lunedì 3 novembre 2025

Vito - L'altezza delle lasagne

Una produzione Cronopios Srl
di Francesco Freyrie e Andrea Zalone
assistenza drammaturgica e regia Daniele Sala
assistente Mattia Angiola
concept fotografico Giovanni Bortolani

Il mondo della cucina con tutte le sue mistificazioni, ossessioni e derive è il fil rouge de L’altezza delle lasagne. Vito, attore comico da sempre appassionato gourmand e conduttore di seguitissime trasmissioni di cucina – tra cui “Vito con i suoi” su Gambero Rosso Channel – affronta con ironia e un pizzico di cattiveria un tema che gli è particolarmente caro: il cibo. Con la comicità che lo contraddistingue, l’attore prende di mira tutte le manie e gli eccessi che oggi connotano l’argomento, dalla scelta delle materie prime ai ristoranti, passando per allergie, intolleranze, diete e mode alimentari.

Uno spettacolo “politicamente scorretto” in cui chiunque si sentirà “preso in mezzo” e in qualche modo coinvolto. La morale? Resta sempre la stessa: l’amore! Cucinare con amore, per chi si ama (compresi se stessi), amando l’ambiente che ci circonda, senza sprechi né eccessi. (dal sito del Teatro delle Celebrazioni)

I monologhi di Vito sono sempre spassosi, come si suol dire... 'ne ha per tutti'!!! Non gli va mai bene nulla ed è quello il bello, perchè tra tutte le sue critiche c'è sempre qualcosa di vero e che difficilmente non condividi!!! L'altezza delle lasagne si riferisce ad un evento che coinvolge suo padre, bravissimo cuoco, che alla domanda di quanti strati devono essere fatte le lasagne, lui risponde con fermezza 7 e quando gli chiedono il perchè... con una sincerità disarmante risponde semplicemente che quelli sono gli strati che stanno nell'altezza del suo stampo! e come dargli torto... 😀 

Voto: 8 

Dracula - l'amore perduto

Regia di Luc Besson. Un film Da vedere 2025 con Caleb Landry Jones, Christoph Waltz, Zoë Bleu Sidel, Guillaume De Tonquedec. Cast completo Titolo originale: DRACULA: A LOVE TALE. Genere Fantasy, Horror, - Francia, 2025, durata 129 minuti. Uscita cinema mercoledì 29 ottobre 2025 distribuito da Lucky Red

Transilvania, XV secolo. Il principe Vladimir, dopo la perdita improvvisa della moglie, rinnega Dio, ereditando così una maledizione eterna: diventare un vampiro. Condannato a vagare nei secoli, sfida il destino e la morte stessa, guidato da un'unica speranza: ritrovare l'amore perduto.

È quasi incredibile la portata del mito di Dracula che solo quest'anno ha prodotto tre film, oltre a quello seriosissimo di Robert Eggers, c'è il gioco scherzoso di Radu Jude e ora il circo sfavillante di Luc Besson.

Al centro sempre lo stesso romanzo di Bram Stoker capace di sedurre, tra gli altri, Browning, Dreyer, Murnau, Herzog, Badham, Morrissey, Argento e Coppola. Proprio a quest'ultimo, filologicamente intitolato Dracula di Bram Stoker, sembra apertamente guardare Luc Besson. Con lui condivide la disperata vitalità del personaggio del conte Dracula capace di attendere 400 anni per rivedere l'unica donna che ama (come biasimarlo visto che è Zoë Bleu a interpretare Elisabeta/Mina?). Su questo fulcro narrativo che dà il titolo al film, in parte alla versione italiana (Dracula - L'amore perduto) e totalmente a quella internazionale (Dracula: A Love Tale), il regista fa girare (e Danny Elfman musica simpaticamente) il suo caleidoscopio di colori, di costumi, di scenografie così eccessivi da diventare kitsch mentre invece sono l'unico modo che Besson conosce per rapportarsi al pubblico.

Besson gira un fantasy senza ricorrere a tutti gli elementi fantastici del romanzo che fa trasformare il suo protagonista a volte in un pipistrello o in un licantropo o in nebbia. Qui invece è l'utilizzo del profumo (elemento sempre pericoloso come sappiamo bene da Profumo - Storia di un assassino d Tom Tykwer) a diventare il lasciapassare temporale di Nosferatu. Ma forse il vero riferimento, almeno nella prima lunga parte del film, è a Per favore, non mordermi sul collo! di Roman Polanski per l'aspetto ironico, ai limiti del demenziale, con cui il regista dissacra il mostro sacro qui molto umano e poco interessato al morso.

Besson scambia la Parigi della Belle Époque con Londra, anima i gargoyle con una CGI che sembra copiare le caramelle gommose, dà un ruolo centrale al prete esorcista interpretato da Christoph Waltz (che purtroppo fa, ancora una volta, Christoph Waltz), s'inventa il personaggio di Maria con Matilda De Angelis dalla lingua vorticosa - più catvampire o più Carmilla? - per distanziarla plasticamente dal tradizionale personaggio di Rendflield e, soprattutto, concede al suo nuovo attore feticcio, Caleb Landry Jones, la possibilità di avvicinarsi all'inarrivabile Gary Oldman di Coppola con quell'ambiguità attoriale che ti può sorprendere, sconvolgendoti, da un momento all'altro.

Ma qui di sorprese, alla fine, ce ne sono poche. Ricapitolando, c'è la commedia quasi demenziale, c'è il film in costume con deriva quasi musical, c'è il meló quasi strappalacrime ma - ohibò! - a mancare quasi del tutto è proprio l'horror. Besson depotenzia consapevolmente questo aspetto non certo secondario nella storia delle rappresentazioni di Nosferatu. Ma lo fa con un senso dello spettacolo sempre alto e vorticoso che però ti fa sorgere spontanea ogni volta quella domandina un po' retorica: ma non sarà che tutto questo guazzabuglio è solo, ancora una volta, un mezzo di distrazione della mdp da un certo vuoto pneumatico? (by MyMovies)

Come ha detto Matilda De Angelis come prima frase, prima della proiezione del film, questo non è un Horror, è una 'favola noir'. Una bellissima favola, con un protagonista di cui, a mio avviso, sentiremo spesso parlare! Già mi aveva impressionato in 'Dog Man', nelle vesti di Dracula è stato stupefacente. La nostra Matilda è risultata molto convincente, ancora una volta si è immersa completamente nel suo personaggio interpretandolo al meglio. Meno convincente, almeno per me, la protagonista femminile, la moglie di Dracula, quella sua delicatezza e sottommissione poco si sposano con la leonessa delle prime scene del film... ma capisco che nel frattempo sono passati 400 anni e la reincarnazione di una persona non può essere identica all'originale, fosse anche per il tempo storico differente.

Voto: 7 

La vita va così

Regia di Riccardo Milani. Un film Da vedere 2025 con Virginia Raffaele, Diego Abatantuono, Aldo Baglio, Giuseppe Ignazio Loi. Cast completo Genere Commedia, - Italia, 2025, durata 118 minuti. Uscita cinema giovedì 23 ottobre 2025 distribuito da PiperFilm, Medusa.

1999. Efisio Mulas vive in una casa sul magnifico mare della Sardegna del Sud, pascolando le sue mucche sulla spiaggia. Sua moglie e sua figlia Francesca si sono trasferite nel paese vicino, Bellesamanna, ma lui non abbandona quella dimora fatiscente che era di suo padre e di suo nonno. E non lo fa nemmeno quando un gruppo immobiliare milanese, che vuole costruire un resort a cinque stelle ecosostenibile proprio lungo quel tratto di costa, gli offre una cifra consistente per andarsene. Gli abitanti di Bellesamanna hanno già ceduto alle lusinghe del gruppo immobiliare, anche perché è stata promessa loro l'assunzione (in ruoli ancillari, naturalmente) nel futuro resort, ma lui ripete che "casa sua non ha prezzo". Dunque l'amministratore delegato del gruppo immobiliare manda sul posto il suo fidato capocantiere, Mariano "il palermitano", per convincere Efisio a cedere. E Francesca si ritrova in mezzo fra la solidarietà verso il padre (e la terra di Sardegna) e l'ostilità della sua comunità.

La vita va così segue una falsariga simile a quella del recente successo di Riccardo Milani Un mondo a parte.

La fotografia di una zona d'Italia isolata (qui letteralmente, trattandosi di un'isola), che deve fare i conti con la necessità di adeguarsi alle esigenze del presente e l'opposta volontà di rimanere fedeli alle proprie radici.

Ultimamente una storia simile a quella di La vita va così (peraltro basato su una vicenda reale) è stata raccontata dal drammatico Anna di Marco Amenta e dal comico-romantico Paradiso in vendita di Luca Barbareschi. Qui la declinazione è prevalentemente di commedia, facendo leva anche su qualche accenno stereotipato (come già in Un mondo a parte), ma si sente un genuino amore per la Sardegna e la sua gente, lo stesso che ha portato il calciatore Gigi Riva (protagonista del bel documentario di Milani Nel nostro cielo un rombo di tuono) a farne la sua terra di adozione.

A Riva Milani, regista e coautore della sceneggiatura con Michele Astori, dedica il suo film, e non sono poche le frecciate agli speculatori edilizi che hanno massacrato la Sardegna, comprando terreni meravigliosi per un pezzo di pane da pastori che non ne sapevano valutare il valore commerciale. Non sappiamo come i sardi accoglieranno il ritratto di una popolazione che "aspetta sempre che venga qualcuno da fuori a risolvere i problemi" e che privilegia le esigenze lavorative (la stessa Francesca fa la receptionist in un resort a 5 stelle) a scapito della tutela del proprio territorio, e a fronte della collocazione permanente in un ruolo subalterno a quel "Nord operoso" che "la ricchezza la porta a casa sua, non a lascia in Sardegna".

Milani è però attento a rappresentare le ragioni di tutti senza svilire la preoccupazione economica dei paesani, e riproducendo un conflitto reale non dissimile da quello che si è creato a Taranto con l'ILVA: se a Taranto la scelta è fra lavoro e salute, qui è fra lavoro e bellezza/tradizione. "Ci hanno messo l'uno contro l'altro", dirà Efisio, che vede le cose con atavica lucidità e saggezza. E la sua determinazione a combattere per oltre un decennio nell'intento di mantenere la proprietà della sua casa e il privilegio di pascolare le mucche su una delle più belle spiagge sarde è l'ennesima lotta di Davide contro Golia.

Virginia Raffaele, esportata da Un mondo a parte, tenta un accento locale ma nelle prime scene ricorda soprattutto Veronica Pivetti, e anche Aldo Baglio nel ruolo di Mariano sembra fuori parte, più che fuori luogo. Per contro Ignazio Giuseppe Loi è centratissimo e irresistibile nei panni granitici di Efisio, e Geppy Cucciari ha un cammeo che davvero sintetizza la dignità delle donne di Sardegna. Il resto del cast è composto da attori e non attori sardi, che compaiono insieme in una scena corale ai titoli di coda, accompagnata dalla musica ostinata e straziante di Moses Concas.

C'è qualche lungaggine di troppo, ma la vicenda è paradigmatica, ed è molto pregnante il tema del tempo che nobilita alcuni e corrompe irrimediabilmente altri, lasciando un'eredità positiva o negativa ai figli (cioè al futuro). Milani veicola bene il desiderio di tutti di "rientrare a casa", e la consapevolezza che molti, la propria "casa", l'hanno ceduta al miglior offerente per poi rimpiangerla per sempre.(by MyMovies)

Nonostante non sia un'amante dei film italiani, questo regista ultimamemte tratta argomenti molto seri con la leggerezza di una commedia, rendendo il tutto armonioso e godibile. Io riporto sempre la recensione di MyMovies, ma raramente sono in accordo con chi scrive questi articoli e credo che tutto sommato sia corretto, io non sono un critico cinematografico, tengo traccia delle mie passioni, tra le quali c'è anche il cinema e quello che sento è quello che scrivo nei miei post. Per me questo film è un vero gioiellino, con protagonisti bravi e centrati... 'tutti' per quanto mi riguarda, a partire da Virginia che a mio parere ha interpretato benissimo il ruolo di figlia, perchè stare al fianco di un genitore ostinato ed avere la pazienza di comprendere le motivazioni che lo spingono ad un determinato comportamento non è facile. Aldo come dipendente che cerca fino in fondo di fare il proprio dovere, alla fine rinuncia al lavoro perchè capisce da che parte è giusto stare, e questo è un atto di coraggio! Abatantuono, nel suo cinismo da imprenditore senza scrupoli ha fatto tutte le mosse che il potere dei soldi poteva fare e nelle parole dure ma vere che gli rivolge la figlia si percepisce quanto sia semplice a volte pensare che chi ha il denaro è nella posizione di comprare quasiasi cosa! Per ultimo ho lasciato il protagonista indiscusso di questo film, il pastore Efisio che con la sua dignità è stato sempre fedele al suo pensiero, senza farsi comprare da niente e da nessuno... chi di noi avrebbe il coraggio di rifiutare tutti quei soldi? eppure quella era la sua casa, la sua vita e con tutti quei soldi, un altro posto uguale comunque non lo avrebbe trovato perchè la propria casa è senza prezzo...

Voto: 10 

 

After the hunt - dopo la caccia

Regia di Luca Guadagnino. Un film Da vedere 2025 con Julia Roberts, Ayo Edebiri, Andrew Garfield, Michael Stuhlbarg, Chloë Sevigny. Cast completo Titolo originale: After the Hunt. Genere Thriller, Drammatico, - USA, Italia, 2025, durata 139 minuti. Uscita cinema giovedì 16 ottobre 2025 distribuito da Eagle Pictures.

Alma Himoff insegna Filosofia all'università di Yale, dove sta per ottenere la tanto attesa cattedra. È stimata da tutti, in particolare l'assistente Hank e la dottoranda Maggie, che si contendono le sue attenzioni lanciandosi reciproche frecciatine: il quarantenne Hank definisce la ventenne Maggie rigida come tutta la sua generazione, e la ragazza lo invita a non... generalizzare. Ogni tanto Alma si piega in due dal dolore, ma non ne fa cenno al marito Frederick, che la accudisce amorevolmente ma la definisce impenetrabile, per non dire insensibile. Quando Maggie si presenta a casa della professoressa raccontandole di essere stata molestata da Hank, Alma si trova fra due fuochi; da un lato l'empatia verso la studentessa e la propria nomea di paladina delle donne, dall'altro la volontà di concedere al suo assistente il beneficio del dubbio. Un metronomo ticchetta, marcando l'imminenza karmica dei destini di questo pugno di esseri umani nell'era del #metoo e della political correctness.

Luca Guadagnino, da sempre attento alle leggi del desiderio, racconta attraverso la sceneggiatura di After the Hunt (firmata dalla giovane autrice Nora Garrett) un mondo in cui "nessuno è più libero di seguire i propri impulsi senza paura di essere rimproverato".

Un universo spietato scisso draconianamente fra opposti, nella radicalizzazione binaria della società contemporanea - libertà di azione e responsabilità pubblica e privata; pluralità di informazioni e superficialità culturale; giustizia riparativa e vendetta; correttezza e legittimità. Il clima nelle università americane messo in mostra da Guadagnino è un campo minato in cui ognuno rischia di mettere il piede in fallo dicendo la cosa sbagliata o adottando un comportamento discutibile.

L'ambiguità è la cifra del cinema di Guadagnino, e caratterizza tanto questa storia quando ognuno dei suoi personaggi. Così Alma appare integerrima ma ha un segreto da nascondere; Maggie è fragile ma anche invadente e manipolatrice (il che non rende di per sé la sua testimonianza meno valida); Hank è arrogante ma si atteggia anche a vittima in quanto maschio bianco etero e cisgender; e Frederick è accuditivo ma anche passivo-aggressivo nei confronti della moglie.

Tutti camminano sulle uova, eppure tutti sembrano ignorare le ovvie conseguenze dei propri atti impulsivi, si direbbe commessi apposta per rompere la superficie di correttezza imposta dalla contemporaneità, seguendo una compulsione interiore a farsi beccare in castagna. E Guadagnino accende coraggiosamente un riflettore su un argomento scomodo e divisivo accettando di mostrarne le ombre.

I personaggi di After the Hunt si muovono sul crinale incerto fra verità e percezione, tutti si sentono a disagio nell'epoca in cui si pensa che essere mantenuti a proprio agio sia un diritto, e in cui i più giovani rifiutano di ingoiare rospi come facevano le generazioni precedenti (dimostrando spesso più carattere).

Guadagnino non si sbilancia mai nel definire ciò che è giusto e ciò che non lo è, non rivela nemmeno ciò che è vero, falso o semplicemente verosimile, lasciandoci con tante domande e ben poche risposte. Il regista gestisce ancora con un certo impaccio questa materia incandescente e rischia l'eccessiva verbosità, ma non si tira indietro dal buttarcisi in tempo reale. E quel che appare chiaro è che una società "costruita su classificazioni esatte" non è la sua idea di paradiso. Julia Roberts nei panni di Alma Imhoff si muove con decrescente sicumera attraverso una casa piena di ombre, ma è Ayo Edebiri (Maggie) ad incarnare al meglio l'enigmaticità cara al regista. Ad Andrew Garfield tocca il ruolo un po' urticante di Hank, che si ribella alla perdita di quel privilegio atavico a lui negato dalla modernità. I dialoghi fra loro sono match di stoccate reciproche, sottolineati da musiche (sempre del duo Trent Reznor & Atticus Ross) a volte hitchcokiane, a volte semplicemente discordanti, a sottolineare la cacofonia fra le opposte visioni della realtà contemporanee.

Più che un racconto morale, After the Hunt
è una stesa di carte che invita gli spettatori a prendere in mano quelle per loro più rilevanti, non necessariamente scegliendo da che parte stare. E scansa (di misura) il pericolo di delegittimare le donne che denunciano un abuso richiamando gli uomini alla presa in carico dei loro comportamenti aggressivi e della disparità nella loro posizione di potere. (by MyMovies)

Cosa dire di questo film? forse non l'ho capito fino in fondo, e non perchè l'ho visto in lingua originale, ma perchè ha voluto parlare di un aspetto molto spinosa della nostra convivenza sociale, dove le azioni e le parole sono molto importanti, al punto che la realtà non risulta pienamente comprensibile. Non mi è piaciuto nemmeno come è stato girato questo film, troppo lento per i miei gusti...

Voto: 5 

 

La tomba delle lucciole

Regia di Isao Takahata. Un film Da vedere 1988 con Tsutomu Tatsumi, Ayano Shiraishi, Yoshiko Shinohara, Akemi Yamaguchi, Corrado Conforti. Cast completo Titolo originale: Hotaru no haka. Genere Animazione, - Giappone, 1988, durata 90 minuti.

Kobe, 1945. Seita e la piccola Setsuko vivono con la madre, mentre il Giappone sta perdendo la guerra e gli americani bombardano sempre più frequentemente l'isola. Durante un raid aereo il napalm devasta il loro quartiere e la madre dei ragazzi soccombe. I due trovano rifugio presso la zia paterna, ma ben presto le risorse limitate hanno la meglio sullo spirito di misericordia di quest'ultima. Seita sceglie di andarsene e porta con sé Setsuko in un rifugio abbandonato, che trasforma in una rudimentale nuova dimora. Ma nonostante la guerra stia per finire, la s carsità di cibo a disposizione si fa sempre più grave.

Alla fine degli anni Ottanta lo Studio Ghibli, all'apice creativo, vede i suoi due autori principali cimentarsi con opere destinate a rimanere impresse in maniera indelebile nella memoria del pubblico.

Proprio quando Miyazaki Hayao sta lavorando alla più gioiosa e genuinamente infantile tra le storie Ghibli, Il mio vicino Totoro, Takahata Isao realizza l'opera più tragica dell'epopea dello Studio, se non del cinema di animazione nel suo complesso.

Adattando il romanzo semi-autobiografico di Nosaka Akiyuki, autore distrutto dal senso di colpa per aver perso la sorella minore nel Giappone del 1945, Takahata, con enorme coraggio, rigore e sobrietà, trasforma quella vicenda in un film di animazione. Il conflitto che si genera tra la naïveté con cui sono ritratti i personaggi - occhi smisuratamente grandi e bocche dall'estensione impossibile, come è tipico negli anime giapponesi - e il crudo realismo della narrazione è solo uno degli elementi che rendono unico La tomba delle lucciole.

La grazia propria dello Studio Ghibli nel ritrarre i gesti infantili e i giochi di due fratelli, immortalati nella loro preziosa innocenza, contrasta violentemente con la tragedia che li circonda. Che è tale, ancor più che per la guerra e la sua devastazione, per l'impatto di questa sull'animo umano: la società che affronta i bombardamenti americani e la lenta ricostruzione successiva ha smarrito ogni residuo di pietà e di altruismo, in una squallida logica di cane-mangia-cane che non si ferma nemmeno di fronte a due orfani abbandonati. Takahata trova il modo, attraverso l'animazione, di resuscitare gli spettri che furono del neorealismo italiano, elevando il suo grido di dolore inascoltato.

La scelta di rendere palese immediatamente la sorte del protagonista elimina la possibilità di un ottimistico riscatto e riduce ogni speranza al minimo. Il pubblico è quindi preparato al peggio, ma questo non rende meno straziante il viaggio a ritroso e la riflessione su quel che avrebbe potuto essere, acuita da un epilogo in cui gli spettri di Seita e Setsuko guardano la metropoli: è proprio in questa scena che emerge l'atto d'accusa di Takahata verso un Giappone che ha costruito la propria nuova ricchezza anche su ingiustizie come quella che ha privato i due ragazzi della loro infanzia prima, e della loro vita poi. La crudezza di scene come quella in cui Seita assiste alla cremazione della madre, ricoperta di bende e divorata dai vermi, seguita dalla lenta - la pazienza con cui Takahata mette in scena il dolore, come in una tortura medievale, lo rende ancor più insostenibile - discesa verso l'inevitabile, fa di La tomba delle lucciole una visione forse poco adatta a dei bambini, contrariamente a quanto comunemente inteso per il cinema di animazione.

L'intento educativo del romanzo di Nosaka e del film di Takahata - ovvero di imparare dagli errori commessi da Seita per orgoglio e incapacità di accettare una nuova, orribile, realtà - quasi sparisce di fronte all'impetuoso effluvio di lacrime per una situazione a cui si può solo assistere come spettatori impotenti. Tutto è già successo, tutto è trapassato, in un'opera esemplare tanto come manifesto contro la guerra - sullo stile di Ichikawa Kon - che come lezione morale sulla natura umana. Uno struggente capolavoro, destinato a lavorare internamen te e a lungo nello spettatore, accompagnandolo nella vita come un ricordo doloroso, come un monito tanto crudele quanto prezioso. (by MyMovies)

Amo i film di animazione e questo è stato molto bello, ma immensamente triste!!! Una ingiustizia profonda pervade tutto il film, una rabbia sale nell'animo dello spettatore che, pur comprendendo la veridicità della storia raccontata, vorrebbe che le cose fossero andate diversamente, che quei due ragazzini alla fine fossero sopravvissuti a quella situazione così avversa. La piccolina è un concentrato di vita ed amore nei confronti del mondo che la circonda che ha come punto di riferimento il suo coraggioso fratellone. Mentre quest'ultimo ha provato fino alla fine a non darla vinta alla vita che li voleva annientare, ma tutto era più grande di lui ed alla fine ha dovuto soccombere.. La vita va così, direbbero i cinici... è sicuramente vero, ma i bambini andrebbero sempre e comunque protetti, anche in situazioni così tragiche!

Voto: 7 

 

Downtown Abbey - il gran finale

Regia di Simon Curtis. Un film Da vedere 2025 con Hugh Bonneville, Jim Carter, Michelle Dockery, Paul Giamatti, Elizabeth McGovern. Cast completo Genere Commedia, - Gran Bretagna, USA, 2025, durata 123 minuti. Uscita cinema giovedì 11 settembre 2025 distribuito da Universal Pictures.

Al loro ritorno dalla stagione londinese a Downton Abbey, i Crowley dovranno affrontare una serie di "cambi della guardia": il maggiordomo Carson passerà le consegne a Parker, mentre la fidanzata di Parker, Daisy Mason, prenderà il posto della cuoca Mrs. Patmore. Ma mentre la transizione fra Daisy e Mrs. Patmore è armoniosa, quella fra Carson e Parker è problematica perché il primo rifiuta di abbandonare il ruolo con il quale ha retto Downton Abbey per decenni. In realtà il passaggio di autorità più delicato rischia di essere quello fra Robert Crawley e sua figlia Mary, pronta a prendere le redini della sontuosa proprietà nello Yorkshire, ma ostacolata da un padre fieramente tradizionalista (benché spalleggiata dalla madre americana Cora), e funestata dall'ostracismo della comunità aristocratica perché ha appena divorziato dal marito, diventando pietra dello scandalo e "paria sociale".

Inoltre il fratello di Lady Cora, Harold, ha sperperato quasi tutto il patrimonio di famiglia, e Sir Robert rischia di dover vendere l'amata Grantham House. Su tutti aleggia il fantasma della matriarca Violet Crawley, la cui morte nel film precedente ha anticipato di poco quella reale della sua interprete, Dame Maggie Smith.

La parola chiave in questo terzo episodio cinematografico della serie Downton Abbey è "cambiamento": tutto si sta modificando nella vita degli abitanti del maniero, e anche i confini fra quei "piani alti e sottoscala" che ha costituito l'ossatura narrativa non solo di questa serie, ma appunto della celebre Upstairs Downstairs del 1971 e del film Gosford Park di Robert Altman, sono diventati permeabili.

Si avviano verso una necessaria accettazione sociale il divorzio di Mary (tanto, come verrà detto, c'è il precedente di Enrico VIII, e il seguito del matrimonio fra Edoardo VIII e la divorcèe Wallis Simpson), l'omosessualità di Thomas Barrow e della star del teatro Guy Dexter; l'americanità nel contesto aristocratico inglese, di cui è stata pioniera Cora Crawley; l'affrancamento dalla servitù di alcuni, spesso attraverso l'arte (vedi lo sceneggiatore Molesley).

"Bisogna cambiare tutto affinché non cambi nulla", scriveva Tomasi di Lampedusa ne "Il Gattopardo", e in effetti questi passaggi di ruolo non mettono comunque in questione l'ingiustizia sociale alla base della differenza fra padroni e servitù, anzi, la solidarietà e l'affetto reciproco perpetuano le disparità, con buona pace di tutti, compreso l'ex rivoluzionario Tom Branson. Il gesto simbolico finale di elevare al salotto buono Barrow sarà dovuto al suo legame con Dexter, così come l'ingresso nell'aristocrazia britannica di Cora Crowley era dovuto alla magnanimità del marito Robert, non ad un'effettiva apertura dell'aristocrazia verso i "commoner". "Per fortuna Lady Violet non ha dovuto vedere tutto questo", verrà ripetuto ogni volta che qualche cambiamento in scena rischia di modificare l'ordine di potere costituito, del quale il principale custode ai piani bassi resta il granitico Carson.

Di fatto Downton Abbey - Il Gran Finale riposa su una comfort zone consolidata nel tempo, e lavora a collegare tutti i fili appianando ogni asperità, in un happy ending globale che tradisce un po' la complessità passata della serie, ma che farà la gioia dei fan di tutti i personaggi della serie (c'è anche un'apparizione finale di alcuni amati fantasmi). La vera protagonista si conferma la proprietà di Downton Abbey, tanto è vero che "il mattone", non solo come bene-rifugio ma anche come centro della continuità famigliare e dinastica, rende la possibile vendita della Grantham House non un mero passaggio di proprietà, ma di ruolo e potere per il capofamiglia Robert Crawley. Fra le guest star ci sono Paul Giamatti nei panni di Harold, il fratello di Cora, Alessandro Nivola in quelli di un giocatore di Borsa, la star di Broadway Arty Froushan nel ruolo del drammaturgo Noel Coward e Joely Richardson in quello di Lady Petersfield.

Downton Abbey - Il Gran Finale resta una favola dai toni caramellati, imbevuta di nostalgia per i balli di società, i begli abiti da sera e un'etichetta che, rispetto alla volgarità e maleducazione del presente, suscita viscerale nostalgia. Lì "non è ancora come in America" (soprattutto quella di oggi), tutti sanno come comportarsi (e qual è il loro posto assegnato nella società), tutti custodiscono (o spifferano) piccoli e grandi segreti. Come si dice nel film, "la vita è fatta di capitoli" ed "è tempo di andare avanti", ma poiché, come molte storie in questo episodio finale ribadiscono, "è difficile accettare che è ora di farsi da parte", sarebbe possibile una nuova serie incentrata su Lady Mary come paladina di una modernità in cui "le antiche divisioni non abbiano più senso" e sarà cambiata anche la bussola morale basta su "convenzioni che ci rendono vili". Alla fine la vera transizione infatti non è tra Robert Crowley e sua figlia, ma tra Mary e la capostipite Violet, che aveva voluto (e saputo) forgiare Downton Abbey a sua immagine e somiglianza. (by MyMovies)

Se non avete amato la serie tv... la sciate perdere, non potete capire l'atmosfera che pervade questo film, non potrete emozionarvi nel rivedere i protagonisti un pelo invecchiati... E' stato bellissimo!!! non ho altri aggettivi per descriverlo, mi sono emozionata moltissimo e nel finale mi è scesa persino una lacrimuccia, si è rivelato essere all'altezza delle mie aspettative! Ma non può finire così... no dai... 

Voto: 10 

 

Material love

Regia di Celine Song. Un film con Dakota Johnson, Chris Evans, Pedro Pascal, Zoe Winters, Marin Ireland. Cast completo Titolo originale: Materialists. Genere Commedia, - Finlandia, USA, 2025, durata 116 minuti. Uscita cinema giovedì 4 settembre 2025 distribuito da Eagle Pictures.

New York City, oggi. Lucy è una "combina coppie": il suo lavoro è quello di abbinare fra di loro i single in base a determinati parametri, che hanno a che fare prevalentemente con la condizione socio-economica e l'appetibilità fisica delle due persone coinvolte. Durante la festa di matrimonio di una coppia formata da Lucy la donna rivede John, l'uomo con cui aveva condiviso una grande storia d'amore ma che ha lasciato perché, da attore squattrinato, lui non poteva darle le comodità che lei esigeva - e infatti al matrimonio fa ancora il cameriere.

Nella stessa circostanza, seduta al tavolo dei single, Lucy si imbatte anche in Harry, che secondo i suoi parametri professionali è "un unicorno": super ricco, affascinante, educato, spiritoso e intenzionato ad avere una relazione seria. Da quel momento Lucy sarà divisa fra due uomini che rappresentano per lei anche due possibilità opposte di futuro.

Material Love è l'opera seconda della regista coreano-canadese Celine Song, drammaturga il cui film di esordio, Past Lives, è stato un successo inaspettato e pluripremiato, e che sembra intenta a specializzarsi in triangoli amorosi incentrati su scelte esistenziali, e ambientati in una New York come avamposto socioculturale.

Così come in Past Lives al centro, più che l'amore, c'era la nostalgia per la strada non intrapresa, in Material Love l'amore è meno importante del valore che ognuno dà a se stesso attraverso le proprie scelte sentimentali. Il "dating" viene rappresentato come un mercato in cui si acquista o ci si mette in vendita in base ad una serie di parametri quantificabili: reddito, proprietà immobiliari, ma anche altezza in centimetri, peso in chili, numero di capelli rimasti, età anagrafica, elenco di pretese. Gli incontri che Lucy fissa per i suoi clienti sono in realtà trattative commerciali funzionali a definire il proprio e altrui valore di mercato, che nel 2025, secondo Song, coincide con quello esistenziale.

Lucy diventa così una contabile delle relazioni, ma deve anche improvvisarsi psicologa pronta a consigliare i suoi clienti (soprattutto donne) su quanto possano richiedere e quanto invece debbano accontentarsi, sempre in termini di percentuali quantificabili. Song ci presenta la sua protagonista come una vincente impeccabilmente abbigliata, sicura di sé e ammirata dalle colleghe e dai clienti, ma anche come una figurina rigida e triste che attraversa la sua vita con disincanto e una palpabile dose di amarezza. In profondità, ciò che la fa camminare come un burattino è la vergogna che prova per aver impostato le sue scelte personali sul parametro del materialismo spiccio, e averne poi fatto una professione.

Questa impostazione è molto interessante, così come lo sono le tematiche che Song mette sul piatto: niente di nuovo sotto il sole, intendiamoci, e infatti Material Love inizia con un prologo che vede due cavernicoli giurarsi eterno amore (senza parole), ma potrebbe anche mostrare gli stessi due litigare per chi porta a casa la cacciagione. Ma è vero che il tempo presente accentua l'aspetto materialista delle relazioni, e allarga il divario fra chi - soprattutto in una città costosa come New York - privilegia il benessere economico alla crescita personale. Song inquadra spesso i suoi personaggi da una distanza entomologica proprio perché fa di loro le cavie di un esperimento sociologico che riflette la deriva merceologica di una nazione, attualmente incarnata dal suo stesso presidente.

Material Love ha un taglio profondamente conservatore e spesso stereotipato, in primis nel dare per scontato che le clienti di Lucy puntino tutte a sistemarsi con un uomo che le mantenga nel lusso e i clienti alla scopata con una modella ventenne. Qui non siamo ai tempi di Jane Austen, in cui la sopravvivenza di una donna era legata indissolubilmente ad un matrimonio ben riuscito dal punto di vista economico. E non si capisce perché la stessa Lucy, che ha un lavoro ben retribuito, non possa semplicemente scegliersi un uomo che le piace invece che continuare a mirare al miliardario. Questa visione retrograda delle relazioni ha probabilmente una base documentaria, ma è veramente deprimente dal punto di vista della (mancata) evoluzione dei rapporti fra i sessi. "L'amore è facile perché non possiamo farci niente", dice Lucy, che è un po' come smarcarsi dalla sindrome del control freak, ma anche un modo di deresponsabilizzare le proprie scelte adulte.

In realtà il tema davvero interessante e contemporaneo che emerge in filigrana è quello della morte, ripetutamente nominata en passant, come un rimosso freudiano: si parla ripetutamente di obitori e di cadaveri, senza mai creare il collegamento fra certe ossessioni e la paura del proprio trapasso, e di aver trascorso inutilmente il poco tempo a noi concesso. E questo è il modo in cui viene raccontato anche il corpo, non solo femminile, come campo di battaglia, investimento socio economico e oggetto di mortificazione personale, ennesimo parametro di valore di mercato deperibile proprio in funzione del suo inevitabile destino finale.

Altro tema molto attuale è la differenza fra percezione e realtà, fra ciò che crediamo di desiderare e ciò che veramente vogliamo: una dispercezione che, sembra dire Song, è indotta dalla società dell'immagine, in cui ognuno cerca di apparire migliore di quello che è, il che altera artificialmente le aspettative di tutti su ciò che si dovrebbe essere (o almeno sembrare).

Material Love non è riuscito nel modo in cui tratta questi temi, che è confuso, contraddittorio e drammaturgicamente poco efficace, con anche una brusca svolta narrativa su un argomento di cronaca trattato in modo davvero troppo tangenziale, quanto nelle domande che spingerà il pubblico a porsi all'uscita di sala. La sua veste di comedia romantica è ingannevole nella misura in cui la storia, più che d'amore, è di commentario sociale, e sarebbe davvero più convincente se mantenesse fino in fondo il cinismo iniziale della sua protagonista, e dei nostri tempi materialisti. (by MyMovies.it)

Se vogliamo parlare di 'commedia romantica', per quanto mi riguarda, qui c'è stato qualche problema!!! Forse la regista avrebbe dovuto farsi una 'maratona' delle vere commedie romantiche, che io adoro e che ho visto tantissime volte, a partire ha 'Harry ti presento Sally', fino ad arrivare a 'C'è posta per te' e ne ho citati solo due con la meravigliosa Meg Ryan, quando ce ne sarebbero almento altri 20 che potevano aiutarla a comprendere lo stile giusto. Deludente, ecco la parola che mi viene in mente... se questo è il nuovo stile per le commedie romantiche, io rimango a quello vecchio, grazie...

Voto: 5 

 

I Fantastici 4 - Gli inizi

Regia di Matt Shakman. Un film Da vedere 2025 con Pedro Pascal, Vanessa Kirby, Joseph Quinn, Ebon Moss-Bachrach, Ralph Ineson. Cast completo Titolo originale: The Fantastic Four - First Steps. Genere Azione, Avventura, Commedia, Fantascienza, - USA, 2025, durata 115 minuti. Uscita cinema mercoledì 23 luglio 2025 distribuito da Walt Disney.

Reed Richard, sua moglie Sue Storm, il di lei fratello Johnny Storm e l'amico di famiglia Ben Grimm hanno partecipato a una missione spaziale da cui sono tornati trasformati, dotati di sensazionali poteri. Sono divenuti così i Fantastici Quattro e hanno sconfitto i mostri giganti del sottosuolo comandati dall'Uomo Talpa, sventato i piani dello Spettro Rosso e delle sue superscimmie, e scongiurato altre minacce. Eroi celebrati in tutto il pianeta, vivono in una Terra diversa da quella che conosciamo, dove gli anni Sessanta non sembrano essere mai finiti e si sono invece evoluti. Ora però un'incognita turba l'intelligenza di Reed: Sue è infatti incinta e nemmeno lui sa prevedere quali problemi e poteri porterà con se il figlio di due superesseri.

I Fantastici 4 - Gli inizi mette il più intelligente degli eroi Marvel di fronte a due problemi più grandi di lui: la paura profondamente umana di diventare padre e la minaccia persino metafisica del Divoratore di Mondi.

Giunge infatti dallo spazio una figura dalla pelle argentea, che vola su una tavola da surf. Annuncia di essere l'araldo di Galactus e che la Terra ha i giorni contati, perché presto il Divoratore di Mondi verrà a cibarsene. L'umanità non può che guardare ai suoi soli e grandi eroi, ma cosa possono fare contro una forza primaria dell'Universo, guidata da una fame inarrestabile e dotata di un potere smisurato? Persino il suo Araldo sembra da solo assai più capace dei Quattro. La crisi per gli eroi diventerà poi ancora più profonda dopo aver incontrato Galactus, che propone loro un patto inaccettabile.

È a questo punto del film, senza raccontare dettagli, che diviene chiaro come la Terra in cui vivono questi eroi sia diversa dalla nostra. I Quattro, pur avendone ampiamente il tempo, non si preoccupano di gestire la comunicazione della nefasta notizia che riportano dallo spazio, non la nascondono e rispondono con sincerità pur se questo distrugge la loro fama. Sembra una follia, ma questa Terra non segue le regole della nostra nevrotica società della comunicazione, qui gli eroi possono riconquistare la stima del mondo con la speranza e l'onestà e possono persino unire tutte le nazioni del pianeta (tranne la misteriosa Latveria) a contribuire a uno sforzo ingegneristico impressionante e a sopportare grandi sacrifici. Reed Richards promette una via d'uscita, e la Terra lo segue, mentre nella realtà nemmeno la recente pandemia, ha saputo creare una tale coesione di intenti. Per dire quanto siano unici i Fantastici 4 e il loro mondo, basta confrontarlo con la Terra di Superman (non uno qualunque) subito pronta a rinnegarlo nel film omonimo.

Da una parte questo contesto rende i Fantastici Quattro dei supereroi davvero d'altri tempi, figli di un mondo diverso, utopico come la Federazione di Star Trek. Dall'altra l'incognita genetica del figlio è quanto di più profondamente umano si possa immaginare: la paura di Reed è quella di ogni padre, impotente di fronte alla crescita del figlio e ai suoi possibili disturbi. Pedro Pascal riesce a trasmettere tutto questo, ancorando il film a un istinto primordiale di protezione.

Gli altri membri del gruppo non richiedono questo sforzo, perché sono da sempre più umani di Reed: Sue alterna la tenerezza e la furia, mentre il mostruoso Ben esprime malinconia. Sorprende il nuovo spessore dato a Johnny, la testa calda del gruppo che è qui più razionale, affascinato da messaggi alieni che vorrebbe decifrare perché ama lo spazio. È lui a dare senso al cambio di sesso di Silver Surfer che canonicamente sarebbe un uomo, mentre in questo universo alternativo, è una donna: Johnny ne è subito affascinato e cerca di risolverne il mistero.

Tecnicamente il film stupisce per la resa di Galactus, che è tanto buona quanto erano stati deludenti alcuni anni fa i Celestiali (che, come il Divoratore di Mondi, sono creature di Jack Kirby, finalmente omaggiato nei titoli di coda di un Marvel Movie). Ancora di più impressionano i set e costumi e la computer grafica che creano una New York figlia dei sogni della Jet Age, tanto che alcuni edifici paiono usciti da I pronipoti di Hanna & Barbera. Questi infiniti anni Sessanta avrebbero potuto dare luogo a un juke-box di hit del periodo, invece la colonna sonora punta tutto sui temi originali di Michael Giacchino, come fosse davvero un film di quell'era e non la sua rivisitazione post-moderna. Matt Shakman, che già aveva dimostrato intelligenza nel ricostruire il passato iconico della Tv americana in WandaVision, valorizza le scenografie facendo di I Fantastici 4 - Gli inizi un film di grande ricchezza visiva. Peccato la sceneggiatura, pur ambiziosa, non sia altrettanto speciale e anzi segua, in modo fin troppo prevedibile, i tropi del quasi consunto cinema dei supereroi.

Non regalano un ultimo acuto nemmeno le scene sui titoli di coda: quella finale è divertente ma superflua; quella in mezzo ai titoli introduce, come già ampiamente annunciato, il Doctor Doom, deludendo però le aspettative su Robert Downey Jr. Per comprendere la sua interpretazione si dovrà attendere Avengers - Doomsday. (by MyMovies.it)

Sicuramente uno dei film più belli del 2025 e non solo per quelli che amano i super eroi, perchè è un film molto 'umano', con problemi che riguardano la sicurezza della propria famiglia e l'amore incondizionato di una madre verso il proprio figlio. A livello di effetti speciali non c'è nulla da dire, è semplicemente 'fantastico', ma è la storia che narra che mi ha colpito, perchè è destinata a rimanere nella memoria del pubblico, non come tanti film dei super eroi simili l'uno all'altro, a volte, in modo imbarazzante.

Voto: 8 

 

Due cuori in affitto

di Felicia Kingsley 

Summer ha ventisette anni ed è californiana. Blake ne ha quasi trentatré ed è un vero newyorkese. Lei aspira a diventare una sceneggiatrice di successo, ma per ora è solo assistente del direttore di produzione di una serie tv. Lui è uno scrittore da svariati milioni di copie e i suoi bestseller sono sempre nella classifica dei libri più venduti. Summer è fidanzata con un uomo molto più grande di lei, mentre Blake è single per vocazione. Lei è una persona ordinata, precisa e mattiniera, fa yoga e beve tè verde; lui fa colazione con un Bloody Mary e due sigarette, vive nel caos e non si sveglia mai prima delle due del pomeriggio. Summer e Blake non hanno proprio niente in comune, a parte una casa delle vacanze negli Hamptons, che per un mancato passaggio di informazioni è stata affittata a entrambi. Qualcuno se ne deve andare, ma tutti e due hanno ottime ragioni per restare. E le ragioni potrebbero aumentare con il passare dei giorni… (by Amazon.it)

Rispetto agli altri che ho letto, questo l'ho trovato più somigliante ad un romanzo 'rosa', con diverse pagine concentrate a descrivere le peripezie amorose dei due protagonisti. Lettura piacevole e leggera, sempre divertente anche se forse, un po' troppo scontata. 

lunedì 20 ottobre 2025

L'ultimo segreto

di Dan Brown

Robert Langdon è a Praga insieme a Katherine Solomon, con cui ha da poco avviato una relazione. Un viaggio di piacere in veste di accompagnatore dell'esperta di noetica, invitata a una conferenza in città per esporre le sue innovative teorie sulla mente. All'improvviso, gli eventi prendono una piega inquietante: la mattina del quarto giorno Katherine sembra sparire senza lasciare tracce e Robert assiste, sul ponte Carlo, a una scena che sfida la razionalità e di fronte alla quale reagisce d'istinto, finendo nel mirino dei servizi di sicurezza cechi. Intanto, a New York, una misteriosa organizzazione mette in campo risorse all'avanguardia per distruggere il manoscritto che Katherine ha consegnato al suo editore e che raccoglie le sue rivoluzionarie ricerche.
Ma come mai quello che dovrebbe essere un saggio teorico attira così tanto interesse? In poco più di ventiquattr'ore, Langdon dovrà dimostrarsi in grado di ritrovare Katherine, seminare le forze dell'ordine della città e quelle dell'ambasciata americana e oltrepassare le porte di un laboratorio segreto in cui vengono condotti esperimenti indicibili. La posta in gioco è altissima: una nuova concezione della mente, una visione che può regalare un futuro diverso all'umanità ma che potrebbe, anche, diventare un'arma dall'impatto devastante. A quasi dieci anni dal suo ultimo successo, Dan Brown torna con il suo romanzo più ambizioso ed emozionante: una nuova caccia di Robert Langdon dove, come sempre nei suoi libri, nulla è più pericoloso della conoscenza, e nulla è più efficace di una mente affilata. (by Amazon.it)

Quando esce un romanzo nuovo di questo autore non posso mancarlo, anzi di solito lo leggo appena riesco ad averlo, per curiosità e perchè le emozioni provate alla lettura del suo primo indimenticabile best seller, Il codice Da Vinci, sono sempre ben presenti. Nel corso del tempo, i romanzi scritti dopo il primo si sono fatti sempre un po' meno avvincenti, ma gli argomenti trattati mi portano sempre a riflettere, senza voler entrare nel merito scientifico, trattando i romanzi come tali. La potenza della mente umana, le possibilità che essa possiede non ancora esplorate e il concetto di coscienza NON locale mi hanno affascinato, perchè sebbene a livello scientifico non ne sappia nulla, pensare alla mente umana come un qualcosa che sopravvive al corpo e che in determinate circostanze riesce a comunicare rende il concetto della morte come qualcosa di non definitivo. Chiaramente le religioni e la fede in generale hanno dato una spiegazione a quello che accade dopo la morte millenni or sono, ma forse può esserci qualcosa di più della fede, forse può esserci qualcosa che ci rende tutti collegati a prescindere dal nostro corpo.

Interessante ed affascinante come argomento, diciamo solo che in alcuni punti l'ho trovato un pelo prolisso, nella spiegazione di concetti che con qualche decina di pagine in meno sarebbero risultati ugualmente chiari. 

venerdì 19 settembre 2025

Atlas La storia di Pà Salt. Le Sette Sorelle (vol.8)

di Lucinda Riley e Harry Whittaker (figlio di Lucinda)

Attraversando una vita di amori e perdite, confini e oceani, Atlas, La storia di Pa' Salt, porta la serie delle Sette Sorelle di Lucinda Riley alla sua stupefacente e indimenticabile conclusione.

Nizza, 2008. Dopo averla inseguita per tutto il mondo, le ragazze D'Aplièse hanno finalmente trovato la sorella perduta, e ora che sono finalmente insieme a bordo dello yacht di famiglia, sono pronte a salpare per commemorare la morte di Pa' Salt. Merope, però, arriva portando con sé il prezioso diario del padre e così, nelle lunghe ore di navigazione per raggiungere il Mar Egeo, le sorelle, circondate dai loro cari, potranno finalmente scoprire la verità sull'uomo che le ha accolte e cresciute e che in fondo conoscevano appena.

Parigi, 1928. La famiglia Landowski trova un bambino di sette anni svenuto nel proprio giardino. A un passo dalla morte, viene salvato e accolto come se fosse uno dei loro figli. Nonostante sia un ragazzo gentile, precoce e talentuoso, pur di non spiegare da che cosa sta fuggendo si chiude in un ostinato mutismo. Mentre diventa un giovane uomo, si innamora, prende lezioni al prestigioso Conservatorio di Parigi e sembra quasi poter dimenticare i terrori del suo passato, ma poi una nuova minaccia lo costringe a partire: non potrà mai essere al sicuro, non finché il suo migliore amico non avrà compiuto la sua vendetta. (by Amazon.it)
Non mi capita spesso di emozionarmi così tanto leggendo un libro, ogni tanto sì, ma è una cosa rara! Questo romanzo è il degno finale di una lunghissima cavalcata lungo tutta la saga in cui la Riley ha descritto la ricerca delle origini di ciascuna sorella adottata. E' venuto il momento di parlare della storia del loro padre adottivo, per svelare che ogni adozione non è mai stata fatta per caso, che le famiglie di origine sono tutte collegate alla sua storia personale. Per un totale di 5655 pagine, non posso fare a meno di pensare che sarebbe bello vedere una trasposizione cinematografica di questa saga, magari nella forma di una serie tv... chissà se qualcuno ci ha già pensato...
Comunque durante la lettura mi è capitato di fermarmi a riflettere su alcune affermazioni che nella loro banalità mi hanno colpito e che voglio riportare qui, per potermele rileggere quando ne ho voglia:

'Ricordati che per avere speranza nel futuro, dobbiamo guardare al passato.' 'Se non cambi direzione, potresti finire dove sei partito.' 'Non bisogna mai giudicare le persone da ciò che fanno, ma da ciò che sono.' 

lunedì 1 settembre 2025

La missione del robot selvaggio

di Peter Brown

Un’isola perfetta minacciata da una marea avvelenata.
Per fermarla è necessario un viaggio negli abissi tra meraviglia e pericolo, e il robot selvaggio è l’unico a poterlo compiere.
Anche un cuore di metallo può battere per salvare il mondo... (by Amazon.it)
 
Ho adorato i primi due romanzi, questo un pelo meno, non perchè non sia bello, l'ho trovato un po' lento nella parte centrale, il viaggio del robot verso la finte della marea avvelenata, se da una parte ci ha fatto conoscere tanti nuovi amici, è stata anche lunga e solitaria. L'argomento trattato è davvero molto interessante, l'inquinamento è da sempre un argomento su cui occorre sensibilizzare il maggior numero di persone, compresi i bambini, perchè il mondo sarà loro ed hanno il dovere di preservarlo. Ho trovato interessante anche la cotrapposizione creata da un robot che combatte una base mineraria che sta estraendo minerale per costruire robot come lui... Anche se il suo cervello eletrtronico ha capito l'utilità di questo impianto, non ha esitato nel cercare di fermarlo, anche se sperava di poter usare la diplomazia per farlo e non le maniere forti. Ma si sa che gli umani, poche volte possono decidere con la propria testa, molte volte sono alla mercè di qualche potente che non capisce o non vuole capire le implicazioni del proprio operato, tutto per il 'Dio Denaro'!!! In soccorso al robot arrivano i giganti degli abissi, che hanno un solo scopo, quello di preservare la proria incolumità. 

 

Il Poeta è tornato

di Michael Connelly

Rachel Walling, l'agente dell'FBI che si era occupata del caso del Poeta, non aveva mai smesso di sognarselo. Ma il giorno in cui dall'FBI la chiamano perché il killer ha ripreso a colpire, capisce che quell'incubo è tornato realtà. Anche Harry Bosch è alle prese con un'indagine: quella sulla morte del suo amico Terry McCaleb, il cui cuore trapiantato ha ceduto per sempre. La moglie di McCaleb non è convinta che si tratti di un decesso naturale, dall'autopsia risulta che i medicinali indispensabili alla sopravvivenza del marito sono stati alterati e resi del tutto inefficaci. Perquisendo la barca dell'amico, Bosch trova le prove che anche dietro quest'omicidio si nasconde l'ombra del Poeta. E quando Rachel e Bosch si incontrano nel deserto del Nevada, dove il killer ha sepolto le sue vittime, capiscono che solo unendo le forze riusciranno a incastrarlo. In un crescendo di suspense, la scia di morte lasciata dal criminale più spietato e ingegnoso della storia di Los Angeles li porta dalle sabbie del Nevada, alle luci scintillanti di Las Vegas, fino agli angoli bui di Los Angeles, dove Harry Bosch giocherà la partita più drammatica e pericolosa della sua vita. (by Amazon.it)

Forse questo è l'ultimo romanzo in Harry Bosh si ocvcupa di un caso di omicidio come investigatore privato, sembra esserci la possibilità di un rientro in polizia per lui, staremo a vedere. Certo è che questa posizione risulta un po' scomoda per lui, senza un distintivo ha movimenti limitati che lo portano ad essere sempre più in pericolo. Per fortuna in questo caso è affiancato dall'agente Rachel Walling, che si è occupata del caso del Poeta, fino alla rivelazione scioccante che si trattava del suo mentore e si rivela un aiuito importante per Harry, perchè nessuno più di lei sa come ragiona questo spietato assassino.    

lunedì 11 agosto 2025

La sorella perduta. Le sette sorelle Vol. 7

di Lucinda Riley 

Maia, Ally, Star, CeCe, Tiggy ed Electra: ognuna delle 6 sorelle D'Aplièse ha compiuto un viaggio straordinario alla scoperta delle proprie origini, ma la costellazione delle Pleiadi da cui hanno preso i loro nomi è composta da 7 stelle e nessuno ha ancora scoperto chi sia veramente e dove si trovi Merope. Mentre Ally e Maia sono ad Atlantis a guardare Electra in tv al Concert for Africa, l'avvocato Georg Hoffman arriva con una novità incredibile: sembra che finalmente ci sia una pista concreta per trovare la sorella perduta. Con l'indirizzo di una vigna e il disegno di un anello di smeraldo a forma di stella, ha inizio una staffetta che porterà le sorelle ad attraversare, letteralmente, il mondo intero: dalla Nuova Zelanda al Canada, dall'Inghilterra alla Francia e infine all'Irlanda, unite più che mai nella missione di completare la loro famiglia prima della commemorazione per la morte di Pa' Salt. Una ricerca che le metterà sulle tracce di una donna che in realtà non vuole essere trovata… ma perché?Sempre più avventura, sempre più suspense nel settimo capitolo dell'epica saga bestseller internazionale. (by Amazon.it)

Rispetto agli altri romanzi di questa saga, il narrato è molto diverso, non conosciamo l'identità della settima sorella, anche se tutto sembra puntare ad una ragazza di 22 anni adottata. Ma tante cose non quadrano, ed ad un certo punto mi sono sentita un po' presa in giro, come si poteva pensare che fosse lei la sorella perduta? l'indizio fondamentale, l'anello di smeraldi, non era della ragazza, era della madre che glielo aveva regalato per il suo 21-esimo compleanno e quindi, anche se i conti non sembravano tornare, per buona parte del libro ho pensato che fosse Merry la 'sorella perduta'. L'epilogo del libro non lascia scampo, se si vuole capire come sono andate davvero le cose bisogna leggere l'ultimissimo romanzo della saga, 'Atlas, la storia di Pà Salt'. Non vedo l'ora di leggerlo, ma nel frattempo ho inziato un'altra lettura, quindi per non scordare il finale a sorpresa di questo, lo riporto qui di seguito, quindi attenzione, si tratta di SPOILER!!!

Alla fine ricompare misteriosamente l'avvocato Georg Hoffman, ricercato dalle sorelle per tutto il romanzo, lo ritroviamo provato, dispiaciuto di aver fatto girare a vuoto le sorelle, senza averle indirizzate subito verso la vera 'sorella perduta'. Quando ricompare va a prelevare Merry, dicendole che deve assolutamente raggiungere le ragazze che l'hanno tanto cercata, perchè è lei la 'sorella' ed ha un lascito da parte di Pà Salt, una lettera in cui le spiega che è suo padre e si firma Atlas. 

mercoledì 23 luglio 2025

Superman

Regia di James Gunn. Un film Da vedere 2025 con David Corenswet, Rachel Brosnahan, Nicholas Hoult, Edi Gathegi, Anthony Carrigan. Cast completo Genere Fantascienza, - USA, 2025, durata 129 minuti. Uscita cinema mercoledì 9 luglio 2025 distribuito da Warner Bros Italia.

Rivelatosi già tre anni fa a un mondo dove vivono diversi coloriti metaumani, Superman è intervenuto in un conflitto armato tra due nazioni, per fermare un massacro. Questo ha dato vita a un incidente geopolitico complesso: la Nazione da lui ostacolata è storicamente alleata degli Stati Uniti, di cui Superman è cittadino. Un metaumano proveniente da quella nazione arriva così a Metropolis e sconfigge l'Uomo d'acciaio - è la prima volta che qualcuno ci riesce. Volato al sicuro in Antartide, Superman chiama in soccorso il supercane Krypto che, non senza prima strapazzarlo un po', lo trascina al sicuro nella Fortezza della Solitudine. Nel mentre Lex Luthor, coinvolto anche nella guerra dove Superman è intervenuto, porta avanti un insidioso piano per scoprire i segreti della sua nemesi screditarne l'immagine e avere finalmente l'autorizzazione del governo per eliminarlo.

Una nuova versione del supereroe per eccellenza, al tempo stesso classica e al passo con i tempi, capace di intercettare numerose questioni di attualità, problematizzando il concetto di un eroe che vuole solo fare del bene di fronte alle contraddizioni e alle confusioni della contemporaneità.

Lex Luthor incarna diversi grandi mali del presente: si avvale della manipolazione dei conflitti militari e delle distorsioni di Internet come strumento di informazione, inoltre le sue azioni riecheggiano temi come la repressione degli immigrati, con tanto di supercareri, e la rampante ascesa dei miliardari nella politica americana. Eppure il film è coloratissimo e mai troppo serioso, tragico e buffo al tempo stesso come è nello stile di James Gunn. La sua non è un'impresa semplice: introduce da zero - senza rinarrarne le origini - non solo Superman, ma pure altre figure dell'universo DC Comics, mettendoci in mezzo sia una trama molto articolata, sia l'adorabile ma ingombrante presenza del cane Krypto. Il primo atto fatica a prendere il volo: la spettacolarità e il senso di meraviglia non bastano a compensare una trama didascalica che deve necessariamente spiegare di Luthor, del suo piano, di Metropolis, della provenienza di Superman, del caratteraccio di Krypto, della "Justice Gang" e pure di un conflitto fittizio che ricorda chiaramente sia quello in Ucraina sia quello in Palestina.

L'ironia, da sempre cifra stilistica di Gunn, trova il suo baricentro in Lois Lane: giornalista d'assalto e compagna di Superman, lo intervista in una sorta di gioco di coppia, mettendolo di fronte alle sue contraddizioni. È lei la sua ancora, la bussola morale che lo tiene con i piedi per terra. Lo conosce, si fida, ma sa anche quanto facilmente le sue azioni possano essere fraintese. Il Superman di Gunn è molto umano, forse persino troppo, e scoprirà di aver sempre frainteso un elemento centrale del proprio passato kryptoniano. Da ragazzo di Smallville, cresciuto con un forte senso della decenza e della giustizia, si trova catapultato in un mondo cinico e baro, sempre pronto a rinnegare i suoi eroi. Lex Luthor è un villain spregiudicato e pericolosissimo, dai mezzi quasi illimitati. Perché sia davvero insidioso non può essere, come invece passato, qualcuno che non conosce il mondo dei metaumani ed è anzi perfettamente integrato a essi, ne ha diversi al proprio servizio, collabora con il governo e ha approntato tecnologie assolutamente incredibili. Accanto a lui ci sono Engineer e Ultraman, la prima odia ferocemente Superman per un motivo che non sarà chiarito nel film, mentre il secondo, silenzioso e mascherato, sembra in più di un senso il Black Noir dei fumetti di The Boys, anziché l'Ultraman dei fumetti DC Comics..

Del resto il mondo che ci viene proposto dal film ha anche un supergruppo di più disincantati superesseri: la Justice Gang. Su di loro non vengono date spiegazioni, anche se non si tratta di personaggi noti al grande pubblico: l'arrogante Lanterna Verde Guy Gardner, la rabbiosa Hawkgirl e l'intelligentissimo ma più o meno anaffettivo Mr. Terrific, a cui è dedicata una sequenza d'azione a ritmo di musica tipicamente gunniana.

Un ruolo cruciale è poi conferito al cane Krypto, irruento e disubbidiente, è tenuto da Superman solo "in affido" e motiva l'eroe a gesta anche sconsiderate pure di salvarlo. L'idea che l'animale soffra o sia spaventato è intollerabile a Superman e gli dà una causa di indubbia empatia con il pubblico di qualsiasi fede politica - Gunn del resto aveva già usato con successo il tema della crudeltà sugli animali nel terzo film dedicato ai Guardiani della Galassia. Altre questioni sono più controverse: il Paese invasore ha elementi che richiamano la Russia, ma il Paese invaso e la sua gente ricordano la Palestina. Inoltre ci si metta che l'invasore è storico alleato americano come Israele e pure che i genitori di Superman parlano in un kryptoniano che suona come l'ebraico, questioni piuttosto coraggiose per un film mainstream come questo. Più consueta la critica al capitalismo di Luthor, che usa bot per attaccare Superman sui social e traffica nella militarizzazione della sicurezza. Tanto Rachel Brosnhan è perfetta per il tono da commedia romantica e l'arguzia della giornalista Lois Lane, quanto Nicholas Hoult stupisce con un Luthor davvero sadico e mai così minaccioso. David Corenswet infine ha il volto giusto per un Superman che vuole essere buono, a volte ingenuo a volte astuto, spesso incompreso da un mondo troppo disilluso per credere in uno come lui.(by MyMovies.it)

Bentornato Superman!!! Ma che bella sorpresa!!! Ero un po' preoccupata, troppo legata al personaggio tradizionale, ed un nuovo Superman ha un'eredità bella pesante da rispettare... Beh, la scommessa è più che vinta e non solo per il nuovo Superman, tutto il film è risultato davvero molto bello. La nuova Lois Lane è molto centrata (come poteva essere diversamente la Signora Maisel) e finalmente un Lex Luthor come Dio comanda (il ragazzino di 'About a boy' finalmente si fa vedere in tutta la sua bravura!). Un plauso particolare a Krypto, il vero eroe del film, che ho adorato a partire dalla prima scena del film! 

Voto: 8 

 

Jurassic World - La rinascita

Regia di Gareth Edwards. Un film con Scarlett Johansson, Mahershala Ali, Jonathan Bailey, Rupert Friend, Manuel Garcia-Rulfo. Cast completo Titolo originale: Jurassic World Rebirth. Genere Azione, Avventura, Fantascienza, - USA, 2025, durata 134 minuti. Uscita cinema mercoledì 2 luglio 2025 distribuito da Universal Pictures.

Cinque anni dopo gli eventi di Jurassic World - Il dominio, l'ecologia del pianeta si è dimostrata in gran parte inospitale per i dinosauri. Quelli rimanenti sono confinati in ambienti equatoriali isolati con climi simili a quello in cui una volta prosperavano. Le tre creature più colossali di terra, mare e aria all'interno di quella biosfera tropicale contengono, nel loro DNA, la chiave di un farmaco che potrebbe portare miracolosi benefici salvavita all'umanità. Per prelevarlo viene inviata in missione segreta e illegale una squadra parecchio eterogenea.

Non sono trascorsi nemmeno tre anni dal precedente Jurassic World - Il dominio ma la storia de La Rinascita inizia cinque anni dopo nel tentativo di chiudere un ciclo per aprirne un nuovo che torna all'originale di Spielberg con il suo sceneggiatore David Koepp. Ma sono passati più di 30 anni...

Teoricamente funziona tutto in questo settimo capitolo della saga dei dinosauri immaginata da Michael Crichton e portata al cinema dal genio di Steven Spielberg ormai più di 30 anni fa. Ecco immediatamente l'assunto basico iniziale con una Big Pharma naturalmente cattiva che ha scoperto che nel sangue dei dinosauri più grandi di ogni specie vivente nell'acqua, nel mare o nell'aria, si cela la cura per allungare la vita delle coronarie umane di circa 20 anni. Siamo evidentemente al grado zero di un plot che fa tanto B-movie così, per proseguire su questa linea, arriva l'emissario naturalmente cattivo della grande casa farmaceutica Martin Krebs, interpretato da Rupert Friend, che mette su una squadra di forze speciali per la missione estrema di prendere un campione di sangue dai tre dinosauri.

Il "B-Team", lo chiamiamo noi così, è ovviamente composto da persone che più diverse non si potrebbe con la mercenaria Zora Bennet, interpretata con la solita ironica bravura da Scarlett Johansson, che fa gli occhi dolci - ah la romcom! - al paleontologo un po' nerd con gli occhiali prof. Henry Loomis (Jonathan Bailey). Non mancherà anche lo sbruffoncello con il mitra facile, Bobby Atwater (Ed Skrein), che appena può spara ai dinosauri e troverà il giusto contrappasso. A traghettarli verso le zone in cui vivono segregati i dinosauri c'è Duncan Kincaid, il capitano della barca interpretato da Mahershala Ali.

Ora, come se questo non bastasse per fare un family, a un certo punto delle tre missioni, quella in mare in cui lo sceneggiatore omaggia Lo squalo del suo Spielberg, la squadra si imbatte in una famiglia finita in mare con il papà di origine sudamericane Reuben Delgado, interpretato da Manuel Garcia-Rulfo. Anche se ben presto i due gruppi si disuniranno come le loro storie che correranno parallele come due rette che non si incontrano mai.
Però, bisogna ammettere, che tutto questo funziona, si seguono con piacere i tre 'quadri' da superare come in un videogame, gli inseguimenti con i dinosauri sono gestiti dal regista di Godzilla e Rogue One: A Star Wars Story, Gareth Edwards, con la giusta dose di azione e di ironia (ci sarà sempre una scena in cui uno dei protagonisti si gira piano piano e vede il Tirannosauro in primo piano che noi spettatori avevamo già inquadrato?).

Chissà forse non è nemmeno giusto chiedersi se da produzioni così mastodontiche, tanto per restare in tema, ci si debba aspettare di più oppure la comfort zone dell'immaginario dei prolungati e stiracchiati anni '80 debba bastarci. Nella speranza però che una certa noia non si impossessi di noi. La precedente nuova trilogia di Jurassic World, a parte l'enorme successo di pubblico, dalla sua aveva almeno l'invenzione affabulatoria di storie e di personaggi. Qui i personaggi sono degli stereotipi, i caratteri non sono approfonditi, la critica al capitalismo (le Big Pharma) fa sorridere in un film che è la quintessenza dell'attuale sistema di produzione appunto capitalistico. Il futuro di questo franchise è dunque immaginabile solo come un eterno ritorno al futuro? Ma poi nel 2027, quando è ambientato il film, non ci saranno più i droni che vediamo utilizzati in tutte le guerre maledettamente reali, dove operano 'chirurgicamente' per sabotare e distruggere, a cui affidare un veloce prelievo di sangue? (by MyMovies.it)

Deludente... è l'unica parola che mi è venuta in mente! La storia è inesistente, la presenza della famiglia come 'riempitivo', la dice lunga su quanto sarebbe stato spoglio! Le scene dei dinosauri non sono male, ma è tutto un combattimento, un'invasione da parte degli umani di un mondo che essi stessi hanno creato. Dopo 10 minuti sapevo già chi sarebbe sopravvissuto, ed è stato semplicemente un avvicendarsi di scomparse dei protagonisti, uno dopo l'altro... Scarlett e Mahershala sono i piloni portanti di questo film e forse l'unica ragione per cui do la sufficienza al film.

Voto: 6