Alma Himoff insegna Filosofia all'università di Yale, dove sta per ottenere la tanto attesa cattedra. È stimata da tutti, in particolare l'assistente Hank e la dottoranda Maggie, che si contendono le sue attenzioni lanciandosi reciproche frecciatine: il quarantenne Hank definisce la ventenne Maggie rigida come tutta la sua generazione, e la ragazza lo invita a non... generalizzare. Ogni tanto Alma si piega in due dal dolore, ma non ne fa cenno al marito Frederick, che la accudisce amorevolmente ma la definisce impenetrabile, per non dire insensibile. Quando Maggie si presenta a casa della professoressa raccontandole di essere stata molestata da Hank, Alma si trova fra due fuochi; da un lato l'empatia verso la studentessa e la propria nomea di paladina delle donne, dall'altro la volontà di concedere al suo assistente il beneficio del dubbio. Un metronomo ticchetta, marcando l'imminenza karmica dei destini di questo pugno di esseri umani nell'era del #metoo e della political correctness.
Luca Guadagnino, da sempre attento alle leggi del desiderio, racconta attraverso la sceneggiatura di After the Hunt (firmata dalla giovane autrice Nora Garrett) un mondo in cui "nessuno è più libero di seguire i propri impulsi senza paura di essere rimproverato".
Un universo spietato scisso
draconianamente fra opposti, nella radicalizzazione binaria della
società contemporanea - libertà di azione e responsabilità pubblica e
privata; pluralità di informazioni e superficialità culturale; giustizia
riparativa e vendetta; correttezza e legittimità. Il clima nelle
università americane messo in mostra da Guadagnino è un campo minato in
cui ognuno rischia di mettere il piede in fallo dicendo la cosa
sbagliata o adottando un comportamento discutibile.
L'ambiguità è la cifra del cinema di Guadagnino, e caratterizza tanto
questa storia quando ognuno dei suoi personaggi. Così Alma appare
integerrima ma ha un segreto da nascondere; Maggie è fragile ma anche
invadente e manipolatrice (il che non rende di per sé la sua
testimonianza meno valida); Hank è arrogante ma si atteggia anche a
vittima in quanto maschio bianco etero e cisgender; e Frederick è
accuditivo ma anche passivo-aggressivo nei confronti della moglie.
Tutti camminano sulle uova, eppure tutti sembrano ignorare le ovvie
conseguenze dei propri atti impulsivi, si direbbe commessi apposta per
rompere la superficie di correttezza imposta dalla contemporaneità,
seguendo una compulsione interiore a farsi beccare in castagna. E
Guadagnino accende coraggiosamente un riflettore su un argomento scomodo
e divisivo accettando di mostrarne le ombre.
I personaggi di After the Hunt si muovono sul crinale incerto
fra verità e percezione, tutti si sentono a disagio nell'epoca in cui si
pensa che essere mantenuti a proprio agio sia un diritto, e in cui i
più giovani rifiutano di ingoiare rospi come facevano le generazioni
precedenti (dimostrando spesso più carattere).
Guadagnino non si sbilancia mai nel definire ciò che è giusto e ciò che
non lo è, non rivela nemmeno ciò che è vero, falso o semplicemente
verosimile, lasciandoci con tante domande e ben poche risposte. Il
regista gestisce ancora con un certo impaccio questa materia
incandescente e rischia l'eccessiva verbosità, ma non si tira indietro
dal buttarcisi in tempo reale. E quel che appare chiaro è che una
società "costruita su classificazioni esatte" non è la sua idea di
paradiso.
Julia Roberts nei panni di Alma Imhoff si muove con decrescente sicumera
attraverso una casa piena di ombre, ma è Ayo Edebiri (Maggie) ad
incarnare al meglio l'enigmaticità cara al regista. Ad Andrew Garfield
tocca il ruolo un po' urticante di Hank, che si ribella alla perdita di
quel privilegio atavico a lui negato dalla modernità. I dialoghi fra
loro sono match di stoccate reciproche, sottolineati da musiche (sempre
del duo Trent Reznor & Atticus Ross) a volte hitchcokiane, a volte
semplicemente discordanti, a sottolineare la cacofonia fra le opposte
visioni della realtà contemporanee.
Più che un racconto morale, After the Hunt è una stesa di carte
che invita gli spettatori a prendere in mano quelle per loro più
rilevanti, non necessariamente scegliendo da che parte stare. E scansa
(di misura) il pericolo di delegittimare le donne che denunciano un
abuso richiamando gli uomini alla presa in carico dei loro comportamenti
aggressivi e della disparità nella loro posizione di potere. (by MyMovies)
Cosa dire di questo film? forse non l'ho capito fino in fondo, e non perchè l'ho visto in lingua originale, ma perchè ha voluto parlare di un aspetto molto spinosa della nostra convivenza sociale, dove le azioni e le parole sono molto importanti, al punto che la realtà non risulta pienamente comprensibile. Non mi è piaciuto nemmeno come è stato girato questo film, troppo lento per i miei gusti...
Voto: 5

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