lunedì 27 febbraio 2012

COLAZIONE DA TIFFANY

di Truman Capote
adattato da Samuel Adamson
con Francesca Inaudi e Lorenzo Lavia
regia PIERO MACCARINELLI
GLI IPOCRITI – NUOVO TEATRO

Per la giovane ed affascinante Holly "fare la toeletta" è un modo carino per
accennare alla sua attività di prostituta d'alto bordo, che le consente, in ogni caso, di condurre una vita mondana all'interno dell'alta società.
Holly adora i gioielli e sogna di sposare un miliardario che le apra le porte di Tiffany, il negozio che da sempre esercita su di lei un potere ammaliatore e davanti al quale la mattina fa colazione, tornando da serate in abito da sera.
Holly è costantemente alla ricerca di una propria identità, alterna momenti di grande depressione a fasi di ilarità giocosa, ma è irresistibile, dolce ed eccentrica, fragile e vitale: il caos disarmante nel quale abita, il suo gatto senza nome, il suo amore per le feste e lo champagne, la grazia innata che le è propria fanno di lei un essere diverso da tutti gli altri, in bilico tra purezza e provvisorietà, tra determinazione e voglia di libertà.
Anche lo scrittore impacciato e timido che si imbatte in lei e ne fa la sua musa non può che restare incantato dalla sua presenza inafferrabile, indefinita, un po' limpida ed un po' traviata.
A Francesca Inaudi e Lorenzo Lavia l'arduo compito di raccogliere il testimone da Audrey Hepburn e George Peppard e di accompagnarci per le strade della Grande Mela, nei meandri di un "classico" che sfiora l'amore con garbo ed eleganza. (by CarpiDiem)

Ho trovato questo spettacolo impegnativo, forse un pelo lungo ma in complesso mi è piaciuto. Ho un ricordo molto confuso del film, sono passati troppi anni da quando l'ho visto, ma non mi sembra di ricordare che fosse così 'amaro'. Lo spettacolo puntualizza soprattutto gli aspetti peggiori di Holly, parlando forse un po' troppo della sua vita sessuale, ma anche per questo motivo trovo che lo spettacolo non sia di facile interpretazione. Al termine del primo tempo ho visto una coppia di ragazzi andarsene per non tornare al termine dell'intervallo e questo è un atteggiamento che non condivido. Le cose vanno viste nella loro interezza, poi le si può giudicare e dare anche un parere non positvo, ma non ha senso vederne solo un pezzo... E' un po' come quando si lascia a metà un libro... a me è capitato pochissime volte, ma in quelle occasioni mi sono sempre sentita come una persona che ha perso un'occasione, quella di giudicare con la propria testa qualcosa che forse non ero pronta ad affrontare...

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