mercoledì 23 novembre 2011

Filumena Marturano

di Eduardo De Filippo
con Lina Sastri, Luca De Filippo
e con Nicola di Pinto, Antonella Morea, Silvia Maino, Gioia Miale, Carmine Borrino, Antonio D’Avino, Giuseppe Rispoli, Chiara De Crescenzo
scene Enrico Job
costumi Cristiana Lafayette
regia FRANCESCO ROSI
COMPAGNIA DI TEATRO DI LUCA DE FILIPPO
TEATRO DI ROMA ELLEDIEFFE

Su una scena elegante, che mostra in primo piano il soggiorno di casa Soriano e, sullo sfondo, una vetrata altissima in cui il Maschio Angioino si mescola ad abitazioni vicinissime le une alle altre; tra tagli di luce dapprima rossastra e poi via via più fredda, si dipana la popolarissima vicenda di una delle eroine più amate del teatro napoletano di tutti i tempi: Filumena Marturano, l’ex prostituta pronta a tutto per farsi sposare da quel Domenico Soriano col quale ha convissuto per anni e anni, sopportandone offese e chiudendo un occhio su vizi e tradimenti, costretta a questo da una posizione di inferiorità inziale, dovuta alla sua precedente “professione”.
Uno spettacolo che ha fatto molto parlare di sé nella scorsa stagione, un’interpretazione, quella della Sastri, grintosa, forte, specchio di una donna decisa a sbranare la vita e a riscattarsi annullando il suo carnefice.
La regia di Francesco Rosi è sobria, godibile, lineare, gli interpreti tutti apprezzabili, dal Mimì volutamente sfumato e stremato di Luca De Filippo, che ben contrasta con l’energia della protagonista, ai cammei dei caratteristi che colorano di comicità spassosa alcuni momenti della storia.
Un testo cardine della cultura italiana che mette in discussione moralità ed equilibri sociali ed affettivi del dopoguerra; l’interessante vicenda di una “famiglia” che si costituirà come tale grazie alla diabolica trovata di una protagonista analfabeta, governata da passioni ancestrali, ma capace di vincere la propria battaglia.(by CarpiDiem)


Sta diventando un appuntamento fisso al Teatro di Carpi una commedia di De Filippo, e spero che questa abitudine non smetta tanto presto. Nonostante la mia totale inettitudine nel comprendere i dialetti che si discostano di pochi km da quello parlato nelle mie zone, assoporo sempre con piacere lo svolgersi delle vicissitudini umane che vengono portate in scena così magistralmente. Poi, dopo un po' la lingua passa veramente in secondo piano, gli eventi comunque risultano comprensibili a chiunque e si rimane affascinati dall'atualità degli argomenti trattati e dall'intensità con la quale i sentimenti prendono il pieno possesso del palcoscenico.

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