giovedì 24 novembre 2011

ART

di Yasmina Reza con Alessio Boni, Alessandro Haber, Gigio Alberti regia GIAMPIERO SOLARI NUOVO TEATRO - GLI IPOCRITI

Che gli uomini conoscano un cameratismo ed una forma d'amicizia solidale ignota alle donne è un fatto condiviso dalla mentalità comune. Eppure, assistendo a questa pièce, il mito della complicità maschile comincia a vacillare. Serge, rampante dermatologo in carriera recentemente inseritosi in un giro di amicizie d'alto bordo, acquista, per la somma di duecentomila euro, un quadro di un noto autore contemporaneo. Si dà il caso, però, che il quadro sia completamente bianco e che questo scateni inevitabilmente la reazione polemica di Marc, amico intransigente e tradizionalista che percepisce in Serge preoccupanti cambiamenti. Gigio Alberti ed Alessio Boni si fronteggiano così in un gioco al massacro che non ammette sconti e che, marginalmente, coinvolge anche il terzo amico, Yvan, in realtà più occupato a fare da paciere che a commentare l'accaduto. Il mite Haber, infatti, conciliante ed incapace di imporsi sugli altri due, tenta fin dall'inizio di salvare quell'amicizia che si sta dapprima sfilacciando poi disintegrando, ma l'unico risultato che ottiene è l'essere sbattuto qua e là dai due contendenti più che mai agguerriti e decisi a rinfacciarsi ataviche mancanze. Fra ripicche e scontri dai risvolti talvolta comici si dipana una commedia piacevole, moderna, ben recitata, nella quale l'autrice de Il Dio della carneficina ancora una volta pone i rapporti interpersonali al centro della propria acuta analisi. (by CarpiDiem)

E' il secondo spettacolo che vedo tratto da un'opera di questa autrice, avevo visto anche 'Il Dio della carneficina' e lo stile è identico. Ha la capacità di mettere a nudo le debolezze dell'animo umano, con le sue grettezze a volte scatenate dal nulla, perchè basta un niente per far affiorare pensieri nascosti e non sempre positivi. Il quadro bianco è solo un pretesto, gli animi si infiammano per una cosa stupida e senza senso, ma in sè il quadro non conta nulla e pian piano, durante lo spettacolo, lo si capisce fin troppo bene. Forse ci sono dei momenti in cui si ha proprio la necessità di dirsi in faccia quello che si pensa l'uno dell'altro, senza badare alle convenzioni, per poi ripartire come se si facesse una specie di 'pulizia'. Solo le amicizie vere però possono sopportare simili crisi, nella maggior parte dei casi quello che succede è che le persone si perdono, rivelando la mancanza di volontà di mettersi in discussione e di fare un po' di sana autocritica. Sul palco in questo caso i tre protagonisti hanno saputo interpretare i loro personaggi in modo più che azzeccato, con un particolare sguardo al personaggio di Haber che è risultato fin troppo veritiero.

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