venerdì 17 gennaio 2025

La gattina che incontrai il giorno di Natale

di Kristen McKanagh

Jocelyn Becker farebbe di tutto per la sorella gemella Ilse. Anche se questo significa prendere il suo posto come conduttrice in un programma televisivo e girare cinque episodi a tema natalizio alla Weber Haus, una locanda in stile vittoriano. In qualche modo, Jocelyn dovrà convincere il mondo – e Ben, il coconduttore – di essere la sua gemella. Peccato che Ilse sappia cucinare, sfornare dolci, cantare e pattinare, mentre lei no. Palla di neve, la “gattina ufficiale” della locanda, tiene sotto controllo la situazione e già sa che quest’anno avrà il doppio dei guai. Non solo il programma ha una star felina di nome Angel, che in realtà è una vera indemoniata, ma deve anche tenere sotto controllo Jocelyn, che con Ben fa scintille. Palla di neve, però, non si arrende di fronte alle difficoltà. Dopotutto, si sa che non è Natale senza baci sotto il vischio, serate davanti al caminetto e marachelle di Palla di neve, stavolta in versione cupido...(by Amazon.it)

Cercavo un libro dal gusto stucchevolmente natalizio e quando ho visto questo libro nella libreria che frequento di solito e me ne sono innamorata. Avete presente quei filmini natalizi, con il lieto fine che riesci a prevedere dopo 10 pagine, in cui i protagonisti ne passano di ogni, ma tu sai già che l'amore trionferà??? Ecco questo libro sarebbe perfetto per una sceneggiatura di uno di questi film... e se c'è qualche Grinch che sta leggendo, vi si staranno cariando i denti, da quanta dolcezza c'è in questo romanzo. Lo consiglio a chi ama passare qualche oretta acciambellato sul divano, con le luminarie natalizie accese, il plaid, una tisana calda che sa di cannella e... se siete molto fortunati, un gattone acciambellato a portata di carezza.

Here

Regia di Robert Zemeckis. Un film Da vedere 2024 con Tom Hanks, Robin Wright, Paul Bettany, Kelly Reilly, Michelle Dockery. Cast completo Titolo originale: Here. Genere Drammatico, - USA, 2024, durata 104 minuti. Uscita cinema giovedì 9 gennaio 2025 distribuito da Eagle Pictures.

Un terreno preistorico, e la casa che sorgerà su quel terreno. Quella casa ospiterà generazioni di famiglie, dall'homo sapiens agli indigeni ai coloni, fino ad un nucleo domestico afroamericano contemporaneo. E nel salotto di quella casa scorreranno vite sempre diverse e sempre uguali, popolate da mariti, mogli, figli, nonni, nipoti.

Lo sguardo empatico di Robert Zemeckis li osserva, incastonandoli in rettangoli che scompongono e riproducono la dimensione geometrica del grande schermo, racchiudendo tutti in uno spazio che è a tratti rifugio e a tratti trappola, scrigno fatato e camera mortuaria, luogo di creazione - di arte, di progenie, di speranze - o di quieta implosione e rimpianto, in un film che è una scatola magica, un pop up book e una matrioska dell'esistenza umana.

Con Here Zemeckis stabilisce un'unità fissa di luogo (con pochissime escursioni all'esterno, compresa la più commovente, quella finale) costringendo il nostro sguardo in un ambiente solo, che però si fa frattale del mondo.

L'"Here" and now, il qui e ora, diventa il qui e sempre, perché all'unità di luogo non corrisponde un'unità di tempo, anzi: il tempo viene frammentato, shakerato, disallineato e reso eterno nella sua ripetitività, riportando il percorso di innumerevoli famiglie che vivono in quell'unico luogo gioie e tragedie, nascite e lutti, e quel numero limitato di Giorni del Ringraziamento e Natali che scandisce il tempo, per tutti noi, all'interno del cerchio della (nostra) vita. "Il tempo vola", ripeterà un personaggio, e in un attimo quello che sembrava infinito diventa momentaneo, un Polar Express già passato di cui ci si scopre passeggeri invece che conducenti. E forse ci diremo: "Avrei voluto fare di più, con questi anni".

La sensazione, per lo spettatore come per i personaggi in scena, è insieme claustrofobica e familiare. Zemeckis crea la parabola struggente della vita, affrontando anche l'inevitabilità della morte che arriva improvvisa, mai come ce la saremmo aspettata. Dentro questa parabola c'è anche la summa del percorso cinematografico del regista, che si autocita infinite volte: attraverso le scatole di un trasloco marcate Allied, attraverso un Beniamino Franklin che cerca il fulmine come il Doc di Ritorno al futuro, o un pilota che rischia la vita come quello di Flight, e naturalmente attraverso la coppia centrale del film, interpretata da Tom Hanks e Robin Wright che erano il cuore tenero di Forrest Gump.

L'unica famiglia che affronta la vita con inesauribile allegria è quella bohemienne che si dedica all'arte e inventa una poltrona "magica" che tiene i piedi sollevati da terra: e i piedi sono sempre simboli, nel cinema di Zemeckis. Il regista muove le sue figurine come in un diorama esistenziale alla Benvenuti a Marwen per esorcizzare la paura di vivere, e soprattutto quella di morire: emblematica la scena in cui, in quella stanza che abbiamo osservato per tutto il film, non ci accorgiamo che c'è un corpo inanimato steso a terra, dentro quel rettangolo che chiamiamo vita.

Here è l'opera malinconica e dolcissima di un regista settantenne che è sempre stato affamato di vita, e che l'ha raccontata come un'avventura surreale (Ritorno al futuro), un mistero insondabile (Contact), anche una farsa legata alle nostre illusioni (La morte ti fa bella). I suoi protagonisti possono diventare cartoni animati senza colpa perché "disegnati così" (Chi ha incastrato Roger Rabbit?), fantasmi (A Christmas Carol), marionette di legno desiderose di diventare esseri umani (Pinocchio). Alcuni si perdono (Cast Away) per ritrovarsi più consapevoli, altri diventano consapevoli scoprendo Le verità nascoste. E tutti camminano su un filo teso sopra al nulla (The Walk), in equilibro tra la vita e la morte, talvolta gettandosi nel vuoto nella speranza di trovare un appoggio sicuro (Allied - Un'ombra nascosta) perché la vita è incerta, ma ricca di possibilità. (by MyMovies.it)

Nonostante avessi letto delle recensioni non proprio positive su questo film, nutrivo delle speranze, anche solo per la presenza di Tom Hanks e Robin Wright, coppia irripetibile di Forrest Gump. Purtroppo sono rimasta molto delusa, ed ho atteso alcuni giorni prima di scrivere la mia personale recensione, perchè volevo riflettere sui messaggi che il regista voleva dare con questo film. Capisco l'idea che in sè può essere anche buona... un luogo a caso e il passare del tempo, ma poi l'80% del film parla di una famiglia particolare che ha vissuto in questo luogo, relegando le altre famiglie a poche scene, a volte anche 'tristi'. Quindi forse era meglio fare una saga familiare, punto e basta... per non parlare poi del fatto che tutto sembra accadere in quella stanza, si nasce, ci si sposa, si litiga e si muore... mah... alquanto inverosimile.

Voto: 6--

 

lunedì 13 gennaio 2025

Pattini d'argento

di Mary Mapes Dodge

I due fratelli Hans e Gretel Brinker sognano di partecipare alla gara di pattinaggio che si terrà a dicembre. Il vincitore avrà in premio un paio di pattini d'argento. I ragazzi però sono poveri e hanno solo pattini di legno con cui allenarsi. Il loro padre, inoltre, è molto malato e dovrebbe fare un'operazione costosa, che comporta gravi rischi. La vita non è certo facile per la famiglia Brinker, e saranno necessari dei sacrifici per ritrovare la serenità. Tra i ghiacci dell'Olanda, una storia di amicizia, avventure, coraggio e solidarietà. (by Amazon.it)

Questo è stato l'ultimo libro che ho regalato a mamma... negli ultimi anni passava molto tempo a leggere libri per ragazzi che le compravo o prestavo e questo io non lo avevo mai letto. Non credo che lei abbia fatto in tempo a leggerlo, o forse lo avevo solo iniziato, io in queste feste natalizie l'ho letto e l'ho amato. La prima parte forse un po' lenta, molto descrittivo e forse adatto ad un pubblico che ama le storie dal 'sapore antico' e non so se i ragazzi di oggi hanno la pazienza di coltivare una storia. Poi, nella seconda parte del libro, la storia accellera e tutto diventa molto più frizzante e veloce, fino ad una conclusione che ti lascia il sorriso sulle labbra. Lo definirei un romanzo per ragazzi d'altri tempi!

mercoledì 8 gennaio 2025

Diamanti

Regia di Ferzan Ozpetek. Un film Da vedere 2024 con Luisa Ranieri, Jasmine Trinca, Stefano Accorsi, Luca Barbarossa (II), Sara Bosi. Cast completo Genere Commedia, Drammatico, - Italia, 2024, durata 135 minuti. Uscita cinema giovedì 19 dicembre 2024 distribuito da Vision Distribution.

Fine anni '70. Alberta e Gabriella Canova sovrintendono una grande sartoria specializzata in costumi per il cinema e il teatro: un microcosmo tutto al femminile del quale fanno parte la capo sarta Nina, che ha un figlio hikikomori ante litteram, la ricamatrice Eleonora, vedova con una nipote ribelle, Beatrice, la tingitrice Carlotta, la modista Paolina con un figlio piccolo che si nasconde nella stanza dei bottoni (quelli per gli abiti, non quelli del Pentagono), le sarte Nicoletta, malmenata picchiata dal marito Bruno, e Fausta, single ironica e "allupata", più l'ultima arrivata, la giovane stagista Giuseppina. La cuoca del palazzo che ospita la sartoria è l'ex ballerina Silvana che ha una parola di conforto, e un pasto abbondante, per tutti.

Quando la costumista premio Oscar Bianca Vega commissiona alla sartoria Canova i costumi per il suo prossimo film le lavoratrici si buttano a capofitto nell'impresa, avendo cura di non fare mai incontrare la regina del teatro Alida con la nuova promessa del cinema Sofia. Vicino ad Alberta e Gabriella c'è la zia Olga, sorella di una madre scomparsa troppo presto ma ancora ben viva nei cuori delle figlie, come lo è la mamma di Ferzan Ozpetek nel suo.

Diamanti si apre e chiude con una di quelle tavolate che sono diventate un simbolo del cinema, e del modo di intendere la vita, di Ozpetek. Intorno al desco di apertura siedono le attrici del film e lo stesso regista, intento ad annunciare loro le sue intenzioni e ad assegnare i ruoli.

"Ci saranno in tutto quattro uomini", annuncia fieramente: e di fatto i personaggi maschili nel film sono meramente di contorno. Più che al Pedro Almodovar cui all'inizio della carriera veniva paragonato, Ozpetek richiama qui il Francois Ozon di Otto donne e un mistero, dove gli uomini sparivano completamente (uno per mano di una delle protagoniste), e più che a Douglas Sirk strizza l'occhio al Leo McCarey di Un amore splendido. "Non c'è niente di quello che ti aspetti", annuncia Ozpetek alle sue attrici, e invece Diamanti è esattamente quello che ci aspettiamo dal miglior Ozpetek, quello che ama in modo incondizionato le sue donne, e viene da loro ricambiato con fiducia e generosità.

Le donne che popolano la sartoria Canova possono litigare, insultarsi e prendersi in giro ma non si pugnalano alle spalle: non sorprende che alla sceneggiatura, oltre al regista, ci siano due mani femminili, Carlotta Corradi (anche autrice del soggetto) ed Elisa Casseri. Questo senso di "sorellanza" è incarnato al sommo grado dalle due protagoniste, legate tanto dall'affetto quanto da ricordi dolorosi che affrontano in modo speculare e contrario: Alberta passandoci sopra come uno schiacciasassi, Gabriella schivandoli accuratamente. Luisa Ranieri e Jasmine Trinca interiorizzano completamente i rispettivi ruoli, acquisendo fisicamente l'una una durezza programmatica, l'altra una negazione di sé che sfiora l'annullamento (mai le occhiaie di Trinca sono risultate tanto simboliche).

Al centro c'è anche il rispetto di Ozpetek per il lavoro sartoriale, che combina pazienza e precisione, estro e concretezza, e in particolare l'attenzione che chi crea costumi per lo spettacolo dà al rapporto fra i personaggi e il loro abito di scena, che dev'essere ispirazione e rafforzamento, veicolare il movimento del corpo e farsi gabbia solo per trasmettere l'idea di prigione. Ozpetek però continua a comunicare primariamente attraverso i volti e gli sguardi: fra sorelle, fra amanti, fra genitori e figli, fra i bambini e il mondo. Sono sguardi pinei di passione e di paura, sofferenza e sollievo.

Tutto il cast corale è in forma smagliante, e svettano Mara Venier nei panni dimessi di Silvana, Milena Mancini in quelli di Nicoletta e Milena Vukotic nel ruolo della zia Olga. Ma è una gara di bravura e Lunetta Savino, Paola Minaccioni e Geppi Cucciari gestiscono le parentesi comiche alleggerendo una trama che talvolta vira al melò. Vanessa Scalera è come sempre potente nel ruolo di Bianca Vega, che comanda le donne ma si lascia intimidire davanti all'unico uomo (Stefano Accorsi, nei panni del regista del film per cui Vega crea i costumi). Ozpetek compare occasionalmente fra le sue attrici, a ricordarci metacinematograficamente che questa è una messinscena polifonica.

E a proposito di suoni, Diamanti gestisce bene l'alternanza fra le musiche originali di Giuliano Taviani e Carmelo Travia, le canzoni di Mina e certi silenzi che arrivano improvvisi a zittire la scena. Il montaggio di Pietro Morana non indugia, se non sui tipici primissimi piani del regista. Il pubblico seguirà con partecipazione questa storia al femminile, che tuttavia non dimentica di rappresentare l'umanità. (by MyMovies.it)

Un capolavoro al femminile, con attrici che hanno impersonato in modo magistrale le diverse realtà al femminile. Mi sono piaciute tutte, ma proprio tutte anche Mara Venier, su cui nutrivo qualche dubbio, ha saputo impersonare la 'chioccia' di casa in un modo così spontaneo e veritiero che mi ha emozionato. Ma se devo dire chi mi ha impressionato di più, non posso non citare Luisa Ranieri con la sua intensità interpretativa, mi lascia sempre di stucco. Finalmente un film in cui gli uomini sono solo di contorno, ruolo che quasi sempre viene interpretato da donne... e qui le donne sono davvero dei 'diamanti'!

Voto: 9

 

martedì 7 gennaio 2025

Il Gladiatore II

Regia di Ridley Scott. Un film con Paul Mescal, Pedro Pascal, Connie Nielsen, Denzel Washington, Djimon Hounsou. Cast completo Titolo originale: Gladiator 2. Genere Azione, Avventura, Drammatico, - Gran Bretagna, USA, 2024, durata 150 minuti. Uscita cinema giovedì 14 novembre 2024 distribuito da Eagle Pictures.

Sono passati sedici anni dalla morte di Marco Aurelio e Roma è sotto il governo tirannico e corrotto di Geta e Caracalla, imperatori fratelli, quando, dalla Numidia, con un carico di schiavi, arriva in città il misterioso prigioniero di guerra Annone, che si fa subito notare per le sue capacità nella lotta e viene scelto come gladiatore da Macrino, ambizioso consigliere dell'Impero. La vittoria nei combattimenti può fare di Annone un uomo libero, ma tutto ciò a cui il giovane sembra aspirare è la vendetta nei confronti del generale Acacio, marito di Lucilla e responsabile della morte di Arishat, sua amata sposa.

Ventiquattro anni dopo l'exploit de Il gladiatore, Ridley Scott torna a calpestare la polvere del Colosseo (ma in verità il suolo è quello di Malta e del Marocco) per raccontare una storia uguale e contraria: non un grande generale che diventa schiavo, dunque, ma viceversa.

Ad accompagnarlo, stavolta, non un attore da consacrare a star ma un interprete già molto apprezzato, da pubblici anche diversi, che permette a Scott di portare sullo schermo quell'umanità che rischiava pesantemente di mancare, in un contesto in cui il digitale spadroneggia e inaridisce tutto ciò che investe. Scimmie mannare, squali tigre, rinoceronti drogati: le prove della via dell'eroe si strutturano come livelli di un gioco grandguignolesco, mentre, nel segreto dell'animo, il nostro fa pace col passato traumatico e si prepara a prendere in mano il ruolo a cui è predestinato dalla nascita.

La rabbia di Achille e l'infanzia di Luke Skywalker si assommano dunque nella figura di Lucio Vero Aurelio, mentre il fantasma di Massimo Meridio aleggia goffamente sul tutto come un modello da non dimenticare. E il problema del film sta proprio lì: nella ricerca spasmodica di quel qualcosa che possa richiamare il primo capitolo, e garantire possibilmente lo stesso successo. Da qui la ripetizione forzata di frasi non proprio originali ("Forza e onore!") affinché si tramutino in tormentoni, lo sfoggio di battaglie navali e teste mozzate; tra sviste storiche e consuetudini hollywoodiane sempre più stridenti e difficili da digerire (come le scritte in inglese sui muri romani).

Introdotto impropriamente come un sognatore, il personaggio interpretato da Paul Mescal appare in realtà più disilluso del suo predecessore, e si direbbe sacrificarsi per il bene comune per mancanza di alternative, essendo rimasto l'unico sobrio in un mondo di politicanti ubriacati dalla sete del proprio tornaconto.

Il Gladiatore 2 è, dunque, ancora e sempre la storia della nascita di una nazione, l'America, che spettacolarmente progredisce di pari passo con le conquiste della tecnologia, ma il cui afflato epico appare oggi più debole e incerto. (by MyMovies.it)

Chissà se c'era proprio bisogno di replicare 'Il Gladiatore'?! Purtroppo Massimo Meridio è inarrivabile e il figlio Annone rimane solo un emulatore. Non mi fraintendete, il film è molto bello, ben realizzato e ambientato, gli attori sono credibili e molto bravi (uno per tutto Denzel che lo trovo fenomenale in quel ruolo!), però si sente davvero la mancanza di Russel Crowe, del suo carisma... indimenticabile!

Voto: 7

Napoli - New York

Regia di Gabriele Salvatores. Un film con Pierfrancesco Favino, Dea Lanzaro, Antonio Guerra (I), Omar Benson Miller. Cast completo Genere Drammatico, - Italia, 2024, durata 124 minuti. Uscita cinema giovedì 21 novembre 2024 distribuito da 01 Distribution.

Napoli, 1949. Un rombo assordante, e la casa dove la piccola Celestina abitava non c'è più. Con la casa se ne è andata anche la zia della bambina, che è orfana e ha visto partire la sorella maggiore Agnese per la lontana America insieme allo yankee che ha promesso di sposarla. L'unico amico rimasto alla bambina è Carmine, un ragazzino un po' più grande di lei che vive di espedienti per le strade di Napoli. Carmine incontra George, un gigantesco cuoco afroamericano che lavora su una nave della Marina degli Stati Uniti. Carmine e Celestina finiranno su quella nave diretta a New York, dove la bambina spera di ritrovare la sorella, ma una volta arrivati all'indirizzo indicato da Agnese non la troveranno e intraprenderanno una serie di avventure che coinvolgeranno anche il commissario di bordo della nave Domenico Garofalo, una sorta di Mangiafuoco burbero ma dal cuore tenero.

Il riferimento al mondo delle favole non è casuale, perché per Napoli-New York Salvatores sceglie apertamente un tono fiabesco, attingendo anche alla letteratura "per ragazzi", da Dickens a Stevenson a Salgari, nonché partendo da un soggetto mai realizzato di Federico Fellini e Tullio Pinelli e trasformandolo personalmente in sceneggiatura.

La storia però pare adatta soprattutto al palato statunitense, poiché Napoli-New York ribadisce tutti gli archetipi (e talvolta gli stereotipi) sia sull'Italia che sull'America di fine anni '40 più graditi al pubblico d'oltreoceano.

Tutto ciò che è raccontato in Napoli-New York potrebbe avere un'angolazione più originale, ma Salvatores perde l'occasione di lasciare più spesso una zampata irriverente come l'unica che chiude il film, e che ci fa desiderare che Napoli-New York avesse come trama il concetto, ben enucleato dalla canzone finale, secondo cui "nu guaglione nun se vende 'a dignità", e avrebbe potuto raccontare con più "cazzimma" la storia di un Lucignolo nella Terra delle opportunità, dotato di quel tanto di insolenza e refrattarietà alle regole del Nuovo Mondo che avrebbe funzionato da granello nel perfetto ingranaggio dell'American Dream.

Ci sono comunque molte cose buone in Napoli-New York: la regia sicura e competente di Salvatores, la sua abilità nel dirigere i giovanissimi (bravi e intensi Dea Lanzaro e Antonio Guerra), l'estrema cura formale, i colori del sogno americano, il montaggio secco di Julien Panzarasa, la fotografia vintage di Diego Indraccolo (new entry nella squadra Salvatores), e una colonna sonora di brani utilizzati come supporto narrativo che mette insieme Jimmy Durante e la Nuova compagnia di canto popolare. Ottimi, secondo il registro della favola, l'interpretazione di Pierfrancesco Favino e lo strepitoso cammeo di Antonio Catania nei panni del direttore di un quotidiano per la comunità italiana a New York.

Ma si sente molto anche una compiacenza che Fellini avrebbe evitato, una strizzatina d'occhio a C'era una volta in America) e un'altra ai movimenti femministi (inserendo un accenno di violenza domestica per giustificare una vendetta personale), un omaggio a Titanic e un altro a West Side Story (via Tom Waits). Da Gabriele Salvatores ci aspettavamo, anche in un "racconto di Natale", la capacità di innovazione e l'anticonformismo mostrati, ad esempio, ne Il ragazzo invisibile e in Io non ho paura, per citare altri suoi film con giovanissimi protagonisti. (by MyMovies.it)

E' un film da guardare tutto in un fiato, dove speri che le cose si aggiustino, perchè deve essere così, perchè quei due adorabili bambini si meritano una vita migliore, un sogno che diventi realtà. Mi è piaciuto molto, l'ho trovato 'poetico', le ambientazioni sono così accurate, niente è lasciato al caso, i bimbi protagonisti sono bravissimi, per non parlare di Favino che è una certezza del nostro cinema contemporaneo. La cadenza napoletana che pervade tutto il film, lo rende un film 'Italiano', che anche all'estero dovrebbero vedere in lingua originale, per goderne la melodiosa sonorità. Ambientazione da Titanic e non solo, un ottimo lavoro!

Voto: 9

 

Oceania 2

Regia di David G. Derrick Jr., Jason Hand, Dana Ledoux Miller. Un film con Giorgia, Fabrizio Vidale, Angela Finocchiaro, Emanuela Ionica, Chiara Grispo. Cast completo Titolo originale: Moana 2. Genere Animazione, Avventura, Commedia, - USA, Canada, 2024, durata 100 minuti. Uscita cinema mercoledì 27 novembre 2024 distribuito da Walt Disney.

Oceania 2 riunisce Vaiana e Maui per un nuovo grande viaggio insieme a un gruppo di improbabili navigatori. Dopo aver ricevuto un inaspettato richiamo dai suoi antenati, Vaiana deve viaggiare verso i lontani mari dell'Oceania, in acque pericolose e dimenticate, per un'avventura diversa da qualsiasi cosa abbia mai fatto.

Il sequel del fortunato film d'animazione del 2016, ci riporta nel fantastico e divertente mondo dell'eroina Vaiana (Moana nell'originale) che, ormai maggiorenne, ha su di sé ancora una volta il peso del mondo da salvare.

"L'oceano non è ciò che ci separa, ma ciò che ci unisce" potrebbe essere la trama, in estrema sintesi, a mo' di slogan, di questo sequel del fortunato Oceania che, in buona parte del resto del mondo, si chiama Moana. Nato in prima battuta come progetto di serie per la piattaforma Disney+ e cambiato in corsa dalla casa madre in un film per il grande schermo, che sta tornando a essere fortunatamente, anche nell'animazione, il principale e primo momento di incontro con il grande pubblico dopo l'ubriacature dello streaming, Oceania 2 sviluppa con grande convinzione le premesse del primo capitolo con una sceneggiatura scritta a sei mani, da Jared Bush (l'unico dei tre che ha anche scritto il primo), Dana Ledoux Miller e Bek Smith, che immagina un ulteriore e periglioso viaggio della protagonista che così conclude il suo coming-of-age, forse e nonostante la sequenza da guardare sui titoli di coda.
La missione di Vaiana è ovviamente più grande di lei e consiste nel creare una connessione tra i popoli delle Isole del Pacifico. Diventata ormai una leader nel suo villaggio e avendo trovato il suo posto nel mondo - una posizione sottolineata dall'animazione del personaggio che ora cammina con i piedi ben piantati per terra e non più sulle punte- è in qualche modo costretta ad avventurarsi per capire se esistono altre forme umane oltre a quelle della propria isola. Una proiezione marina che fa il paio con quella delle stelle in cui noi umani siamo alla ricerca di nuove forme di vita. È qui sta tutto il paradosso, non solo della nostra epoca attuale, con l'essere umano proteso verso lo sconosciuto, la conoscenza e la scoperta del nuovo - insomma il futuro! - sempre però frustrato dai sentimenti innati di conservazione e di paura dell'altro.

Trattandosi di un titolo per un pubblico così 'largo' di Disney, qui l'incontro di Vaiana con gli 'alieni' sconosciuti delle altre isole è visto nell'ottica della amicizia, anzi proprio della fratellanza, mentre il tentativo di non far avvicinare i popoli è demandato a un bizzoso e autoritario dio, Nalo, a cui nell'antichità non piaceva questo legame speciale tra gli umani, preferendo dunque far sprofondare sul fondo dell'oceano l'isola che Vaiana dovrà trovare e che connette tutte le altre attraverso canali fantasmatici.
Una missione quasi impossibile per i pochi mezzi che ha a disposizione ma che porta il pubblico, sicuramente quello dei più piccoli, a empatizzare e condividere un viaggio pieno di ostacoli ma mitigato dalla caratterizzazione dei personaggi che l'accompagnano nella sua grande zattera a vela, con la geniale inventrice Loto che sarà decisiva, con i deliziosi e divertenti amici non parlanti - il gallo sprovveduto Heihei e il maialino Pua - e con il contadino Kele, anziano un po' scontroso chiamato a coltivare il cibo per la sopravvivenza. Meno interessante il personaggio di Moni, un imponente ragazzone utile nei momenti del bisogno ma pressoché inesistente come psicologia. A loro si aggiungerà il protagonista del precedente Oceania, l'amico e semidio Maui, pieno di tatuaggi (anch'essi animati) e capace di mutare forma. Per rendere Oceania 2 ancora più divertente, ritroviamo gli spassosi guerrieri Kakamora a cui è stato dato ancora maggiore spazio grazie a uno di loro, Kotu, preciso nel portare a termini i suoi compiti come se fosse un ninja dentro alla noce di cocco che è.

A terra rimangono i genitori di Vaiana e lo storytelling si concentra molto nell'introduzione del personaggio di Simea, la sorellina minore su cui i disegnatori hanno dato veramente il massimo nel renderla un concentrato stupefacente di meraviglia infantile con pochissimi dettagli su un volto paffuto, tondo e come sempre liscio per rendere meno laboriosa l'animazione. La parte magica e fantastica del mondo di Vaiana è vivificato dalle apparizioni dello spirito di Nonna Tala che veglia su di lei, di Tautai Vasa, un antico antenato che le conferma che oltre la barriera corallina ci sono altri popoli, e di Matangi, una figura misteriosa, circondata da volpi volanti, che mette in discussione tutto ciò che Vaiana pensa di sapere su se stessa. A lei è concessa l'esecuzione della bella Perditi, una delle nuove cinque canzoni di Oceania 2.

Forse la parte musicale è meno riuscita di quella del primo capitolo mentre invece l'animazione è un ulteriore tripudio visivo con la sua incredibile fusione, spesso anche molto repentina e quindi più difficile da gestire visivamente, tra i diversi quattro elementi che caratterizzano l'immaginario collettivo di quella civiltà (e non solo), acqua-terra-fuoco-aria. Un'animazione, sotto la regia degli esordienti David G. Derrick Jr., Jason Hand e Dana Ledoux Miller (originaria di Samoa), che sa rendere, allo stesso momento e miracolosamente, scultoreo e fluido l'Oceano che, non dimentichiamolo, è il vero protagonista di Oceania. Un meraviglioso essere vivente senziente che respira e risponde alle sollecitazioni degli umani.(by MyMovies.it)

Nonostante sia amante della grafica classica della Disney, Oceania (il primo) mi era piaciuto molto, anche come storia l'ho trovata innovativa. Per quanto riguarda la grafica, in questo secondo episodio, è migliorata ancora e le scene del mare sono bellissime e coinvolgenti, ma la storia è veramente poco interessante, sa di 'riscaldato', come se avessero puntato solo sul personaggio. Peccato, si poteva osare qualcosa in più!

Voto: 6,5

 

Wicked - Parte 1

Regia di Jon M. Chu. Un film Da vedere 2024 con Cynthia Erivo, Ariana Grande, Michelle Yeoh, Jeff Goldblum, Jonathan Bailey. Cast completo Genere Fantasy, Drammatico, - USA, 2024, durata 160 minuti. Uscita cinema giovedì 21 novembre 2024 distribuito da Universal Pictures

La perfida strega dell'ovest è morta e il regno di Oz festeggia la liberazione della più malvagia delle creature. Anche Glinda, la buona strega del nord, si presenta per appiccare il fuoco al fantoccio della sua arci rivale. Eppure c'è stato un tempo in cui le due non solo non si odiavano, ma erano addirittura migliori amiche. Un tempo lontano, che risale al momento in cui si sono incontrate la prima volta, all'università di Shiz. Glinda (che allora si chiamava Galinda) sognava di studiare con la decana degli studi di stregoneria, Madame Morrible, ma la professoressa aveva messo gli occhi su Elphaba, una ragazza che non aveva amici per via della sua pelle di colore verde, ma aveva già grandi e incontrollati poteri.

In principio, la storia di Elphi e Glinda era un romanzo di Gregory Maguire, poi, in un crescendo di trucco, costumi ed effetti speciali, come vogliono le regole del mondo di Oz, è diventata un musical, e infine un film-tripudio, una fantasmagoria kitsch in due parti.

Il film è un lungo ma rapido alternarsi di colori sgargianti, acuti vibranti, premesse archetipiche e sviluppi ancora nascosti dietro il tendone, per scoprire i quali occorrerà attendere un anno intero.

Perché esiste la malvagità? Con questo interrogativo, affidato ad una giovane della terra dei Mastichini, ha inizio il racconto della parabola di Elphaba, nata strana ma buona, e da subito fulminata dal rifiuto del padre, offesa dalla reazione dei suoi coetanei di fronte alla sua diversità, colpevolizzata dalla sfortuna di sua sorella, emarginata come un Joker, emotivamente trascurata, lasciata sola con la propria ipersensibilità, che ha cominciato presto e irrimediabilmente a prendere il sopravvento. Dall'altra parte della stanza, nel collegio universitario, proprio come nella soffitta di Mercoledì e Enid, c'è la sua controparte, Glinda: bionda, vanitosa, ostentatamente buona e soprattutto POPolare.

Le citazioni e i riferimenti vi affollano la mente? Per forza: Shiz è un calco diversamente scenografato di Hogwarts, di Nevermore, della Cacle's e soprattutto dell'Accademia del Bene e del Male dell'omonimo film di Paul Feig. Ma anche la saga degli Animali Fantastici aleggia come uno spettro sull'opera di Jon M. Chu: un movimento ideologico liberticida e intollerante sta infatti demonizzando gli animali di Oz, i quali cominciano a sparire l'uno dopo l'altro, vengono allontanati dalle cattedre, privati della parola, perseguitati e ingabbiati. I loro insegnamenti vengono sostituiti con quelli di docenti più facilmente controllabili, che invitano i giovani a non guardare al passato, perché non si scopra che la caccia alle streghe è una pratica ricorrente, che il diverso fa paura, che il potere, per autoalimentarsi, ha sempre bisogno di un capro espiatorio.

Cynthia Erivo e Ariana Grande sono le protagoniste perfette dell'universo di Oz: incarnazioni di due colori complementari, che non possono mescolarsi o si smarrirebbero, ma rendono benissimo conto di un universo polarizzato, di perenni fronti opposti, che si tratti di abbigliamento o valori morali. Uno specchio dei nostri tempi. Elphaba, costretta a maturare in fretta, fa per prima la sua scelta, rigetta il sogno infantile di assomigliare a tutti gli altri e abbraccia la sua identità, facendone una forza; parallelamente, l'identità di Glinda, così apparentemente sicura del suo preciso tono di rosa, comincia a vacillare (by MyMovies.it)

Che dire... chi mi conosce sa quanto io ami alla follia i musical, sia a teatro che al cinema, quindi cosa volete che vi dica? LO ADORO!!! L'ho visto già due volte, la prima in italiano e la seconda in lingua originale, perchè volevo godermi le canzoni in inglese, ma devo dire che anche la versione italiana si difende bene... Le ambientazioni sono 'superlative' alcune scene mi hanno riportato al primo Harry Potter, quando ho visto come avevano ricreato la scuola di magia e Diagon Halley... mi si apre il cuore quando vedo scene che mi lasciano estasiata. La bimba che è in me fa capolino e l'unico aggettivo che mi viene in mente è 'bellissimo'!!! All'inizio del film vedere Dorothy con i suoi compagni in viaggio sulla strada dai mattoni gialli mi ha veramente stupito piacevolmente e le scene della biblioteca e del treno rimarranno per sempre impresse nella mia memoria. Brave le due attrici protagoniste, Ariana Grande si è calata splendidamente nei panni di Glinda. Unico neo... dovrà aspettare un anno per vedere la seconda parte!

Voto: 10 e lode

Mufasa - Il Re Leone

Regia di Barry Jenkins. Un film con Luca Marinelli, Marco Mengoni, Elisa, Elodie, Kelvin Harrison Jr.. Cast completo Titolo originale: Mufasa - The Lion King. Genere Animazione, Avventura, Drammatico, - USA, 2024, durata 120 minuti. Uscita cinema giovedì 19 dicembre 2024 distribuito da Walt Disney.

Nelle Terre del Branco ogni cosa ha il suo posto, anche una giovane leonessa come Kiara, principessa figlia di Simba e Nala, che come unica preoccupazione ha quella dei tuoni durante i temporali. Ed è proprio durante una notte tempestosa, quando i suoi genitori si allontanano per dare alla luce il fratellino Kion, che Kiara viene intrattenuta da Rafiki e dall'immancabile commento di Timon e Pumbaa con la storia di suo nonno Mufasa e di come è diventato re. Tutto inizia con Mufasa che è ancora un cucciolo inesperto al seguito dei suoi genitori, Masego e Afia, mentre i tre vanno alla ricerca della mitica Milele, la terra dell'abbondanza dove finalmente troveranno rifugio dalla siccità.

La Disney raduna come al solito un cast stellare, per l'Italia (tra gli altri) Luca Marinelli, Elodie, Marco Mengoni, Elisa, Stefano Fresi, Edoardo Leo.

Dove inizia il Cerchio della Vita? Se lo chiedete alla piccola Kiara, naturalmente con suo padre Simba e la lotta per riprendersi la guida delle Terre del Branco; se interrogate Simba, sicuramente da suo padre Mufasa e il viaggio per diventare il sovrano che si affaccia sulla Rupe dei Re; se mettete alle strette i dirigenti Disney, dal vertiginoso successo del film del 1994, a cui hanno fatto seguito due sequel per il mercato homevideo, altrettante serie tv, un imprescindibile musical teatrale e nel 2019 un rifacimento live action con computer grafica fotorealistica - il Cerchio della Vita e del Botteghino, insomma, dove tutto ciclicamente torna basti che ciclicamente continui ad incassare.

Mufasa - Il re leone è quindi solo l'ultimo punto di questa retta che curva su sé stessa, stavolta grazie e dopo il successo di Il re leone firmato da Jon Favreau (lo specialista Favreau, l'apripista Favreau, colui che con Iron Man ha dato vita al Marvel Cinematic Universe, con The Mandalorian ha ideato la prima serie tv live action della galassia di Lucas e con Il libro della giungla del 2016 ha definitivamente sdoganato i remake fotorealistici dei classici Disney), capace di spillare dalle sale ben 1,6 miliardi di dollari, secondo maggior incasso per un film di animazione, battuto solamente in questo 2024 da Inside Out 2.

Si riparte, insomma, con delle solide e remunerative certezze, stavolta affidando la regia a quel Barry Jenkins che dall'indipendenza si è sempre più spostato verso il centro, motu proprio soprattutto televisivo con La ferrovia sotterranea su Prime Video (ma occhio alle sue produzioni, sempre a battere sulle storie e la cultura afroamericana) e ora sul grande schermo protetto dal marchio di Topolino, a cui è stato affiancato il solito impressionante parterre di collaboratori, produttori, doppiatori - Lin-Manuel Miranda a scrivere, la Motion Picture Company agli effetti visivi, Aaron Pierre, Seth Rogen, Donald Glover, Mads Mikkelsen, Thandiwe Newton e Beyoncé (tra gli altri) a dare voce.

Rispetto al 2019, però, si entra in un campo - teorico e fattuale - più nebuloso del mero azzardo economico, perché se c'è una cosa in cui era incappato il film di Favreau è quella di esser stato accusato di essere quasi una riproposizione shot-by-shot, sequenza-dopo-sequenza, dell'originale di Roger Allers e Rob Minkoff, senza avere né la capacità né la voglia di andare oltre la mera "fotocopia" digitale - nonostante i quasi trenta minuti in più e un senso generale di aggiustamento verso gli adulti dell'operazione. Jenkins non ha il problema della copia conforme ma anzi vede - e ci mostra - un'intera prateria davanti a sé.

Sfruttando le tecniche implementate negli ultimi anni dai film in computer grafica fotorealistica realizzati dalla Disney, come il setting umorale del film del 2019, Mufasa
corre all'impazzata verso la sua destinazione, libero com'è di sviluppare scenari, personaggi e momenti che si discostano il giusto da quanto già visto nella saga del Cerchio della Vita. Jenkins alterna panoramiche e handycam, deserti e montagne, inondazioni e bufere, tenendo quasi a freno la colonna sonora di Dave Metzger (e i momenti musicali di Miranda) per un più realistico commento ambientale fatto di ruggiti e lotte ferine.

Ecco, se a Favreau si poteva dire di essere rimasto schiacciato dall'ingombrante monolite del '94, Jenkins forse ha spostato troppo l'asticella verso il realismo perdendo di vista il simbolo, la figura, lo schizzo - e quindi la capacità spettacolare di penetrare l'immaginario collettivo. Dall'altro lato, però, Mufasa è una delle operazioni Disney più centrate degli ultimi anni, capace di scansare ogni attacco woke e maga grazie ad una storia che affonda le sue pulsioni narrative nel mito shakespeariano e biblico, con i soliti - per la saga - grumi di fatalismo, rivalità e predestinazione. Il Cerchio della Vita continua. Quello del Botteghino, chissà. (by MyMovies.it)

Per chi ha amato alla follia il primo Re Leone, è impossibile perdere questo film, anche solo per rivivere l'incanto di quella ambientazione, ma attenzione a non fare paragoni, perchè è completamente diverso lo stile e la storia sembra sempre quella anche se in realtà si tratta di un prequel. Però i panorami mozzafiato, le tecniche utilizzate mi hanno lasciato a bocca aperta... è una gioia per gli occhi. Avrei amato l'inserimento di qualche musica 'iconica' del primo, e proprio per questo ilo mio voto sarà un pelo più basso.

Voto: 7,5

 

Io e te dobbiamo parlare

Regia di Alessandro Siani. Un film con Alessandro Siani, Leonardo Pieraccioni, Francesca Chillemi, Brenda Lodigiani. Cast completo Genere Commedia, - Italia, 2024, durata 100 minuti. Uscita cinema giovedì 19 dicembre 2024 distribuito da 01 Distribution

Una donna in comune, una figlia a metà e una volante per due. Matilde (Brenda Lodigiani) è infatti l'ex moglie di Antonio (Alessandro Siani) e l'attuale compagna di Pieraldo (Leonardo Pieraccioni), i due fanno coppia al lavoro in commissariato ma dividono anche Maria (Gea Dall'Orto), la figlia del primo che vive con la madre e con il secondo. E poi c'è Sara (Francesca Chillemi), l'affascinante poliziotta, con cui i due agenti collaborano per risolvere un un caso molto intricato e rischioso. Il destino ha voluto intrecciare, in commedia, le vite di questi due agenti di polizia che affrontano la sfida della loro carriera e di un'amicizia di lunga data che ha subito alti e bassi.

Per la prima volta Alessandro Siani si apre alla collaborazione con un attore protagonista, Leonardo Pieraccioni, che non è solo una spalla. La chimica tra i due funziona, ma la sceneggiatura crea poche occasioni di incontro-scontro e quindi di comicità.

È da un po' tempo, probabilmente dalla coppia Cortellesi/Albanese o, sul maschile, da quella Boldi/De Sica, che non si tentava l'operazione di mettere insieme 'artificialmente' due grandi interpreti della commedia italiana. Alessandro Siani e Leonardo Pieraccioni provano a intraprendere questa strada, impervia e complessa, costruendo una sceneggiatura, scritta da Siani (anche regista) con Gianluca Bernardini e la collaborazione di Pieraccioni, che si rifà al più classico degli espedienti delle coppie comiche d'Oltreoceano, ossia mettere in scena due poliziotti, uno a fianco all'altro e spesso pure stretti nell'abitacolo di un'auto, caratterialmente all'opposto esattamente come le regioni di provenienza, campana e toscana, comandano.

Il primo vuole fare tutta all'americana, con appostamenti, pedinamenti e inseguimenti (ce n'è uno all'inizio particolarmente elaborato nelle intenzioni, ambientato in un'inedita città di Ancona), mentre il secondo si vuole solo imboscare. Inutile dire che avranno contro il capo, il commissario Baldanzi pronto a redarguirli a ogni piè sospinto, interpretato dal sempre perfetto Fulvio Falzarano.

È sulla chimica tra Siani/Pieraccioni, sulla loro alchimia, che si misura il risultato dell'operazione. Due aspetti che non mancano in Io e te dobbiamo parlare anche se la sensazione è che non si sia voluto andare fino in fondo, forse per paura di esagerare, nella creazione dei contrasti tra di loro, nelle occasioni di scontro, insomma nel generare, dalla loro comicità che è anche fisica e gestuale, più momenti conflittuali che normalmente sfociano sempre in una divertente sintesi finale bonaria e molto amichevole. Sarà forse perché nella dinamica tra Siani e Pieraccioni si fa fatica a capire chi è la spalla dell'altro (cosa che era chiara nei precedenti film da regista di Siani con De Sica, De Luigi, Abatantuono...), dal momento che risultano volutamente protagonisti alla pari, quindi quasi più come sparring partner (per la prima volta in un poster di un film del regista napoletano c'è un altro attore alla sua stessa altezza), mentre ai tanti, forse troppi, coprotagonisti è demandata quel tipo di comicità che funziona, ovviamente, a corrente alternata.

Un po' di più con il personaggio di Matilde, ex moglie del primo e attuale compagna dell'altro, interpretata da Brenda Lodigiani star assoluta della Gialappa's che però fatica a uscire da quei programmi, un po' meno con la coppia, che dovrebbe parodiare quella del telefilm CHiPs, con il pallido biondo Alan Cappelli Goetz e il molto scuro Sergio Friscia e il suo tormentone «Che c'è?».

È proprio nell'accumulazione di questi personaggi a cui viene dato uno spazio molto ampio - pensiamo al personaggio di Sara (Francesca Chillemi), affascinante poliziotta con cui il poliziotto interpretato da Siani ha avuto forse un passato ma sicuramente vorrebbe avere un futuro - che la forza della coppia comica, e quindi del film, un po' si disperde, oltre ad annacquarsi in sketch, a volte curiosamente ripetuti (andrebbe anche messa una moratoria nel rifare la scena famosa del ballo/orgia di Eyes Wide Shut di Kubrick con tanto di gioco di parola d'ordine), come quello del rapinatore di banche Giovanni Esposito in una divertente e divertita - la prima volta! - versione marchigiana.

Dinamiche in cui troviamo a suo agio un'attrice come Gea Dall'Orto, la cui giovane carriera è stata distante dalla commedia, che interpreta la figlia del personaggio di Siani che vive con quello di Pieraccioni ma ha preso l'accento materno del Nord. Per finire con i cameo di valore, omaggio al Sud, con Biagio Izzo, Peppe Lanzetta e Enrico Lo Verso. (by MyMovies.it)

Ogn'uno ha le sue debolezze e a me piace Siani... al cinema, a teatro... ovunque egli compaia. Quindi anche se questo film promette di essere un'alternativa al solito 'CinePanettone' senza essere molto più profondo, io lo voglio vedere lo stesso. Devo però ammettere che l'accoppiata Siani - Pieraccioni non mi ha entusiasmato come in altre coppie (nel mio cuore quella con Bisio rimarrà sempre la meglio riuscita con 'Benvenuti al Sud'). Battute esilaranti ce ne sono state poche e la bellezza della Chillemi, mi ha riportato ai primi film di Pieraccioni. Insomma un filmino che si può vedere in tv tra qualche mese...

Ah dimenticavo... vogliamo parlare del titolo??? Non mi entra in testa e lo dimenticherò senz'altro tra pochi giorni.

Voto: 6,5

 

Conclave


Regia di Edward Berger. Un film con Ralph Fiennes, Stanley Tucci, John Lithgow, Lucian Msamati, Brían F. O'Byrne. Cast completo Titolo originale: Conclave. Genere Thriller, - USA, 2024, durata 120 minuti. Uscita cinema giovedì 19 dicembre 2024 distribuito da Eagle Pictures.

"Sede vacante!", annuncia il cardinale statunitense Tremblay: il che significa che il pontefice è spirato, e che un conclave dovrà riunirsi a breve per decidere chi dovrà succedergli. A capo della votazione c'è il Decano britannico Thomas Lawrence, incaricato di verificare che tutto si svolga in piena correttezza, e di arginare le ambizioni rampanti dei cardinali candidati. Fra questi ci sono due italiani, il progressista Aldo Bellini e l'ultraconservatore Goffredo Tedesco, il cardinale africano Joshua Adeneya, ovviamente Joe Tremblay, e persino un cardinale latinoamericano, Vincent Benitez, ordinato in pectore dal Papa in persona mentre era di stanza a Kabul, dopo aver servito nelle zone di battaglia di Congo e Iraq. Per i corridoi del Vaticano si aggira infine suor Agnes, che conosce molti segreti ed è parecchio arrabbiata nei confronti di quell'universo maschile che emargina da sempre lei e le sue consorelle.

Conclave, basato sul romanzo omonimo di Robert Harris, entra nel mondo della Chiesa come in una società segreta ricca di misteri, rivalità e tensioni, e affida alla magnifica recitazione di Ralph Fiennes nei panni del cardinale Lawrence il compito di fare da timoniere fra le correnti infide delle elezioni papali.

Intorno a lui si muove un cast d'eccellenza che comprende Stanley Tucci e Sergio Castellitto nei ruoli rispettivamente di Bellini e Tedesco, John Litgow in quelli di Trembley e Isabella Rossellini nei panni di suor Agnes. La sceneggiatura di Peter Straughan, già autore di quel gioiello che è La talpa nella versione diretta da Tomas Alfredson (fra i produttori esecutivi di Conclave), tratteggia i personaggi attraverso confronti che mettono in luce visioni radicalmente diverse di ciò che la Chiesa dovrebbe rappresentare.

I cardinali votano all'interno della Cappella Sistina sigillata dal mondo esterno, ma questo non basta a fermare infiltrazioni e invasioni di campo. Le inquadrature del regista tedesco Edward Berger, già premio Oscar per il Miglior film straniero (più altre tre statuette) con Niente di nuovo sul fronte occidentale, sembrano aver appreso le lezioni di Fellini e di Moretti nel rappresentare spazi metafisici attraversati da figure in tonaca che sembrano fluttuare a qualche centimetro dal terreno.

E gli scrutini papali si susseguono in un crescendo di tensione emotiva, rivelando tanto le debolezze personali quanto le finalità politiche del conclave. Al centro c'è la sopravvivenza della Chiesa in un'epoca in cui è messa in grande discussione e i fedeli sono sul punto di abbandonarla per sempre: la strategia è dunque rinnovarsi e aggiornarsi alla contemporaneità, appoggiando le istanze di donne, gay e immigrati, o arroccarsi al passato, difendendo le classi dominanti e i nuovi sovranismi?

Oltre alla recitazione di Fiennes sono memorabili la fotografia di Stéphane Fontain, amato da Jacques Audiard come da Pablo Larrain e Paul Verhoeven - a riprova che esiste un gotha internazionale del cinema d'autore (e alla produzione esecutiva ci sono anche Mario Gianani e Lorenzo Gangarossa). Le musiche evocative del compositore tedesco Volker Berterlmann sottolineano la tensione dei procedimenti elettorali e i dilemmi morali in gioco.

Peccato per un finale (fedele al romanzo di Harris) che sembra cedere alla political correctness più che a una genuina ispirazione narrativa: ma come thriller filosofico Conclave lascerà soddisfatti i fan del best seller da cui è tratto. Un adattamento adulto ed elegante ancorato da interpretazioni solide e da una visione geometrica di come gli equilibri di potere si spostino lungo rette che modificano continuamente la figura iniziale. (by MyMovies.it)

Non avendo letto il libro da cui è tratto questo film, non avevo particolari aspettative, sapendo però che si trattava di un thriller, lo immaginavo incentrato sulla morte sospetta del papa precedente. L'ho trovato in qualche momento un po' lento, ma con un cast di eccezione le cui interpretazioni sono sempre una garanzia. Stanley Tucci è da sempre uno degli attori che preferisco, che riesce a dare un 'non so che' a tutti i film in cui compare, anche quando non è il protagonista, o forse proprio per questo. Ma Sergio Castellitto e Isabella Rossellini non sono stati da meno; il magnetiscmo della Rossellini è qualcosa che fa sempre rimpiangere le 'attrici di una volta'! Si tratta sì di un thriller, ma 'filosofico', quindi se vi aspettate azione e colpi da scena, non fa per voi... 

Voto: 7


La ragazza delle Perle. Le sette sorelle vol. 4

di Lucinda Riley

Da quando Star ha trovato la sua vera famiglia e un nuovo amore, CeCe si sente sola, vulnerabile e inadeguata. Ha ormai perso tutto: il rapporto speciale che aveva con la sorella, e anche l’ispirazione per i suoi quadri. In fuga da una vita in cui non si riconosce più, si ritrova in volo per l’Australia, sulle tracce che il padre le ha lasciato prima di morire: una foto in bianco e nero e il nome di una donna sconosciuta. Ma quello che doveva essere lo scalo di una notte a Bangkok si trasforma nella prima tappa di un viaggio eccitante e avventuroso. Sulle meravigliose spiagge di Krabi, CeCe incontra Ace, un giovane affascinante, solitario e alquanto misterioso. Tra un bagno nelle acque cristalline e una cena romantica, Ace l’aiuta a scoprire la storia della sua antenata Kitty McBride, donna forte e coraggiosa, emigrata in Australia agli inizi del Novecento: sulla scia fatale di una rarissima perla rosata, Kitty si ritrova divisa tra l’amore di due fratelli rivali, e al centro delle trame di una famiglia che possiede un vero e proprio impero… Quando infine CeCe arriva nel caldo feroce del deserto australiano, la sua creatività si risveglia all’improvviso: forse questo continente immenso e selvaggio è davvero casa. (by Amazon)

Leggendo il precedente mi ero fatta un'idea completamente sbagliata del personaggio di CeCe, credo volutamente descritta come egoista e autoritaria per poi lasciare ai lettori di questo episodio della saga, la sorpresa di scoprirla, nel suo essere vulnerabile. Anche questo quarto episodio è andato via liscio e piacevole, portandomi in un altra parte di mondo, non ancora visitato. Forse l'aspetto che mi affascina di più di questa saga familiare è proprio il viaggio che il lettore è portato a fare, sia nel tempo che nei luoghi da cui derivano le sorelle.




Il mio regalo inspettato


di Felicia Kingsley

È la Vigilia di Natale e anche a Dunfermline, in Scozia, fervono gli ultimi preparativi. Per Freya, responsabile delle consegne per il sito di e-commerce Amazing, è stata la settimana più faticosa dell’anno, ma finalmente anche questa giornata di lavoro può dirsi conclusa e lei può sognare un bagno rilassante. Solo che, al momento di tirare giù la saracinesca del magazzino, Freya si accorge che uno dei carichi non è mai partito: i membri del suo staff hanno riempito per errore il baule di un furgone guasto. Come potrà giustificare il fatto che decine di persone in città non riceveranno in tempo i loro preziosi regali di Natale? Impossibile. Così Freya si mette subito all’opera, sposta i pacchi su un altro furgone e si improvvisa un Babbo Natale-corriere d’eccezione. E forse potrebbe anche farcela, se non fosse che, rimasta senza benzina in mezzo alla neve, è costretta a chiamare un Uber per portare a termine la sua missione. Tutto si aspetterebbe meno che di ritrovarsi davanti come autista la sua vecchia fiamma del liceo, Kyle, proprio colui che tredici anni prima l’aveva bidonata la sera prima del ballo. Poche storie, lui deve farsi perdonare e questa è l’occasione giusta, così partono insieme con l’obiettivo di consegnare tutti i regali entro lo scoccare della mezzanotte. Peccato che gli imprevisti non siano finiti… (by Amazon.it)

Era già da un po' che addocchiavo i libri di questa autrice, che tra l'altro viene dalla mia città di origine, Carpi e quest'anno ho partecipato ad una iniziativa (che trovo molto carina...) della libreria che frequento abitualmente... In occasione delle feste natalizie, da alcuni anni organizzano un evento denomincato 'Un libro sotto l'albero' che consiste nel comprare un libro in libreria e regalarlo a caso ad un'altra persona che ha partecipato a questo evento. Pagando le spese di spedizione e il libro stesso si entra in questo circuito e mi è stato recapitato a metà dicembre un libro con il suo bel pacchettino natalizio, che ho scartato la sera di Natale insieme agli altri pensierini ricevuti. Ed ecco che è comparso questo libro che ho divorato come facevo con i primi della Kinsella. L'ho trovato divertente, mai scontato se non nel finale che non poteva essere diverso (se lo fosse stato ci sarei rimasta male...) e mi è rimasta la voglia di leggere qualche altro romanzo di questa giovane autrice. Lo consiglio per una lettura divertente e scaccia pensieri...

lunedì 4 novembre 2024

L'arte della gioia


di Goliarda Sapienza

"L'arte della gioia" è un libro postumo: giaceva da vent'anni abbandonato in una cassapanca e, dopo essere stato rifiutato da molti editori, venne stampato in pochi esemplari da Stampa Alternativa nel 1998. Ma soltanto quando uscì in Francia ricevette il giusto riconoscimento. Nel romanzo tutto ruota intorno alla figura di Modesta: una donna vitale e scomoda, potentemente immorale secondo la morale comune. Una donna siciliana in cui si fondono carnalità e intelletto. Modesta nasce in una casa povera ma fin dall'inizio è consapevole di essere destinata a una vita che va oltre i confini del suo villaggio. Ancora ragazzina è mandata in un convento e successivamente in una casa di nobili dove, grazie al suo talento e alla sua intelligenza, riesce a convertirsi in aristocratica attraverso un matrimonio di convenienza. Tutto ciò senza smettere di sedurre uomini e donne di ogni tipo. Amica generosa, madre affettuosa, amante sensuale: Modesta è una donna capace di scombinare ogni regola del gioco pur di godere del vero piacere, sfidando la cultura patriarcale, fascista, mafiosa e oppressiva in cui vive. "L'arte della gioia" è l'opera scandalo di una scrittrice. È un'autobiografia immaginaria. È un romanzo d'avventura. È un romanzo di formazione. Ed è anche un romanzo erotico, e politico, e psicologico. Insomma, è un romanzo indefinibile, che conquista e sconvolge. (by Amazon.it)

Ci ho messo una vita a leggere questo 'romanzo', ed ora che l'ho finalmente terminato, mi sono chiesta più volte se era meglio soprassedere nel darne un giudizio. Più volte sono stata sul punto di abbandonarlo, ma odio lasciare a metà una lettura, mi pare quasi una mancanza di rispetto, soprattuto se si ha la sensazione, come ho avuto in questo caso, di non riuscire a capirlo in pieno. A tratti l'ho trovato 'fstidioso', ho dovuto rileggere intere pagine per comprendere con chiarezza chi erano i pratogonisti di alcune conversazioni, insomma a volte non capivo 'chi diceva cosa'... A conti fatti credo però che la colpa sia mia, che non sono riuscita a sintonizzarmi con il suo modo di scrivere, cosa che mi è capitato di rado nella mia lunga vita di lettrice 'onnivora'. Non si può nemmeno dire che abbia avuto difficoltà nel comprendere il linguaggio, da sempre avvezza ai romanzi dell'800, molti dei quali letti persino in lingua, non credo che sia stato questo il problema, il fatto è che non sono riuscita a capire Modesta, la protagonista, perchè mi sono forse accanita nel voler vedere nelle sue azioni e negli eventi che l'hanno coinvolta e nel modo in cui lei ha reagito a questi, un 'piano', uno scopo a cui tendere. In realtà non esiste, semplicemente qui si susseguono eventi e sentimenti intrecciati tra loro, ed è un guaio se si cerca un filo conduttore. Modesta è una 'sopravvissuta' vincente e perdente nello stesso tempo, ma che tutto sommato si ama e si perdona, chi non vorrebbe alla fine essere come lei???

lunedì 23 settembre 2024

La ragazza nell'ombra. Le sette sorelle vol. 3

di Lucinda Riley


Silenziosa ed enigmatica, appassionata di letteratura e cucina, Star è la terza delle sei figlie adottive del magnate Pa' Salt e vive da sempre nell'ombra dell'esuberante sorella CeCe. Fin da piccole le due sono inseparabili: hanno un linguaggio segreto che comprendono solo loro e hanno passato gli ultimi anni viaggiando per il mondo, guidate dallo spirito indomito di CeCe, di cui Star è abituata ad assecondare ogni desiderio. Ma adesso, a solo due settimane dalla morte del padre, CeCe decide che per entrambe è arrivato il momento di fissare un punto fermo nelle loro vite e mostra a Star il magnifico appartamento sulle rive del Tamigi che ha intenzione di comprare per loro. Per la prima volta nella sua vita, però, Star sente che qualcosa in lei è cambiato: quel rapporto quasi simbiotico sta rischiando di soffocarla. È ora di trovare finalmente la propria strada, cominciando dagli indizi che Pa' Salt le ha lasciato per metterla sulle tracce delle sue vere origini: una statuetta che raffigura un gatto nero, il nome di una donna misteriosa vissuta quasi cent'anni prima e il biglietto da visita di un libraio londinese. Ma cosa troverà tra i volumi polverosi di quella vecchia libreria antiquaria? E dove vuole condurla realmente Pa' Salt? (by Amazon.it)

Nonostante il format sia abbastanza standard, perchè sempre si tratta di tornare nel passato per rivelare la provenienza delle sorelle, le atmosfere che vengono create da questa autrice rendono questi romanzi molto godibili e rilassanti. Viene voglia di leggerli sotto l'ombrellone in spiaggia o sul divano avvolti da un plaid con una tisana fumante tra le mani in una serata d'inverno. Poi... appena si finisce di leggerlo, viene subito voglia di aggredire il successivo, ma bisogna resistere, almeno qualche giorno. La protagonista di questo romanzo non è una guerriera, è un personaggio, come dice anche il titolo, che vive all'ombra della sorella, ma che per scoprire le sue origini si 'violenta' ad uscire dall'ombra, con tanti sensi di colpa, con tanti ripensamenti, che possono sembrare anche puerili in alcuni momenti, ma che la rendono più 'fragile' e vicino ad una persona qualsiasi... Star rappresenta il sogno di qualcosa che può accadere, poi se non accade e rimane solo una fantasia... pazienza!

lunedì 17 giugno 2024

Ally nella tempesta. Le sette sorelle vol. 2

di Lucinda Riley

Dopo l'affascinante Maia, la maggiore delle figlie adottive del magnate Pa' Salt, protagonista del primo capitolo della fortunata saga ''Le Sette Sorelle'', ''Ally nella tempesta'' di Lucinda Riley è il nuovo attesissimo episodio dedicato alla seconda sorella a cui toccherà svelare i segreti che il padre le ha lasciato in eredità. La giovane Ally, velista esperta, è distesa al sole di uno yacht in mezzo all'Egeo e sta vivendo uno dei momenti più emozionanti della sua vita: l'intesa professionale con il famoso skipper Theo Falys-Kings si è da poco trasformata in un amore appassionato. Ma la loro felicità viene bruscamente interrotta dalla notizia della morte di Pa' Salt, il magnate svizzero che ha adottato Ally e le sue cinque sorelle e che ha lasciato a ciascuna una serie di indizi per mettersi sulle tracce del loro passato. Ally è troppo sconvolta per esaudire la volontà di suo padre; vuole solo abbandonarsi nelle braccia di Theo e ritrovare un po' di serenità: non sa però quello che sta per succederle, né sa che presto dovrà gettarsi nella lettura del volume lasciatole da Pa' Salt, la burrascosa storia di Anna Landvik, una cantante d'opera norvegese che nella seconda metà dell'Ottocento divenne la musa del compositore Edvard Grieg. Ed è proprio nella gelida e romantica Norvegia che Ally dovrà scoprire cosa la lega a questa donna misteriosa.(by Amazon.it)

Era tanto che non mi affezionavo ad una saga 'familiare', ultimamente mi sono sempre fatta coinvolgere da quelle avventurose, stile Hunger Games, tanto per citarne una, mentre ora, dopo aver letto i primi due 'tomi' che riguardano Le Sette Sorelle, posso affermare che si tratta proprio di una piacevole lettura, adatta a qualsiasi stagione, con una narrativa semplice e lineare che ti trasporta in un passato per svelarti un mistero del presente. Chiaramente le storie sono diverse ma hanno tutte l'incipit comune della morte del padre che ha lasciato come eredità alle figlie adottate da piccolissime, indizi del loro passato. Sta a loro decidere se seguirli oppure lasciare le cose come stanno, ma la natura umana porta ad essere curiosi e forse, non c'è nulla di più intrigante che conoscere la propria storia, perchè forse tante domande potrebbero finalmente trovare una risposta.