte a due orfani abbandonati. Takahata trova
 il modo, attraverso l'animazione, di resuscitare gli spettri che furono
 del neorealismo italiano, elevando il suo grido di dolore inascoltato. 
                                    
                                        La scelta di rendere palese 
immediatamente la sorte del protagonista elimina la possibilità di un 
ottimistico riscatto e riduce ogni speranza al minimo. Il pubblico è 
quindi preparato al peggio, ma questo non rende meno straziante il 
viaggio a ritroso e la riflessione su quel che avrebbe potuto essere, 
acuita da un epilogo in cui gli spettri di Seita e Setsuko guardano la 
metropoli: è proprio in questa scena che emerge l'atto d'accusa di 
Takahata verso un Giappone che ha costruito la propria nuova ricchezza 
anche su ingiustizie come quella che ha privato i due ragazzi della loro
 infanzia prima, e della loro vita poi. La crudezza di scene come quella
 in cui Seita assiste alla cremazione della madre, ricoperta di bende e 
divorata dai vermi, seguita dalla lenta - la pazienza con cui Takahata 
mette in scena il dolore, come in una tortura medievale, lo rende ancor 
più insostenibile - discesa verso l'inevitabile, fa di La tomba delle 
lucciole una visione forse poco adatta a dei bambini, contrariamente a 
quanto comunemente inteso per il cinema di animazione. 
L'intento
 educativo del romanzo di Nosaka e del film di Takahata - ovvero di 
imparare dagli errori commessi da Seita per orgoglio e incapacità di 
accettare una nuova, orribile, realtà - quasi sparisce di fronte 
all'impetuoso effluvio di lacrime per una situazione a cui si può solo 
assistere come spettatori impotenti. Tutto è già successo, tutto è 
trapassato, in un'opera esemplare tanto come manifesto contro la guerra -
 sullo stile di Ichikawa Kon - che come lezione morale sulla natura 
umana. Uno struggente capolavoro, destinato a lavorare internamen te e a
 lungo nello spettatore, accompagnandolo nella vita come un ricordo 
doloroso, come un monito tanto crudele quanto prezioso. (by MyMovies)
Amo i film di animazione e questo è stato molto bello, ma immensamente triste!!! Una ingiustizia profonda pervade tutto il film, una rabbia sale nell'animo dello spettatore che, pur comprendendo la veridicità della storia raccontata, vorrebbe che le cose fossero andate diversamente, che quei due ragazzini alla fine fossero sopravvissuti a quella situazione così avversa. La piccolina è un concentrato di vita ed amore nei confronti del mondo che la circonda che ha come punto di riferimento il suo coraggioso fratellone. Mentre quest'ultimo ha provato fino alla fine a non darla vinta alla vita che li voleva annientare, ma tutto era più grande di lui ed alla fine ha dovuto soccombere.. La vita va così, direbbero i cinici... è sicuramente vero, ma i bambini andrebbero sempre e comunque protetti, anche in situazioni così tragiche!
Voto: 7

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