Regia di Celine Song.
Un film
con Dakota Johnson, Chris Evans, Pedro Pascal, Zoe Winters, Marin Ireland.
Titolo originale: Materialists.
Genere Commedia,
- Finlandia, USA,
2025,
durata 116 minuti.
Uscita cinema giovedì 4 settembre 2025
distribuito da Eagle Pictures.
New York City, oggi. Lucy è una
"combina coppie": il suo lavoro è quello di abbinare fra di loro i
single in base a determinati parametri, che hanno a che fare
prevalentemente con la condizione socio-economica e l'appetibilità
fisica delle due persone coinvolte. Durante la festa di matrimonio di
una coppia formata da Lucy la donna rivede John, l'uomo con cui aveva
condiviso una grande storia d'amore ma che ha lasciato perché, da attore
squattrinato, lui non poteva darle le comodità che lei esigeva - e
infatti al matrimonio fa ancora il cameriere.
Nella stessa
circostanza, seduta al tavolo dei single, Lucy si imbatte anche in
Harry, che secondo i suoi parametri professionali è "un unicorno": super
ricco, affascinante, educato, spiritoso e intenzionato ad avere una
relazione seria. Da quel momento Lucy sarà divisa fra due uomini che
rappresentano per lei anche due possibilità opposte di futuro.
Material Love è l'opera seconda della regista coreano-canadese Celine Song, drammaturga il cui film di esordio, Past Lives,
è stato un successo inaspettato e pluripremiato, e che sembra intenta a
specializzarsi in triangoli amorosi incentrati su scelte esistenziali, e
ambientati in una New York come avamposto socioculturale.
Così come in Past Lives al centro, più che l'amore, c'era la nostalgia per la strada non intrapresa, in Material Love
l'amore è meno importante del valore che ognuno dà a se stesso
attraverso le proprie scelte sentimentali. Il "dating" viene
rappresentato come un mercato in cui si acquista o ci si mette in
vendita in base ad una serie di parametri quantificabili: reddito,
proprietà immobiliari, ma anche altezza in centimetri, peso in chili,
numero di capelli rimasti, età anagrafica, elenco di pretese. Gli
incontri che Lucy fissa per i suoi clienti sono in realtà trattative
commerciali funzionali a definire il proprio e altrui valore di mercato,
che nel 2025, secondo Song, coincide con quello esistenziale.
Lucy diventa così una contabile delle relazioni, ma deve anche
improvvisarsi psicologa pronta a consigliare i suoi clienti (soprattutto
donne) su quanto possano richiedere e quanto invece debbano
accontentarsi, sempre in termini di percentuali quantificabili. Song ci
presenta la sua protagonista come una vincente impeccabilmente
abbigliata, sicura di sé e ammirata dalle colleghe e dai clienti, ma
anche come una figurina rigida e triste che attraversa la sua vita con
disincanto e una palpabile dose di amarezza. In profondità, ciò che la
fa camminare come un burattino è la vergogna che prova per aver
impostato le sue scelte personali sul parametro del materialismo
spiccio, e averne poi fatto una professione.
Questa impostazione è molto interessante, così come lo sono le tematiche
che Song mette sul piatto: niente di nuovo sotto il sole, intendiamoci,
e infatti Material Love inizia con un prologo che vede due
cavernicoli giurarsi eterno amore (senza parole), ma potrebbe anche
mostrare gli stessi due litigare per chi porta a casa la cacciagione. Ma
è vero che il tempo presente accentua l'aspetto materialista delle
relazioni, e allarga il divario fra chi - soprattutto in una città
costosa come New York - privilegia il benessere economico alla crescita
personale. Song inquadra spesso i suoi personaggi da una distanza
entomologica proprio perché fa di loro le cavie di un esperimento
sociologico che riflette la deriva merceologica di una nazione,
attualmente incarnata dal suo stesso presidente.
Material Love ha un taglio profondamente conservatore e spesso
stereotipato, in primis nel dare per scontato che le clienti di Lucy
puntino tutte a sistemarsi con un uomo che le mantenga nel lusso e i
clienti alla scopata con una modella ventenne. Qui non siamo ai tempi di
Jane Austen,
in cui la sopravvivenza di una donna era legata indissolubilmente ad un
matrimonio ben riuscito dal punto di vista economico. E non si capisce
perché la stessa Lucy, che ha un lavoro ben retribuito, non possa
semplicemente scegliersi un uomo che le piace invece che continuare a
mirare al miliardario. Questa visione retrograda delle relazioni ha
probabilmente una base documentaria, ma è veramente deprimente dal punto
di vista della (mancata) evoluzione dei rapporti fra i sessi. "L'amore è
facile perché non possiamo farci niente", dice Lucy, che è un po' come
smarcarsi dalla sindrome del control freak, ma anche un modo di
deresponsabilizzare le proprie scelte adulte.
In realtà il tema davvero interessante e contemporaneo che emerge in
filigrana è quello della morte, ripetutamente nominata en passant, come
un rimosso freudiano: si parla ripetutamente di obitori e di cadaveri,
senza mai creare il collegamento fra certe ossessioni e la paura del
proprio trapasso, e di aver trascorso inutilmente il poco tempo a noi
concesso. E questo è il modo in cui viene raccontato anche il corpo, non
solo femminile, come campo di battaglia, investimento socio economico e
oggetto di mortificazione personale, ennesimo parametro di valore di
mercato deperibile proprio in funzione del suo inevitabile destino
finale.
Altro tema molto attuale è la differenza fra percezione e realtà, fra
ciò che crediamo di desiderare e ciò che veramente vogliamo: una
dispercezione che, sembra dire Song, è indotta dalla società
dell'immagine, in cui ognuno cerca di apparire migliore di quello che è,
il che altera artificialmente le aspettative di tutti su ciò che si
dovrebbe essere (o almeno sembrare).
Material Love non è riuscito nel modo in cui tratta questi
temi, che è confuso, contraddittorio e drammaturgicamente poco efficace,
con anche una brusca svolta narrativa su un argomento di cronaca
trattato in modo davvero troppo tangenziale, quanto nelle domande che
spingerà il pubblico a porsi all'uscita di sala. La sua veste di comedia
romantica è ingannevole nella misura in cui la storia, più che d'amore,
è di commentario sociale, e sarebbe davvero più convincente se
mantenesse fino in fondo il cinismo iniziale della sua protagonista, e
dei nostri tempi materialisti. (by MyMovies.it)
Se vogliamo parlare di 'commedia romantica', per quanto mi riguarda, qui c'è stato qualche problema!!! Forse la regista avrebbe dovuto farsi una 'maratona' delle vere commedie romantiche, che io adoro e che ho visto tantissime volte, a partire ha 'Harry ti presento Sally', fino ad arrivare a 'C'è posta per te' e ne ho citati solo due con la meravigliosa Meg Ryan, quando ce ne sarebbero almento altri 20 che potevano aiutarla a comprendere lo stile giusto. Deludente, ecco la parola che mi viene in mente... se questo è il nuovo stile per le commedie romantiche, io rimango a quello vecchio, grazie...
Voto: 5