giovedì 27 febbraio 2025

We live in time

Regia di John Crowley. Un film Da vedere 2024 con Florence Pugh, Andrew Garfield, Adam James, Aoife Hinds, Gianni Calchetti. Cast completo Titolo originale: We Live in Time. Genere Drammatico, - Gran Bretagna, Francia, 2024, durata 107 minuti. Uscita cinema giovedì 6 febbraio 2025 distribuito da Lucky Red.

Si incontrano in un ospedale. Lui è Tobias Durand, lavora per la fabbrica di cereali Weetabix e si trova in strada di sera in accappatoio alla ricerca di una penna per firmare le carte del divorzio. Lei è Almut Brühl, un ex-pattinatrice ora chef in ascesa che l'ha investito. Tra loro nasce una forte attrazione e dopo poco vanno a vivere insieme. Da lì parte la loro storia che attraversa circa dieci anni, tra alti e bassi, momenti di grande felicità culminati con la nascita della figlia ad altri tragici quando Almut scopre di avere un cancro e deve scegliere un trattamento che può allungarle la vita ma farla soffrire di più oppure sfruttare al meglio il tempo che le rimane.

Tutto nasce per caso. Oppure no. Una matita che si spezza, un' auto incastrata tra altre due, date di momenti importanti che finiscono per coincidere. We Live in Time non è solo un melodramma sulla malattia, o almeno non soltanto.

Rispetto a Voglia di tenerezza, segue un percorso meno classico e non lineare da un punto di vista narrativo. Per questo passato e presente si alternano per mettere a fuoco la vita della coppia tra incomprensioni (la reazione di Almut quando Tobias le ha chiesto di sposarlo) a frammenti di felicità, dai momenti sulla giostra fino alla scena, la più coinvolgente ma anche frenetica, irresistibile di tutto il film, del parto nella stazione di servizio con la porta del bagno bloccata.

John Crowley segue i suoi protagonisti nel corso del tempo come aveva già fatto con Il cardellino ed Boy A che è stato anche il primo ruolo da protagonista per Andrew Garfield. L'attore statunitense in We Live in Time trova un'intesa perfetta con Florence Pugh. Sono loro i principali punti di forza di un film caratterizzato da una drammaturgia solida, quasi di stampo teatrale nei dialoghi della sceneggiatura di Nick Payne che trova a sua volta un magnifico contrasto con un cinema che prova a immortalare la fuggevolezza del tempo.

Forse lo stesso tipo di struttura, con altri attori, non avrebbe retto allo stesso modo. Sia Garfield sia Pugh li rendono aderenti alla realtà, lasciano avvertire quello che provano anche con un solo sguardo come nella prima reazione di entrambi davanti al responso della dottoressa, oppure mettono in evidenza anche le tensioni nascoste della coppia che emergono, per esempio, dopo che Tobias ha visto il filmato della gara di pattinaggio di Almut.

Ci sono però anche toccanti momenti di istintiva intimità quando lui le taglia i capelli. Oppure tutte le scene in cucina, come la preparazione e la gara internazionale di cucina del Bocuse d'or che sembrano uscite da The Bear e alterano nuovamente gli equilibri tra i due personaggi perché Almut inizialmente aveva tenuto all'oscuro Tobias che avrebbe partecipato alla competizione.

We Live in Time cammina sospeso, potrebbe cadere da un momento all'altro, diventare troppo sentimentale oppure al contrario cercare un taglio più brillante. Trova invece un miracoloso equilibrio proprio perché riesce a intrecciare insieme due diagnosi di cancro, una storia d'amore, la nascita di una figlia nello stesso film.

Il cineasta si mette principalmente al servizio della storia e dei suoi attori ed è per questo che la sua regia è così trasparente a quella tradizionale di Brooklyn. In quel caso mostrava una faccia del 'sogno americano', qui invece le pagine della vita di una coppia. Come i protagonisti, We Live in Time coglie l'attimo. Ogni piano su di loro (insieme o da soli) cattura il momento di felicità o disperazione. Non c'è mai un esito scontato come nei drammi sulla malattia, anche quello bellissimo di James L. Brooks con Debra Winger e Shirley MacLaine. Il destino di Tobias e Almut può cambiare da un momento all'altro prima del finale. Il vissuto e la sua rappresentazione sono la stessa cosa. In We Live in Time, tra il cinema e la vita non c'è più nessuna distanza.(by MyMovies.it)

Mah... che dire... avevo delle aspettative su questo film, mi avevano detto che avrebbe fatto piangere e quindi ero pronta ad una storia drammatica, di cui tra l'altro conoscevo già la trama principale, ma sono rimasta delusa. Non dalla storia in sè, ma da come è stata raccontata, i continui salti tra il passato e il presente, a lungo andare, mi sono risultati un po' fastidiosi e poi non ne capisco la necessità. Forse si voleva rendere la storia più interessante, meno scontata nella sua trama tanto reale, quanto crudele... ma a volte non c'è nulla di male nel raccontare una storia così come si è svolta. Se il pubblico non vuole vedere una storia vera, raccontata con tutte le sue sfumature ha la possibilità di scegliere un film di genere diverso... fortunatamente abbiamo solo l'imbarazzo delle scelta!

VOTO: 6- (per la trama 7)

 

Matrimonio di convenienza

di Felicia Kingsley

Jemma fa la truccatrice teatrale, vive in un seminterrato a Londra e colleziona insuccessi in amore. Un giorno però riceve una telefonata dal suo avvocato che potrebbe cambiarle la vita: la nonna Catriona, la stessa che ha diseredato sua madre per aver sposato un uomo qualunque e senza titolo nobiliare, ha lasciato a lei un'enorme ricchezza. Ma a una condizione: che sposi un uomo di nobili natali. Il caso vuole che l'avvocato di Jemma segua un cliente che non naviga proprio in acque tranquille: Ashford, il dodicesimo duca di Burlingham, è infatti al verde e rischia di perdere, insieme ai beni di famiglia, anche il titolo. Ashford è un duca, Jemma ha molti soldi. Ashford ha bisogno di liquidi, Jemma di un blasone... Ma cosa può avere in comune la figlia di una simpatica coppia hippy, che ama girare per casa nuda, con un compassato lord inglese? Apparentemente nulla... Il loro non sarà altro che un matrimonio di convenienza, un'unione di facciata per permettere a entrambi di ottenere ciò che vogliono. Ma Jemma non immagina cosa l'aspetta, una volta arrivata nella lussuosa residenza dei Burlingham: galateo, formalità, inviti, ricevimenti e un'odiosa suocera aristocratica. E a quel punto sarà guerra aperta... (by Amazon.it)

E' facile innamorarsi di questi romanzi rosa leggeri e spassosi, mi ricordano molto i primi della saga 'I love shopping' della Kinsella. Anche in questo caso mi sono ritrovata a sorridere da sola come una cretina, mentre leggevo frasi che fanno parte del mio interloquire quotidiano. Forse perchè l'autrice è proprio delle mie zone, alcuni modi di dire, vederli scritti nero su bianco mi fanno sorridere e rendono la lettura molto piacevole. Mettici poi l'ambientazione alla Jane Austen e non ci sono dubbi, lo annovero tra i miei romanzi scaccia pensieri preferiti. 

venerdì 21 febbraio 2025

Captain America. Brave New World

Regia di Julius Onah. Un film con Anthony Mackie, Danny Ramirez (I), Shira Haas, Carl Lumbly, Xosha Roquemore. Cast completo Titolo originale: Captain America: New World Order. Genere Fantascienza, Avventura, Azione, - USA, 2025, durata 118 minuti. Uscita cinema mercoledì 12 febbraio 2025 distribuito da Walt Disney.

L'ex Generale Thaddeus "Thunderbolt" Ross è divenuto presidente degli Stati Uniti con una campagna elettorale all'insegna dell'unità del Paese e la sua collaborazione con il nuovo Capitan America sembra migliorare di giorno in giorno. Dopo una missione completata con successo contro i Mercenari dei Serpenti, Sam Wilson viene infatti invitato alla Casa Bianca, accompagnato dal nuovo Falcon, Joaquin Torres, e dal Capitan America dimenticato della Guerra di Corea, vittima per decenni di esperimenti governativi: Isaiah Bradley.

In questa occasione però ha luogo un attentato alla vita del Presidente, che inoltre incrina il rapporto con il Giappone per l'impiego di un nuovo straordinario metallo: l'adamantio, recuperato dalla "massa celestiale" nell'Oceano Indiano. Sam Wilson dovrà cercare di venire a capo di un complesso intrigo e a complicare le cose c'è l'agente presidenziale Ruth Bat-Seraph, di origini israeliane ma addestrata nella Stanza Rossa delle Vedove.

Il tentativo di ritornare a toni più sobri e a intrighi più complessi e spionistici è evidente nel nuovo Captain America - Brave New World ma il film non riesce mai a trovare una vera intensità drammatica e solo nella seconda parte è visivamente spettacolare.

Il regista Julius Onah infatti non sembra essere stata una scelta vincente per la messa in scena delle molte scene d'azione corpo a corpo, dove tutto finisce triturato in uno spezzatino caotico di stacchi, che non restituiscono la fluidità dei movimenti né la dinamica delle coreografie. Le cose migliorano quando il nuovo Capitan America fa quello che sa fare meglio, ossia volare. In un elaborato "set-piece" aereo, tra caccia, navi da guerra e la titanica mano calcificata del Celestiale di Eternals che si erge in mezzo all'Oceano, il film trova la sua prima scena vincente. La seconda sarà il combattimento, ampiamente già svelato dai trailer, contro l'Hulk Rosso, ossia il Presidente Ross trasformato in un potentissimo mostro.

Che Hulk Rosso sia stato così presente nei trailer e pure nella locandina del film è però un autogol, perché la trasformazione dovrebbe essere il climax del piano del villain, un mistero che cresce lentamente di rivelazione in rivelazione dove lo spettatore ignaro si chiederebbe cosa sta davvero succedendo a Ross e cosa vuole l'enigmatico antagonista, che inizialmente viene nominato solo come "il compratore". Purtroppo invece il pubblico assisterà quasi annoiato all'accumulo di indizi e rivelazioni sapendo già il suo esito e chiedendosi perché il film le tratti come chissà quale mistero. Chiaramente in fase di scrittura e riprese non era stato questo il piano, ma poi gli insuccessi degli ultimi Marvel Movies devono aver portato la comunicazione a decidere che Hulk Rosso doveva essere il "selling point" del film, visto che Sam Wilson come Captain America rischiava di essere rifiutato e non richiamare pubblico.

D'altra parte Sam Wilson stesso è un problema, perché il film non riesce a dargli spessore drammatico. Certo vive la pressione di non essere degno del ruolo affidatogli da Steve Rogers, ma per esempio la sua identità di nero americano non è minimamente problematizzata - in questo senso aveva fatto meglio, senza nemmeno provarci un granché, la miniserie Tv The Falcon and the Winter Soldier. Se davvero si voleva tornare alle atmosfere di Captain America - The Winter Soldier, era necessario che l'intreccio del film toccasse la sfera personale di Sam, analogamente a come Steve Rogers era turbato dal dover combattere il redivivo miglior amico.

Invece il coinvolgimento di Sam Wilson è dovuto solo al suo "lavoro" e l'unico vero elemento personale del film è il suo rapporto con Isaiah Bradley - che è poi il personaggio migliore di Captain America - Brave New World, purtroppo però presente in poche scene. È invece fin troppo presente la spalla latina Joaquin Torres, che cerca di fare il simpatico a ogni costo, e risulta petulante. Va meglio con quelli che sono davvero al centro del dramma del film, ossia i personaggi di Tim Blake Nelson e Harrison Ford, ma purtroppo il film non è dedicato a loro se non in parte.

Per quanto, in conclusione, Captain America - Brave New World non sia un film infelice, non riesce però mai a risultare appassionante, vuoi per il protagonista drammaturgicamente debole, vuoi per il mistero già svelato, vuoi per il tasso spettacolare che si alza tardivamente. Il ritorno in auge della Marvel ha bisogno di meglio.(by MyMovies.it)

Personalmente l'ho trovato molto deludente. Se da una parte ho trovato il nuovo Captain America abbastanza credibile e soprattutto molto umano, non ho apprezzatto per niente l'intepretazione di Harrison Ford, che ho trovato 'piagnucoloso' per quasi tutto il film per poi trasformarsi in un Hulk rosso abbastanza improbabile. Come al solito le scene di battaglia sono sempre molto spettacolari ma al termine del combattimento, quando Captain America riesce finalmente a calmare Hulk mi sono chiesta: 'Ma c'era proprio bisogno di distruggere mezza Washington prima di fare un bel discorso ad Hulk???' 😀

Voto: 6-- (si poteva fare di meglio...)

 

 

Follemente

Regia di Paolo Genovese. Un film Da vedere 2025 con Edoardo Leo, Pilar Fogliati, Emanuela Fanelli, Maria Chiara Giannetta, Claudia Pandolfi. Cast completo Genere Commedia, - Italia, 2025, durata 97 minuti. Uscita cinema giovedì 20 febbraio 2025 distribuito da 01 Distribution

Romeo è tenero e romantico, Valium folle e paranoico, Eros arrapato e sensuale, il Professore razionale e giudicante. No, non sono esseri umani, ma personalità che abitano la mente di Piero, insegnante di Storia e Filosofia recentemente divorziato e con una figlia piccola, intenzionato a rimettersi in gioco con le donne ma ancora scottato dalle delusioni del passato. Giulietta è romantica e sognatrice, Trilli istintiva e sexy, Alfa ideologica e disciplinata e Scheggia irrazionale e istintiva. E anche loro non sono persone reali, ma parti della personalità di Lara, la giovane donna single reduce dalla relazione infelice con un uomo sposato che vorrebbe un partner affidabile che l'aspetti sotto casa, e invece tende a cadere nella trappola di amori senza futuro.

Lara e Piero si incontrano per il loro primo appuntamento, si piacciono ma non osano confessarlo (nemmeno a se stessi), incartandosi su ogni dettaglio, impegnati ad ascoltare le voci interiori delle loro rispettive personalità. Riusciranno a zittire quel chiacchiericcio incessante e a trovare la strada verso una relazione finalmente appagante?

FolleMente inventa uno scenario in cui, da spettatori, assistiamo sia all'incontro fra Piero e Lara che alla battaglia che si svolge nelle loro menti, dato che le varie personalità battibeccano senza sosta, ognuna intenta a portare il discorso (e le decisioni che ne conseguono) dalla propria parte.

Ne deriva un fuoco di fila di battute di un'ora e mezza, con un cast di attori ben noti al pubblico, ognuno intento ad incarnare un aspetto ben definito del "carattere" maschile o femminile, e a far entrare in contraddizione la coppia centrale interpretata da Edoardo Leo e Pilar Fogliati.

L'idea ricorda il film di animazione Inside Out, ma qui non si tratta di emozioni bensì di tratti comportamentali. Ovviamente a far ridere sono soprattutto Trilli ed Eros (Emanuela Fanelli e Claudio Santamaria) così come Valium e Scheggia (Rocco Papaleo e Maria Chiara Giannetta), mentre a Giulietta e Romeo (Vittoria Puccini e Maurizio Lastrico) tocca la parte più commovente e al Professore e Alfa quella più rigidamente raziocinante.

L'energia cinetica fra gli attori funziona, così come funziona il copione scritto a cinque mani dal regista Paolo Genovese (anche autore del soggetto) con Isabella Aguilar, Lucia Calamaro, Paolo Costella e Flaminia Gressi, che immaginiamo seduti intorno a un tavolo fare a gara per tirare fuori la battuta più divertente. Al fondo c'è qualcosa di meccanico, come c'era anche nel più grande successo di Genovese, quel Perfetti sconosciuti di cui sono stati fatti un numero record di remake internazionali. Ma l'idea è divertente, e lo sviluppo è attento ad incorporare le nuove (iper)sensibilità maschili e femminili in tema di rapporti sentimentali, nonché a preservare la componente romantica di quella che vorrebbe diventare una storia d'amore, nonostante tutto.

I momenti più riusciti sono un orgasmo trionfale che unisce tutte le voci interiori in un unico coro, e l'incontro improvviso fra le personalità maschili e femminili che comporta un mescolarsi del cast, fino a quel momento schierato su opposte barricate. FolleMente è un film dichiaratamente da grande pubblico che beneficerà della reazione collettiva a situazioni (anche dolorosamente) familiari e sfacciatamente comiche, riflettendo quelle esitazioni che caratterizzano le relazioni contemporanee ("Verso io o versi tu?", "Femminismo o galateo"? Senso di responsabilità o istinto animale? Sincerità o mistero?).

Alcuni dettagli sono cinematograficamente ben riusciti (anche se reminiscenti di Inside Out), come la ricerca affannosa delle parole che ci vengono a mancare al momento giusto attraverso i cassetti della nostra memoria. Molte paure e autosabotaggi sono immediatamente riconoscibili, ed è proprio sull'immedesimazione che Genovese fa leva, probabilmente augurandosi il bis dell'identificazione planetaria di Perfetti sconosciuti (in cui recitavano Giallini e Leo).

La messinscena del cervello di Piero e Lara è un po' claustrofobica ma efficace, l'impianto e il set dell'appartamento di Lara sono dichiaratamente teatrali, ma il ritmo di regia si adopera per movimentare gli ambienti e favorisce qualche fuga in esterno (e in avanti), coadiuvato dal montaggio competente di Consuelo Catucci. E la tesi di fondo, che emerge a poco a poco, è che maschi e femmine oggi stanno troppo stretti nelle rispettive (auto)definizioni, e farebbero bene ad accantonare più spesso i propri retropensieri per lasciare spazio all'improvvisazione del momento.(by MyMovies.it)

Non sono una grande fan dei film italiani, ma questo mi sento di consigliarlo in modo particolare. Mi è piaciuto davvero tanto, ho riso molto, a tratti mi sembrava di guardare una piece teatrale e tutti gli attori sono bravissimi. Poi io sono un po' di parte lo ammetto, alcuni degli attori presenti sono tra i miei preferiti come Pilar Fogliati e Maria Chiara Giannetta. La trama assomiglia ad un 'Inside Out' da adulti? e quindi? qual'è il problema... se una cosa funziona... funziona!!!

Voto: 8

 

La ragazza della luna. Le sette sorelle Vol. 5

di Lucinda Riley

Dai paesaggi incontaminati della Scozia allo splendore assolato della Spagna, il quinto magico episodio della saga bestseller delle Sette Sorelle.
Sono trascorsi ormai sei mesi dalla morte di Pa' Salt, e Tiggy, la quinta delle sorelle D'Aplièse, accetta un lavoro nella riserva naturale di Kinnaird. In questo luogo selvaggio e completamente isolato nelle Highlands scozzesi, si dovrà occupare di una razza felina a rischio di estinzione per conto di Charlie, l'affascinante proprietario della tenuta. Qui Tiggy incontra Cal, il guardacaccia e coinquilino, che presto diventerà un caro amico; Zara, la figlia adolescente e un po' ribelle di Charlie e Zed Eszu, corteggiatore insistente nonché ex fidanzato di una delle sorelle. Ma soprattutto incontra Chilly, un vecchio gitano che sembra conoscere molti dettagli del suo passato e di quello di sua nonna: la famosa ballerina di flamenco Lucía Amaya Albaycín. Davvero una strana coincidenza, ma Tiggy ha sempre avuto un intuito particolare, una connessione profonda con la natura. Questo incontro non è casuale, è parte del suo destino e, quando sarà pronta, non dovrà fare altro che seguire le indicazioni di Pa' Salt e bussare a una porticina azzurra nel Cortijo del Aire, a Granada. (by Amazon.it)
 
Il bello di questi romanzi è che ti portano in giro per il mondo, scoprendo luoghi e tempi ormai dimenticati. Anche in questo caso sono stata catapultata a Granada, nella comunità dei Gitanos, con la loro cultura del flamenco ed il loro stile di vita molto particolare. Forse tra i primi cinque, questo è il romanzo più cupo, in cui la vita degli antenati è stata più problematica, ma non per questo ho trovato la trama meno interessante.
 

lunedì 3 febbraio 2025

Tootsie

Una produzione di PeepArrow Entertainment, in collaborazione con il Teatro Sistina 

musica e testi di David Yazbek
libretto di Robert Horn
con Paolo Conticini ed Enzo Iacchetti
coreografie Roberto Croce
direzione musicale Emanuele Friello
regia e adattamento di Massimo Romeo Piparo

Tootsie, il nuovo spettacolo teatrale di Massimo Romeo Piparo, è tratto dal famoso film del 1982 con Dustin Hoffman, regia Sidney Pollack, con musica e testi del vincitore del Tony Award David Yazbek.

Tootsie segue le vicende di Michael Dorsey, interpretato magistralmente da Paolo Conticini, un attore dalle mille sfaccettature che, dopo una serie di delusioni lavorative, decide di travestirsi da donna per ottenere un ruolo in un importante musical di Broadway.
Accanto a Conticini, Enzo Iacchetti offre un’interpretazione brillante nel ruolo di Jeff, l’amico di Dorsey, aggiungendo ulteriore profondità alla storia.

Una commedia brillante con un ritmo serrato e musiche coinvolgenti, che critica ironicamente il mondo dello showbusiness. La storia affronta temi importanti come l’amore, l’identità, il ruolo della donna nella società e il coraggio di rischiare per ottenere opportunità. La famosa frase finale del film, pronunciata da Dustin Hoffman, risuona anche nel musical: “Sono stato un uomo migliore da ‘donna’, di quanto lo sia stato da ‘uomo’”.(dal sito del Teatro EuropAuditorium)

Che spettacolo!!! Uno spettacolo bellissimo, in cui anche le canzoni, sembravano strofe recitate su una melodia, rendendo le parole comprensibili proprio come se fossero battute di un testo teatrale. La coppia Conticini - Iacchetti è talmente 'rodata' che riescono a ridersi dietro l'un l'altro all'interno dello spettacolo stesso, facendo ridere il pubblico di gusto, perchè vedere la sintonia degli attori sul palco non è poca cosa. Era tanto che non vedevo un musical così ben fatto, talmente ricco che ti scordi che stai guardando un musical e così accogliente che ti lasci cullare dalla maestria indiscussa di ogni interprete. Bellissima anche la scenografia ed i ballerini hanno creato dei riempitivi di tutto rispetto.

Voto: 9

10 giorni con i suoi

Regia di Alessandro Genovesi. Un film con Fabio De Luigi, Valentina Lodovini, Dino Abbrescia, Giulia Bevilacqua, Angelica Elli. Cast completo Genere Commedia, - Italia, 2025, durata 98 minuti. Uscita cinema giovedì 23 gennaio 2025 distribuito da Medusa.

Carlo e Giulia Rovelli si preparano a partire verso il Salento dove la figlia maggiore Camilla, ora diciottenne, vuole trasferirsi per studiare all'università. Ma poiché il progetto di Camilla è anche quello di andare a vivere con il fidanzatino pugliese Antonio, Carlo è contrariato, e l'incontro con quelli che potrebbero diventare i futuri suoceri è a rischio. Anche Tito e Bianca, gli altri figli di Carlo e Giulia, viaggiano con la famiglia: il primo, adolescente imbottito di pregiudizi contro il Sud, combinerà una serie di guai, mentre la piccola di casa farà amicizia con Mario, il fratellino di Antonio. Ma a combinare più guai di tutti sarà Carlo, comportandosi come un elefante nella cristalleria in casa dei "suoi". Si aggiunga che Giulia ha appena scoperto di essere di nuovo incinta: a 45 anni suonati, e proprio quando gli altri figli cominciano a diventare grandi, lei e il marito dovrebbero ricominciare tutto da capo, e non sono sicuri di essere pronti.

10 giorni con i suoi è il terzo film della minisaga scritta (sempre con Giovanni Bognetti) e diretta da Alessandro Genovesi, dopo 10 giorni senza mamma e 10 giorni con Babbo Natale. L'impianto è sempre quello della commedia per famiglie con al centro le (dis)avventure della famiglia Rovelli e una sfilza di classici equivoci.

Valentina Lodovini è sempre la più credibile ed efficace nei panni di Giulia, Fabio De Luigi sforna battute più o meno puerili, e i tre ragazzi, interpretati dagli stessi attori che abbiamo visto via via crescere (Angelica Elli, Matteo Castellucci e Bianca Usai), ricoprono bene il loro ruolo, con nota di merito particolare per la piccola Bianca. Al cast si aggiungono Dino Abbrescia e Giulia Bevilacqua nei panni dei "consuoceri", più Gabriele Pizzurro (già visto in Stranizza d'amuri) e Leone Cardaci, dotato di marcato accento pugliese.

Niente di nuovo sotto il sole, ma una formula rassicurante che questa volta pesca anche da due film d'oltreoceano, Ti presento i miei di Jay Roach e Moonrise Kingdom di Wes Anderson (per la scena finale). Ma il contesto rimane fortemente italiano, in questo caso anche pugliese, e l'alchimia fra gli interpreti, e di conseguenza fra i loro personaggi, è palpabile, così come l'affetto che scorre soprattutto fra Carlo e Giulia. È anche interessante il tono "femminista" che il personaggio interpretato da Valentina Lodovini imprime alla sua Giulia, con la sottolineatura ripetuta che a decidere se proseguire o meno una gravidanza deve essere la donna, e quel monito finale alla figlia - "Amati sempre" - che muoverà a commozione le mamme di figlie femmine.
Questa saga ha il pregio di non risultare mai troppo lontana dalla realtà (fatta eccezione qui per il prete interpretato da Marcello Cesena in modo delirante) e di suscitare empatia anche nel pubblico che ne ha confermato il successo nel tempo. E questa nuova puntata non sarà da meno delle precedenti. (by MyMovies.it)

Divertente e spassoso, un film italiano che, nonostante non proponga niente di nuovo, sa essere piacevolmente ironico, senza scendere mai nella volgarità. Fabio De Luigi sforna battute che a volte sembrano talmente naturali che ti fanno dimenticare il copione. I due piccoli delle famiglie sono favolosi, in particolare l'accento puglieso del piccolo Mario mi ha fatto morire. Ogni tanto un film spensierato per farsi quattro risate ci può stare!

Vot: 7

 

mercoledì 29 gennaio 2025

Sherlock Holmes - Il Musical

Una produzione di Ad Astra Entertainment 
scritto da Andrea Cecchi, Alessio Fusi, Enrico Solito
con Neri Marcorè
musiche Andrea Sardi
liriche Alessio Fusi
regia Andrea Cecchi

Neri Marcorè sarà il celebre detective Sherlock Holmes in Sherlock Holmes – Il Musical, diretto da Andrea Cecchi, che è anche coautore insieme ad Alessio Fusi ed Enrico Solito.

La storia è ambientata nella Londra vittoriana e si focalizza sul classico scontro tra bene e male. Il racconto prende il via il 17 giugno 1897, a pochi giorni dalle celebrazioni del sessantesimo anniversario del regno della Regina Vittoria. Sherlock Holmes vive in uno stato di apatia, convinto che non esistano più criminali alla sua altezza dopo la morte del suo nemico Moriarty. Nonostante i crimini continuino, nessuno ha saputo stimolare il suo interesse. Tuttavia, tutto cambia quando una notte un uomo viene assassinato. La vittima, attraverso una serie di messaggi cifrati che solo una mente brillante come quella di Holmes potrebbe decifrare, chiede urgentemente il suo intervento. Non si tratta di risolvere il proprio omicidio, ma di prevenire una minaccia molto più grande: un attentato pianificato per il giorno del Giubileo della Regina, che potrebbe causare centinaia di vittime, compresa la stessa sovrana. “Un grande cast artistico e una trama appassionante immersa nell’atmosfera della Londra del 1897, con le sue ingiustizie, i vicoli fumosi e le tensioni sociali. Si alterneranno momenti di leggerezza e drammaticità, sulle note di una colonna sonora orchestrale che trasporterà il pubblico in un vortice di emozioni” si legge nelle note di regia. (dal sito del Teatro EuropAuditorium di Bologna)

Neri Marcorè è una garanzia!!! Mi piace da sempre e non l'avevo mai visto in un musical, ma devo dire che mi ha sorpreso piacevolmente. Che Sherlock Holmes potesse essere rappresentato a teatro come musical è una cosa a cui non avevo mai pensato, ma mettici, bravi cantanti ed una scenografia strepitoso e 'les jeux sont faites' !!! 

Voto: 7

La valigia

GIUSEPPE BATTISTON

In viaggio con Dovlatov. Un torero squalificato

tratto da La Valigia di Sergei Dovlatov
traduzione Laura Salmon
adattamento Paola Rota e Giuseppe Battiston
scena Nicolas Bovey
costumi Vanessa Sannino
luci Andrea Violato
suono e musica Angelo Elle
regia Paola Rota

produzione Gli Ipocriti – Melina Balsamo

Quando si parte per non tornare mai più, come si guarda ad ogni oggetto che si lascia? E soprattutto, come si guarda ad ogni oggetto che si prende con sé? E questi oggetti, che peso avranno nella nostra nuova vita?
“La Valigia” è il contenitore immaginario di una storia dissacrante e ironica, e il suo protagonista Sergei Dovlatov si racconta attraverso l’amore e l’odio (ma più d’amore si tratta a dire il vero) verso il paese che ha lasciato. Lo fa per mezzo di una carrellata di personaggi, quasi fantasmi che riemergono da una memoria tanto lontana quanto vivida: uomini e donne raccontati con i filtri della distorsione e della comicità.
La valigia, così personale e unica, di Dovlatov diventa metafora della diasporica condizione umana: emigranti dello spazio e del tempo. Emigriamo dalla nostra giovinezza, da un passato fatto di persone, immagini, episodi e sentimenti che il ricordo ha la forza di immortalare e resuscitare.
Attraverso alcuni oggetti e i ricordi che questi attivano, Battiston dà vita sul palcoscenico ai personaggi indimenticabili che hanno fatto parte della vita di Dovlatov. Pare ci sia un test psicologico per capire lo stato d’animo di chi parte per sempre: scegliere otto oggetti, associarne un ricordo e poi un sentimento per ognuno, il sentimento prevalente sarà lo stato d’animo dell’emigrante. Il pubblico si troverà inconsapevole a giocare insieme a Battiston per scoprire che il sentimento di Dovlatov non è solo la libertà, ma qualcosa di più profondo che dove è arrivato non è così facile trovare. In questo continuo passaggio tra presente e passato, si articola lo spettacolo che usa come dispositivo narrativo e evocativo uno studio radiofonico, attingendo alla storia di Dovlatov giornalista e reporter. Un animatore si aggancia al mondo sonoro per evocare la propria storia, ma a chi parliamo quando parliamo alla radio? E chi ci ascolta? Non lo sappiamo, così Dovlatov, per il quale è forse più importante rivivere il racconto.
Un testo che insegna a rispettare ciò che rispettabile non è, che aiuta a comprendere come, a dispetto di ogni logica, i valori umani esistono solo al di fuori delle convenzioni.
Ma cosa contiene questa valigia dimenticata che casualmente un giorno salta fuori dall’armadio? (dal sito del Teatro Comunale di Carpi)

Non mi è piaciuto, non l'ho capito, l'ho trovato dispersivo e non sono riuscita a rimanere collegata ai vari personaggi rappresentati, insomma mi sono persa. Chiaramente questo può essere un problema mio, forse non ero predisposta al viaggio che questo spettacolo intendeva farmi fare, ma al termine della rappresentazione ho tirato un sospiro di sollievo, come se avessi perso tempo nel tentativo di comprendere il significato di qualcosa che mi è risultato incomprensibile.

Voto: 5

Ciarlatani

SILVIO ORLANDO

di Pablo Remón
traduzione italiana di  Davide Carnevali da Los Farsantes
e con Francesca Botti, Francesco Brandi, Blu Yoshimi
scene Roberto Crea
luci Luigi Biondi 
costumi Ornella e Marina Campanale
aiuto regia Raquel Alarcón 
regia Pablo Remón

produzione Cardellino srl

"Ciarlatani" racconta la storia di due personaggi legati al mondo del cinema e del teatro. 
Anna Velasco è un'attrice la cui carriera è in fase di stallo. Dopo aver recitato in piccole produzioni di opere classiche, ora lavora come insegnante di pilates e nei fine settimana fa teatro per bambini.
Tra soap opera televisive e spettacoli alternativi, Anna è alla ricerca del grande personaggio che la farà finalmente trionfare.
Diego Fontana è un regista di successo di film commerciali che si sta imbarcando in una grande produzione: una serie da girare in tutto il mondo, con star internazionali. Un incidente lo porterà ad affrontare una crisi personale e a ripensare la sua carriera. 
Questi due personaggi sono collegati dalla figura del padre di Anna, Eusebio Velasco, regista di culto degli anni '80, scomparso e isolato dal mondo. 
"Ciarlatani" sono anche diverse opere in una: ognuno di questi racconti ha uno stile, un tono e una forma particolari. 
Il racconto di Anna ha uno stile eminentemente cinematografico, con un narratore che ci guida, e in cui sogno e realtà si confondono. La storia di Diego è un'opera teatrale più classica, rappresentata in spazi più realistici. E infine c'è, a mo' di pausa o parentesi, un'autofiction in cui l'autore dell'opera a cui stiamo assistendo si difende dalle accuse di plagio. 
Queste storie sono raccontate in parallelo, si alimentano a vicenda, sono specchi degli stessi temi.
L'insieme è costruito con capitoli in parte indipendenti, che formano una struttura più vicina al romanzo che al teatro. L'intenzione è che "Ciarlatani" sia una narrazione eminentemente teatrale, ma con un'aspirazione romanzesca e cinematografica.
Infine, "Ciarlatani" è una commedia in cui solo quattro attori viaggiano attraverso decine di personaggi, spazi e tempi. Una satira sul mondo del teatro e dell'audiovisivo, ma anche una riflessione sul successo, sul fallimento e sui ruoli che ricopriamo, dentro e fuori la finzione. (dal sito del Teatro Comunale di Carpi)

E' uno spettacolo che fa riflettere, Silvio Orlando non 'copre' gli altri attori, io penso che in un qualche modo sia riuscito ad esaltarne l'interpretazione, come se l'attenzione dello spettatore fosse portata a spostarsi sugli altri di continuo. Ho apprezzato particolarmente l'interpretazione della giovane attrice Blu Yoshimi (già vista come Caternia nella serie tv Kostas).

Voto: 7

Delirio a due

CORRADO NUZZO e MARIA DI BIASE

di Eugène Ionesco
traduzione di Gian Renzo Morteo
scene e disegno luci Nicolas Bovey
costumi Francesca Marsella
regia Giorgio Gallione

produzione Agidi e Nido di Ragno

“Delirio a due” è un piccolo capolavoro del Teatro dell'Assurdo, un irresistibile scherzo teatrale tipico del miglior Ionesco, dove la cornice comica e beffarda e il funambolismo verbale fanno comunque trasparire una società che affoga nella tragedia quotidiana e nella sconcertante gratuità dei comportamenti, e dove il linguaggio, invece di essere strumento di comunicazione, è un ostacolo che allontana e divide. Nella commedia domina il paradosso e il grottesco e la perenne, futile, incessante lite tra Lui e Lei, ridicole marionette umane imprigionate nella ragnatela di un ménage familiare annoiato e ripetitivo.
Il tema del contendere è sempre e solo un pretesto: la chiocciola e la tartaruga sono o non sono la stessa bestia? Un grimaldello assurdo (ma che i due vivono come fondamentale) che fa da trampolino a un dialogo sempre più serrato, funambolico e bellicoso che presto raggiunge le vette di un nonsense da comica finale, di un tragicomico Helzapoppin domestico. E tutto ciò mentre all'esterno della casa infuria una misteriosa guerra civile che i due, sordi e ciechi alla realtà, quasi non percepiscono, impermeabili alle bombe che esplodono, alle sparatorie che echeggiano nella via, alle stragi, ai muri e ai soffitti che crollano. La potenza comica ed eversiva di Ionesco arriva in questa pièce a risultati geniali e tragicomici, e la naturalezza surreale con la quale l'autore costruisce dialoghi e situazioni di questo cinico gioco al massacro diventa a poco a poco un formidabile strumento di analisi e critica di una società ottusa e urlante, troppo spesso incapace di afferrare il senso di ciò che le accade intorno, addirittura compiaciuta dalla propria grettezza.
In scena Corrado Nuzzo e Maria Di Biase prestano a “Delirio a due” la loro naturale bizzarria, il loro talento imprevedibile e mai convenzionale, il loro gusto per il capovolgimento improvviso che disegna una situazione che è la perfetta, amara metafora dell'oggi, dove riso e sorriso evidenziano ancor più la banalità quotidiana, il conformismo, le paure di una società inaridita e patologicamente insoddisfatta di sé. (dal sito del Teatro Comunale di Carpi)

Se non amate il teatro dell'assurdo forse questo spettacolo non fa per voi. Ma se vi lasciate prendere per mano, dalla bravura di questi due attori comici, se ascoltate il loro fraseggio serrato senza porvi domande del tipo 'Ma che senso ha?', ecco che scoprirete il mondo che questo spettacolo vuole mostrare, con tutte le sue imperfezioni, con i suoi 'non sense' che, se ci pensiamo bene, in parte fanno parte della vita di ogn'uno di noi. Perchè tutti noi, in un modo o nell'altro ci soffermiamo spesso su cose che apparentemente non sono importanti (e forse oggettivamente è vero!), ma che per noi, in quel momento, sono vitali!!! Perchè? Semplicemente perchè la vita è fatta di milioni di piccole cose, che viviamo tutti i giorni e guai se non dessimo importanza a quello che facciamo e sentiamo, saremmo solo dei soldatini senza anima!

Voto: 7

West Side Story - Il musical

Una produzione di PeepArrow Entertainment in collaborazione con il Teatro Sistina 
libretto di Arthur Laurents
musica di Leonard Bernstein
liriche di Stephen Sondheim
coreografie originali Jerome Robbins
direzione musicale Emanuele Friello
regia e adattamento italiano di Massimo Romeo Piparo

Il musical West Side Story, nella versione adattata per il pubblico italiano da Massimo Romeo Piparo che ne firma anche la regia, si annuncia come una delle novità più attese della prossima Stagione teatrale. Tratto dall’omonimo musical che Arthur Laurents, Leonard Bernstein, Stephen Sondheim e Jerome Robbins crearono nel 1957 ispirandosi al Romeo e Giulietta di William Shakespeare, da cui poi nel 1961 venne realizzato anche il celebre film diretto dallo stesso Robbins con Robert Wise, lo spettacolo promette intense emozioni grazie alla grandiosa colonna sonora composta da Bernstein, suonata dall’Orchestra dal vivo diretta dal Maestro Emanuele Friello, e da una trama dai toni forti, come l’amore contrastato tra due giovani e la rivalità tra due gang contrapposte. (dal sito del teatro EuropAuditorium di Bologna)

Quelli che mi conoscono, sanno del mio amore per il teatro ed in particolare per i musical, e questo mi mancava, tra i musical più famosi di sempre. Cantanti, ballerini e orchestra dal vivo hanno impreziosito questo spettacolo rendendolo fenomenale. Assolutamente molto belle anche le scenografie che cambiano talmente velocemente che il pubblico quasi non se ne accorge. Se vi piacciono i musical, non perdetelo!!!

Voto: 8

L'uomo più crudele del mondo

LINO GUANCIALE, FRANCESCO MONTANARI

di Davide Sacco
scene Luigi Sacco
luci Andrea Pistoia
organizzazione Ilaria Ceci, Luigi Cosimelli 
regia Davide Sacco

produzione Fondazione Teatro di Napoli - Teatro Bellini, LVF, Teatro Manini di Narni

Una stanza spoglia, in un capannone abbandonato. I rumori della fabbrica fuori e il silenzio totale all'interno. Paolo Veres è seduto alla sua scrivania, è l'uomo più crudele del mondo, o almeno questa è la considerazione che la gente ha di lui. Proprietario della più importante azienda di armi d'Europa, ha fama di uomo schivo e riservato. Davanti a lui un giovane giornalista di una testata locale è stato scelto per intervistarlo, ma la chiacchierata prende subito una strana piega. “Lei crede ancora che si possa andare avanti dopo questa notte… lei crede che questa vita domani mattina sarà la stessa che viveva prima?” dirà Veres al giornalista. In un susseguirsi di serrati dialoghi emergeranno le personalità dei due personaggi e il loro passato, fino a un finale che ribalterà ogni prospettiva. (dal sito del Teatro Comunale di Carpi)

Uno spettacolo intenso, che dura poco pià di un'ora, ma non poteva essere più lungo, perchè è un lungo monologo a due, in cui i personaggi si scoprono a suon di chiacchiere che solo alla fine si comprendono appieno. In effetti, inizialmente, pensavo che fosse quasi un esercizio di 'stile', dove gli attori ed in particolare Lino Guanciale, mostrava agli spettatori le sue innate capacità di intrattenere il pubblico dicendo 'cose a caso'. Ma poi, piano piano le cose cambiano, il suo interlocutore inizia a 'rispondere' alle sue continue provocazioni, e si scopre, un po' alla volta, rendendo sempre più evidente la sua natura.

Voto: 7,5

Miss Bee e il principe d'inverno

di Alessia Gazzola

Derbyshire, dicembre 1924. È un freddo Natale ad Alconbury Hall, la re­sidenza di campagna della nobile famiglia Lennox. Così freddo che nemmeno ge­nerose dosi di sherry riescono a riscaldare la mente e il cuore di Lady Millicent Carmi­chael, mentre detta le sue scandalose memorie alla nuova segretaria. Eppure, la giovane assistente improvvisata, che risponde al nome di Beatrice Bernabò detta Miss Bee, non potrebbe avere cuore e mente più cal­di, anzi, incandescenti. Merito forse della splendida atmosfera di Alconbury Hall, coi camini accesi e scoppiettanti, le cene ele­ganti, le singolari e allegre tradizioni bri­tanniche da onorare. Merito più probabil­mente del visconte, l’affascinante Julian Lennox. Né va tra­lasciata l’eccentri­ca combriccola di convitati, a comin­ciare dal tenebroso Alexander, cugino di Julian con ascenden­ze russe, bello in ma­niera insopportabile ma dall’aria cupa e angustiata, un vero principe d’inverno.
Beatrice però ancora non riesce a cogliere il sottobosco di ten­sioni che attraversa quella conturbante atmosfera natalizia. Tensioni che presto sfoceranno in eventi di crescente gravi­tà: l’accusa di furto è soltanto l’inizio…
Riuscirà Miss Bee a venire a capo dell’imprevedibile e pericoloso enigma? (by Amazon.it)

Se il primo romanzo mi aveva fatto conoscere Miss Bee ed ero rimasta piacevolmente sorpresa dalla comparsa di questo personaggio, nel secondo mi sono davvero affezionata a questa ragazza che ha la capacità di mettersi nei guai senza fare assolutamente nulla. Ma questa volta, almeno in alcuni casi, anche se tutto sembra essere contro di lei, le persone che le stanno accanto hanno iniziato a conoscerla e sanno che certe cose non le potrebbe mai fare. Forse un po' troppo impulsiva, ma mai scorretta il suo unico problema è che agisce sempre con il cuore e purtroppo non sempre i desideri possono essere esauditi, soprattutto se i mondi di provenienza sono così diversi gli uni dagli altri. Non vedo l'ora di leggere il terzo romanzo che è in uscita in marzo del 2025!

venerdì 24 gennaio 2025

Miss Bee e il cadavere in biblioteca

di Alessia Gazzola

Londra, anni Venti del Novecento. Beatrice Bernabò, detta Miss Bee, è una ventenne italiana che vive nella capitale inglese da qualche anno. Insieme alle sorelle, Beatrice si è trasferita al seguito del padre Leonida, docente di italianistica all’Università. Il mandato del padre gode della protezione dell’ambasciatore italiano in UK, che non può che essere fascista.
Invitata a cena dalla nobile dirimpettaia, Mrs Ashbury – vedova e madre di un unico e affascinante figlio, il conturbante Christopher detto Kit – Beatrice si trova suo malgrado in mezzo a un giallo che è al contempo un triangolo amoroso: se non è colpevole l’uno, lo è l’altro. Ma lei di chi è innamorata, dell’uno o dell’altro?
Ambientata nel mondo patinato e decadente dell’aristocrazia britannica al risveglio dall’incubo della Prima Guerra Mondiale, tra seducenti visconti e detective che sognano di tagliar loro la testa come nella rivoluzione francese, questa avventura di Miss Bee è una frizzante e incantevole combinazione di suggestioni – da Agatha Christie a
Downton Abbey, dai romanzi di Frances Hodgson Burnettfino a Bridgerton – cui si aggiunge l’inconfondibile unicità del tocco di Alessia Gazzola. (by Amazon.it)

Sono una fan della Gazzola, il personaggio di Alice Allevi è uno dei miei preferiti e non necessariamente perchè è stato riprodotto nella serie tv. Ero curiosa di leggere questo nuovo 'esperimento' e ne sono rimasta affascinata. Chissà come mai le è venuto in mente di proiettarci in un mondo così lontanto nel tempo dal nostro... ma per quanto mi riguarda, l'esperimento è ben riuscito e le affinità con gli amati gialli di Agatha Christie sono notevoli!!! Brava Alessia, leggerò subito anche il secondo che mi aspetto sia il TO BE CONTINUED... di questo.

venerdì 17 gennaio 2025

La gattina che incontrai il giorno di Natale

di Kristen McKanagh

Jocelyn Becker farebbe di tutto per la sorella gemella Ilse. Anche se questo significa prendere il suo posto come conduttrice in un programma televisivo e girare cinque episodi a tema natalizio alla Weber Haus, una locanda in stile vittoriano. In qualche modo, Jocelyn dovrà convincere il mondo – e Ben, il coconduttore – di essere la sua gemella. Peccato che Ilse sappia cucinare, sfornare dolci, cantare e pattinare, mentre lei no. Palla di neve, la “gattina ufficiale” della locanda, tiene sotto controllo la situazione e già sa che quest’anno avrà il doppio dei guai. Non solo il programma ha una star felina di nome Angel, che in realtà è una vera indemoniata, ma deve anche tenere sotto controllo Jocelyn, che con Ben fa scintille. Palla di neve, però, non si arrende di fronte alle difficoltà. Dopotutto, si sa che non è Natale senza baci sotto il vischio, serate davanti al caminetto e marachelle di Palla di neve, stavolta in versione cupido...(by Amazon.it)

Cercavo un libro dal gusto stucchevolmente natalizio e quando ho visto questo libro nella libreria che frequento di solito e me ne sono innamorata. Avete presente quei filmini natalizi, con il lieto fine che riesci a prevedere dopo 10 pagine, in cui i protagonisti ne passano di ogni, ma tu sai già che l'amore trionferà??? Ecco questo libro sarebbe perfetto per una sceneggiatura di uno di questi film... e se c'è qualche Grinch che sta leggendo, vi si staranno cariando i denti, da quanta dolcezza c'è in questo romanzo. Lo consiglio a chi ama passare qualche oretta acciambellato sul divano, con le luminarie natalizie accese, il plaid, una tisana calda che sa di cannella e... se siete molto fortunati, un gattone acciambellato a portata di carezza.

Here

Regia di Robert Zemeckis. Un film Da vedere 2024 con Tom Hanks, Robin Wright, Paul Bettany, Kelly Reilly, Michelle Dockery. Cast completo Titolo originale: Here. Genere Drammatico, - USA, 2024, durata 104 minuti. Uscita cinema giovedì 9 gennaio 2025 distribuito da Eagle Pictures.

Un terreno preistorico, e la casa che sorgerà su quel terreno. Quella casa ospiterà generazioni di famiglie, dall'homo sapiens agli indigeni ai coloni, fino ad un nucleo domestico afroamericano contemporaneo. E nel salotto di quella casa scorreranno vite sempre diverse e sempre uguali, popolate da mariti, mogli, figli, nonni, nipoti.

Lo sguardo empatico di Robert Zemeckis li osserva, incastonandoli in rettangoli che scompongono e riproducono la dimensione geometrica del grande schermo, racchiudendo tutti in uno spazio che è a tratti rifugio e a tratti trappola, scrigno fatato e camera mortuaria, luogo di creazione - di arte, di progenie, di speranze - o di quieta implosione e rimpianto, in un film che è una scatola magica, un pop up book e una matrioska dell'esistenza umana.

Con Here Zemeckis stabilisce un'unità fissa di luogo (con pochissime escursioni all'esterno, compresa la più commovente, quella finale) costringendo il nostro sguardo in un ambiente solo, che però si fa frattale del mondo.

L'"Here" and now, il qui e ora, diventa il qui e sempre, perché all'unità di luogo non corrisponde un'unità di tempo, anzi: il tempo viene frammentato, shakerato, disallineato e reso eterno nella sua ripetitività, riportando il percorso di innumerevoli famiglie che vivono in quell'unico luogo gioie e tragedie, nascite e lutti, e quel numero limitato di Giorni del Ringraziamento e Natali che scandisce il tempo, per tutti noi, all'interno del cerchio della (nostra) vita. "Il tempo vola", ripeterà un personaggio, e in un attimo quello che sembrava infinito diventa momentaneo, un Polar Express già passato di cui ci si scopre passeggeri invece che conducenti. E forse ci diremo: "Avrei voluto fare di più, con questi anni".

La sensazione, per lo spettatore come per i personaggi in scena, è insieme claustrofobica e familiare. Zemeckis crea la parabola struggente della vita, affrontando anche l'inevitabilità della morte che arriva improvvisa, mai come ce la saremmo aspettata. Dentro questa parabola c'è anche la summa del percorso cinematografico del regista, che si autocita infinite volte: attraverso le scatole di un trasloco marcate Allied, attraverso un Beniamino Franklin che cerca il fulmine come il Doc di Ritorno al futuro, o un pilota che rischia la vita come quello di Flight, e naturalmente attraverso la coppia centrale del film, interpretata da Tom Hanks e Robin Wright che erano il cuore tenero di Forrest Gump.

L'unica famiglia che affronta la vita con inesauribile allegria è quella bohemienne che si dedica all'arte e inventa una poltrona "magica" che tiene i piedi sollevati da terra: e i piedi sono sempre simboli, nel cinema di Zemeckis. Il regista muove le sue figurine come in un diorama esistenziale alla Benvenuti a Marwen per esorcizzare la paura di vivere, e soprattutto quella di morire: emblematica la scena in cui, in quella stanza che abbiamo osservato per tutto il film, non ci accorgiamo che c'è un corpo inanimato steso a terra, dentro quel rettangolo che chiamiamo vita.

Here è l'opera malinconica e dolcissima di un regista settantenne che è sempre stato affamato di vita, e che l'ha raccontata come un'avventura surreale (Ritorno al futuro), un mistero insondabile (Contact), anche una farsa legata alle nostre illusioni (La morte ti fa bella). I suoi protagonisti possono diventare cartoni animati senza colpa perché "disegnati così" (Chi ha incastrato Roger Rabbit?), fantasmi (A Christmas Carol), marionette di legno desiderose di diventare esseri umani (Pinocchio). Alcuni si perdono (Cast Away) per ritrovarsi più consapevoli, altri diventano consapevoli scoprendo Le verità nascoste. E tutti camminano su un filo teso sopra al nulla (The Walk), in equilibro tra la vita e la morte, talvolta gettandosi nel vuoto nella speranza di trovare un appoggio sicuro (Allied - Un'ombra nascosta) perché la vita è incerta, ma ricca di possibilità. (by MyMovies.it)

Nonostante avessi letto delle recensioni non proprio positive su questo film, nutrivo delle speranze, anche solo per la presenza di Tom Hanks e Robin Wright, coppia irripetibile di Forrest Gump. Purtroppo sono rimasta molto delusa, ed ho atteso alcuni giorni prima di scrivere la mia personale recensione, perchè volevo riflettere sui messaggi che il regista voleva dare con questo film. Capisco l'idea che in sè può essere anche buona... un luogo a caso e il passare del tempo, ma poi l'80% del film parla di una famiglia particolare che ha vissuto in questo luogo, relegando le altre famiglie a poche scene, a volte anche 'tristi'. Quindi forse era meglio fare una saga familiare, punto e basta... per non parlare poi del fatto che tutto sembra accadere in quella stanza, si nasce, ci si sposa, si litiga e si muore... mah... alquanto inverosimile.

Voto: 6--

 

lunedì 13 gennaio 2025

Pattini d'argento

di Mary Mapes Dodge

I due fratelli Hans e Gretel Brinker sognano di partecipare alla gara di pattinaggio che si terrà a dicembre. Il vincitore avrà in premio un paio di pattini d'argento. I ragazzi però sono poveri e hanno solo pattini di legno con cui allenarsi. Il loro padre, inoltre, è molto malato e dovrebbe fare un'operazione costosa, che comporta gravi rischi. La vita non è certo facile per la famiglia Brinker, e saranno necessari dei sacrifici per ritrovare la serenità. Tra i ghiacci dell'Olanda, una storia di amicizia, avventure, coraggio e solidarietà. (by Amazon.it)

Questo è stato l'ultimo libro che ho regalato a mamma... negli ultimi anni passava molto tempo a leggere libri per ragazzi che le compravo o prestavo e questo io non lo avevo mai letto. Non credo che lei abbia fatto in tempo a leggerlo, o forse lo avevo solo iniziato, io in queste feste natalizie l'ho letto e l'ho amato. La prima parte forse un po' lenta, molto descrittivo e forse adatto ad un pubblico che ama le storie dal 'sapore antico' e non so se i ragazzi di oggi hanno la pazienza di coltivare una storia. Poi, nella seconda parte del libro, la storia accellera e tutto diventa molto più frizzante e veloce, fino ad una conclusione che ti lascia il sorriso sulle labbra. Lo definirei un romanzo per ragazzi d'altri tempi!

mercoledì 8 gennaio 2025

Diamanti

Regia di Ferzan Ozpetek. Un film Da vedere 2024 con Luisa Ranieri, Jasmine Trinca, Stefano Accorsi, Luca Barbarossa (II), Sara Bosi. Cast completo Genere Commedia, Drammatico, - Italia, 2024, durata 135 minuti. Uscita cinema giovedì 19 dicembre 2024 distribuito da Vision Distribution.

Fine anni '70. Alberta e Gabriella Canova sovrintendono una grande sartoria specializzata in costumi per il cinema e il teatro: un microcosmo tutto al femminile del quale fanno parte la capo sarta Nina, che ha un figlio hikikomori ante litteram, la ricamatrice Eleonora, vedova con una nipote ribelle, Beatrice, la tingitrice Carlotta, la modista Paolina con un figlio piccolo che si nasconde nella stanza dei bottoni (quelli per gli abiti, non quelli del Pentagono), le sarte Nicoletta, malmenata picchiata dal marito Bruno, e Fausta, single ironica e "allupata", più l'ultima arrivata, la giovane stagista Giuseppina. La cuoca del palazzo che ospita la sartoria è l'ex ballerina Silvana che ha una parola di conforto, e un pasto abbondante, per tutti.

Quando la costumista premio Oscar Bianca Vega commissiona alla sartoria Canova i costumi per il suo prossimo film le lavoratrici si buttano a capofitto nell'impresa, avendo cura di non fare mai incontrare la regina del teatro Alida con la nuova promessa del cinema Sofia. Vicino ad Alberta e Gabriella c'è la zia Olga, sorella di una madre scomparsa troppo presto ma ancora ben viva nei cuori delle figlie, come lo è la mamma di Ferzan Ozpetek nel suo.

Diamanti si apre e chiude con una di quelle tavolate che sono diventate un simbolo del cinema, e del modo di intendere la vita, di Ozpetek. Intorno al desco di apertura siedono le attrici del film e lo stesso regista, intento ad annunciare loro le sue intenzioni e ad assegnare i ruoli.

"Ci saranno in tutto quattro uomini", annuncia fieramente: e di fatto i personaggi maschili nel film sono meramente di contorno. Più che al Pedro Almodovar cui all'inizio della carriera veniva paragonato, Ozpetek richiama qui il Francois Ozon di Otto donne e un mistero, dove gli uomini sparivano completamente (uno per mano di una delle protagoniste), e più che a Douglas Sirk strizza l'occhio al Leo McCarey di Un amore splendido. "Non c'è niente di quello che ti aspetti", annuncia Ozpetek alle sue attrici, e invece Diamanti è esattamente quello che ci aspettiamo dal miglior Ozpetek, quello che ama in modo incondizionato le sue donne, e viene da loro ricambiato con fiducia e generosità.

Le donne che popolano la sartoria Canova possono litigare, insultarsi e prendersi in giro ma non si pugnalano alle spalle: non sorprende che alla sceneggiatura, oltre al regista, ci siano due mani femminili, Carlotta Corradi (anche autrice del soggetto) ed Elisa Casseri. Questo senso di "sorellanza" è incarnato al sommo grado dalle due protagoniste, legate tanto dall'affetto quanto da ricordi dolorosi che affrontano in modo speculare e contrario: Alberta passandoci sopra come uno schiacciasassi, Gabriella schivandoli accuratamente. Luisa Ranieri e Jasmine Trinca interiorizzano completamente i rispettivi ruoli, acquisendo fisicamente l'una una durezza programmatica, l'altra una negazione di sé che sfiora l'annullamento (mai le occhiaie di Trinca sono risultate tanto simboliche).

Al centro c'è anche il rispetto di Ozpetek per il lavoro sartoriale, che combina pazienza e precisione, estro e concretezza, e in particolare l'attenzione che chi crea costumi per lo spettacolo dà al rapporto fra i personaggi e il loro abito di scena, che dev'essere ispirazione e rafforzamento, veicolare il movimento del corpo e farsi gabbia solo per trasmettere l'idea di prigione. Ozpetek però continua a comunicare primariamente attraverso i volti e gli sguardi: fra sorelle, fra amanti, fra genitori e figli, fra i bambini e il mondo. Sono sguardi pinei di passione e di paura, sofferenza e sollievo.

Tutto il cast corale è in forma smagliante, e svettano Mara Venier nei panni dimessi di Silvana, Milena Mancini in quelli di Nicoletta e Milena Vukotic nel ruolo della zia Olga. Ma è una gara di bravura e Lunetta Savino, Paola Minaccioni e Geppi Cucciari gestiscono le parentesi comiche alleggerendo una trama che talvolta vira al melò. Vanessa Scalera è come sempre potente nel ruolo di Bianca Vega, che comanda le donne ma si lascia intimidire davanti all'unico uomo (Stefano Accorsi, nei panni del regista del film per cui Vega crea i costumi). Ozpetek compare occasionalmente fra le sue attrici, a ricordarci metacinematograficamente che questa è una messinscena polifonica.

E a proposito di suoni, Diamanti gestisce bene l'alternanza fra le musiche originali di Giuliano Taviani e Carmelo Travia, le canzoni di Mina e certi silenzi che arrivano improvvisi a zittire la scena. Il montaggio di Pietro Morana non indugia, se non sui tipici primissimi piani del regista. Il pubblico seguirà con partecipazione questa storia al femminile, che tuttavia non dimentica di rappresentare l'umanità. (by MyMovies.it)

Un capolavoro al femminile, con attrici che hanno impersonato in modo magistrale le diverse realtà al femminile. Mi sono piaciute tutte, ma proprio tutte anche Mara Venier, su cui nutrivo qualche dubbio, ha saputo impersonare la 'chioccia' di casa in un modo così spontaneo e veritiero che mi ha emozionato. Ma se devo dire chi mi ha impressionato di più, non posso non citare Luisa Ranieri con la sua intensità interpretativa, mi lascia sempre di stucco. Finalmente un film in cui gli uomini sono solo di contorno, ruolo che quasi sempre viene interpretato da donne... e qui le donne sono davvero dei 'diamanti'!

Voto: 9

 

martedì 7 gennaio 2025

Il Gladiatore II

Regia di Ridley Scott. Un film con Paul Mescal, Pedro Pascal, Connie Nielsen, Denzel Washington, Djimon Hounsou. Cast completo Titolo originale: Gladiator 2. Genere Azione, Avventura, Drammatico, - Gran Bretagna, USA, 2024, durata 150 minuti. Uscita cinema giovedì 14 novembre 2024 distribuito da Eagle Pictures.

Sono passati sedici anni dalla morte di Marco Aurelio e Roma è sotto il governo tirannico e corrotto di Geta e Caracalla, imperatori fratelli, quando, dalla Numidia, con un carico di schiavi, arriva in città il misterioso prigioniero di guerra Annone, che si fa subito notare per le sue capacità nella lotta e viene scelto come gladiatore da Macrino, ambizioso consigliere dell'Impero. La vittoria nei combattimenti può fare di Annone un uomo libero, ma tutto ciò a cui il giovane sembra aspirare è la vendetta nei confronti del generale Acacio, marito di Lucilla e responsabile della morte di Arishat, sua amata sposa.

Ventiquattro anni dopo l'exploit de Il gladiatore, Ridley Scott torna a calpestare la polvere del Colosseo (ma in verità il suolo è quello di Malta e del Marocco) per raccontare una storia uguale e contraria: non un grande generale che diventa schiavo, dunque, ma viceversa.

Ad accompagnarlo, stavolta, non un attore da consacrare a star ma un interprete già molto apprezzato, da pubblici anche diversi, che permette a Scott di portare sullo schermo quell'umanità che rischiava pesantemente di mancare, in un contesto in cui il digitale spadroneggia e inaridisce tutto ciò che investe. Scimmie mannare, squali tigre, rinoceronti drogati: le prove della via dell'eroe si strutturano come livelli di un gioco grandguignolesco, mentre, nel segreto dell'animo, il nostro fa pace col passato traumatico e si prepara a prendere in mano il ruolo a cui è predestinato dalla nascita.

La rabbia di Achille e l'infanzia di Luke Skywalker si assommano dunque nella figura di Lucio Vero Aurelio, mentre il fantasma di Massimo Meridio aleggia goffamente sul tutto come un modello da non dimenticare. E il problema del film sta proprio lì: nella ricerca spasmodica di quel qualcosa che possa richiamare il primo capitolo, e garantire possibilmente lo stesso successo. Da qui la ripetizione forzata di frasi non proprio originali ("Forza e onore!") affinché si tramutino in tormentoni, lo sfoggio di battaglie navali e teste mozzate; tra sviste storiche e consuetudini hollywoodiane sempre più stridenti e difficili da digerire (come le scritte in inglese sui muri romani).

Introdotto impropriamente come un sognatore, il personaggio interpretato da Paul Mescal appare in realtà più disilluso del suo predecessore, e si direbbe sacrificarsi per il bene comune per mancanza di alternative, essendo rimasto l'unico sobrio in un mondo di politicanti ubriacati dalla sete del proprio tornaconto.

Il Gladiatore 2 è, dunque, ancora e sempre la storia della nascita di una nazione, l'America, che spettacolarmente progredisce di pari passo con le conquiste della tecnologia, ma il cui afflato epico appare oggi più debole e incerto. (by MyMovies.it)

Chissà se c'era proprio bisogno di replicare 'Il Gladiatore'?! Purtroppo Massimo Meridio è inarrivabile e il figlio Annone rimane solo un emulatore. Non mi fraintendete, il film è molto bello, ben realizzato e ambientato, gli attori sono credibili e molto bravi (uno per tutto Denzel che lo trovo fenomenale in quel ruolo!), però si sente davvero la mancanza di Russel Crowe, del suo carisma... indimenticabile!

Voto: 7