lunedì 27 gennaio 2014

OSCURA IMMENSITA'

26 Gennaio 2014
di Massimo Carlotto
con Giulio Scarpati, Claudio Casadio
regia Alessandro Gassmann
Teatro Stabile Del Veneto – Accademia Perduta
Romagna Teatri

Una rapina. Una donna e un bambino che vengono presi come ostaggi e finiscono per essere uccisi. Un uomo, padre e marito, che si trova a ricordare l'amore che ha perduto, il legame reciso con un figlio ed una moglie eternamente presenti nel ricordo.
Ed ecco che sono passati quindici anni dall'accaduto ed il carnefice, malato di cancro, invoca perdono per vivere da uomo libero i giorni che gli restano.
Ma Silvano Contin (Giulio Scarpati) che vive nel grigiore di un'esistenza vuota, banale, pervasa di solitudine e rancore, proprio non ne vuole sapere di dimenticare, di cancellare, di concedere la propria indulgenza.
Raffaello Beggiato (Claudio Casadio), l'assassino, ha diritto ad una seconda possibilità? O merita di morire senza appello, senza perdono, senza possibilità di espiare, su questa terra, le sue colpe? E a chi appartiene il compito di ascoltarlo, redimerlo, giudicarlo, aiutarlo? E come si rieduca un criminale?
Il romanzo di Massimo Carlotto, da cui è tratta questa pièce –che vanta la splendida regia di Alessandro Gassmann-, pone quesiti laceranti, difficili, terribili, di fronte ai quali ognuno di noi è costretto a schierarsi, da un lato ponendosi nei panni di chi ha subito una grave, dolorosissima perdita, dall'altro tentando di entrare nel cuore rotto di un uomo perduto, incapace di credere in un'esistenza fondata su valori positivi.(by CarpiDiem)

Una piece 'difficile', profondamente intensa, lacerante che riesce a farti sentire, grazie alle doti indiscusse dei due attori protagonisti, le laceranti pene che li distruggono. Perchè se da una parte si può solo immaginare il dolore che si può provare nel perdere in questo modo 'assurdo' una moglie ed un figlio, dall'altro non si riesce a perdonare colui che ha commesso il fatto, ma si comprende quanto un gesto così efferato, fatto in un momento di totale mancanza di lucidità, in cui non si è reso nemmeno conto di cosa stava facendo, possa pesare sulla sua coscenza, molto di più di una vita di galera. Perchè, come dice il galeotto, alla vita in prigione ci si abitua, basta essere molto metodici, scandire le proprie giornate sempre nella stessa routine, ma convivere con quello che si è fatto, con l'aver assassinato, senza motivo una madre ed il proprio figlio solo perchè si sono trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato è tutta un'altra cosa. Due volte colpevole, non solo di aver commesso il fatto, anche se solo alla fine, quando è troppo tardi lo ammetterà, ma anche di aver portato alla follia una persona come la definisce lui 'regolare', che per non sentire più nella sua testa le ultime parole pronunciate dalla moglie in cui gli parla della 'oscura immensità della morte' e lo supplica di aiutarla, decide di vendicarsi, ponendo fine ad altre due vite... come se potessero in un qualche modo risarcirlo!!!

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