lunedì 11 maggio 2020

Per ultimo il cuore

di Margeret Atwood

In un Nord America messo in ginocchio da una disastrosa crisi economica e dal dilagare della criminalità, Stan e Charmaine, una giovane coppia innamorata, cedono alla falsa lusinga della normalità e della sicurezza promesse da un avvenente progetto, in cambio della rinuncia a qualche «piccola» libertà personale. Finiscono in una città troppo bella per essere vera, dove tutti hanno una casa e stanno bene, dove il prezzo è lavorare per un losco personaggio a capo della comunità, facendo cose orribili: per esempio praticare iniezioni letali ai condannati a morte o lavorare in una sorta di mercato del sesso.
Si ritrovano così a fare il male per libera scelta ma contro la loro volontà. Questa situazione conflittuale li trascinerà in un surreale complotto che darà lo spunto per interrogarsi su cosa significhi amare – in un futuro dove non solo il sesso ma anche l’amore è mercificato – e scegliere. Una riflessione spumeggiante e graffiante, calata in una narrazione serratissima, dal ritmo travolgente, che usa con disinvoltura il paradosso e l’ironia per portare alla luce quelle gemme preziose nascoste nell’arte di Margaret Atwood: pensieri nuovi. (by Amazon.it)


Sentimenti molto contrastanti mi hanno animato durante la lettura di questo romanzo, ma tutto sommato sono contenta di non aver ceduto all'iniziale tentazione di lasciarlo perdere e procedere con un altro libro. Effettivamente questo è quello che ho pensato per tutta la prima parte del romanzo, una storia forse dai toni troppo forti e non capivo cosa mi stava raccontando... poi la mia innata propensione per non lasciare mai un libro a metà ha avuto la meglio ed ho semplicemente cercato di arrivare fino in fondo il più velocemente possibile. L'idea iniziale di una crisi economica che scombussola i piani delle persone 'normali' portandole a fare delle scelte che normalmente non farebbero mai è un tema molto attuale, anche perhè sappiamo benissimo tutti che ci vuole un attimo per mettere in ginocchio una famiglia, negli ultimi dieci anni ho avuto testimonianze di questo in due occasioni: per il terremoto del 2012 e per l'emmergenza attuale dovuta alla pandemia di Corona Virus. Quello che non ho aprrezzato è la superficialità dei due protagonisti che si sono imbarcati in una nuova esperienza non solo per disperazione ma anche con una fiducia mal riposta nelle promesse fatte. Quando poi al personaggio femminile è stato dato il lavoro prestigioso di fare iniezioni ai condannati a morte, questo compito le è parso così normale che mi ha nauseato. Chi di fronte a questa incombenza avrebbe reagito così? Forse mi sbaglio, forse sono troppo ingenua ma mi è sembrato davvero inverosimile... poi so che la pena di morte è ancora in vigore in alcuni stati e quindi ci sono ancora persone che hanno a che fare con queste procedure che da sempre considero non solo inutili ma uno spreco di potenzialità umane, un fallimento di gestione di una risorsa che potrebbe rivelarsi importante per la comunità. Insomma il personaggio femminile è stato veramente deludente, sia per la tresca con il co-inquilino, sia per tutte le conseguenze che sono derivate da questo comportamento. Non che il personaggio maschile sia stato molto più coraggioso e determinato... però l'ho considerato per la maggior parte una vittima, senza spina dorsale ma pur sempre una vittima. Non si può nascere tutti leoni o tutti pecore... però... Se il romanzo è stato abbastanza sorprendente per buona parte, il finale è risultato molto prevedibile, ma forse è giusto così... in così tanta tristezza umana, un finale decente ci voleva, per dare una speranza...

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